Quando ad ogni recensione si continua a ripetere che la decima stagione si sta stabilizzando con una struttura che più classica non si può, il significato del termine “classica” è duplice. Analizzando i precedenti episodi, è stato individuato un “classicismo” nella struttura filler degli episodi, quindi facente riferimento anche ai primi tempi della nuova serie (seconda metà anni duemila). Questa caratteristica è stata legittimata anche dalla verticalità netta alternata con elementi di trama orizzontale parsimoniosamente sparsi in brevi porzioni di episodio.
Si parla di classico, però, anche facente riferimento al mondo Classico di Doctor Who. Diversi piccoli indizi fanno accendere la lampadina a chi quelle 26 stagioni se le è sorbite tutte. Nello specifico di questo decimo episodio (ma sarà possibile ricordare anche caratteristiche simili nei precedenti), particolare è la scelta della separazione immediata tra il Dottore e Bill, con la companion a spalleggiare i romani e il Dottore insieme ai Pitti. Era questa una peculiarità standard nella serie classica in cui la “problematica” di ogni singolo serial (l’insieme degli episodi che caratterizzava una macro-storia) era proprio il bisogno di riunirsi da parte del Dottore con i suoi compagni di viaggio, separati all’inizio da circostanze fortuite. Tanto evocativa quindi la separazione iniziale, quanto “fuori contesto”. Considerando che il Dottore non ricorda Clara, ha però troppa esperienza, dettata dagli ultimi secoli di avventure, per lasciare una umana del ventunesimo secolo, vestita con blue jeans, a girare indisturbata in un ambiente sconosciuto dell’antichità. Diverse leggi recentemente costruite vengono così abbattute: dall’imprudenza nel lasciare Bill da sola, fino alle conseguenze che quest’ultima potrebbe portare alla Storia (anche se in “Thin Ice” il Dottore dimostra di aver cambiato idea su questo argomento).
Classico è anche il lungo focus su diversi gruppi di persone, arrivando a far apparire alcuni momenti dell’episodio, caratterizzati da lunghi dialoghi, come lenti, in contrasto con gli ultimi tempi moffattiani, dove la velocità era parte integrante.
Le panoramiche nelle dolci colline scozzesi, con il Tardis in bella vista e i suoi passeggeri a camminare in questo suggestivo e ampio panorama, evocano più che mai gli scenari pre-1989 dell’epopea di Doctor Who. Ma chi ha scritto “The Eaters Of Light”? Rona Munro, alla fine degli anni Ottanta, fu la prima donna a firmare una sceneggiatura di Doctor Who, ovvero “Survival“, ultimo serial dell’epoca classica. Oltre a una conferma palese riguardo il sapore classico dell’episodio, interessante notare questo unicum nel vasto mondo di DW: la Munro è infatti la prima autrice ad aver firmato sia un episodio della serie classica, sia della nuova.
Entrando nel merito dell’episodio, magari sbirciando anche la valutazione finale, sarebbe lecito chiedersi come un episodio di DW possa essere considerato da Save (come “Smile” o “Thin Ice”) e come da Thank (come l’episodio della scorsa settimana). Il valore aggiunto di un episodio come il 10×10 sta nella caratterizzazione dei personaggi “occasionali”. Kar o i giovani romani, oltre a una buona verosimiglianza sull’età media dell’epoca, in soli 42 minuti riescono a catturare l’attenzione dello spettatore, portato a seguire e apprezzare quindi il microcosmo della storia, non limitandosi a constatarne la sua unica verticalità. Il sacrificio finale emoziona e raggiunge un grado di epicità e pathos che forse, in questa stagione così “asciutta”, era mancato. Parlare di lacrime nel momento finale farebbe scadere la recensione nel soggettivo.
In ogni caso, la creazione di un ecosistema strutturato e pieno di sfumature (grazie anche alla già citata separazione tra i protagonisti) fa così passare sopra all’elemento ricorrente che caratterizza ogni singola spiegazione per eventuali stranezze disseminate nella storia dell’umanità: varco dimensionale/spazio-temporale o astronave aliena. Quindi il fulcro della trama verticale diventa così, nella sua semplicità (meglio non commentare il “design” delle creature al di là del varco), solo uno dei mattoni utili alla costruzione di questa storia.
Piccola riflessione sull’epilogo di “The Eaters Of Light”. L’enigmatica sequenza con Missy, che fa il paio con quella della settimana scorsa, sembra portare ad un percorso di redenzione dello storico/a antagonista del Dottore. Considerando la presenza di John Simm (alias The Master della terza-quarta stagione), sarebbe divertente se alla fine si scoprisse che Missy non fosse un’incarnazione di The Master. Ovviamente lo spettatore vuole avere il controllo della situazione e assistere alla rigenerazione tra i due Master, senza considerare che Moffat ci va a nozze con la discontinuità temporale che in una situazione del genere si creerebbe (come River Song, per capirci). Tuttavia non sarebbe neanche strano vedere lo showrunner scozzese protagonista di una trollata che risulterebbe così portata avanti dal 2014. Con la speranza possibilità altissima di toppare del tutto questa specie di previsione, l’attesa per gli ultimi due capitoli di questa decima stagione è ai massimi storici.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Empress Of Mars 10×09 | 3.58 milioni – ND rating |
The Eaters Of Light 10×10 | 2.89 milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.