Correva l’anno 2006 quando Guillermo del Toro ebbe l’idea di una serie televisiva sui vampiri con un taglio procedurale e più realistico, ma le trattative con la Fox per la sua realizzazione fallirono quando il network pretese che l’opera fosse una commedia. Il regista spagnolo decise così, su consiglio di un agente, di trasporre il soggetto in romanzo, ma non sentendosi pronto per affrontare una tale impresa con le proprie sole forze si rivolse allo scrittore Chuck Hogan, che entusiasta accettò. Ne nacque una trilogia: The Strain nel 2009, The Fall nel 2010 e The Night Eternal nel 2011 magari anche George R. R. Martin avesse certi ritmi di scrittura! Subito dopo l’uscita del primo libro, fioccarono le proposte da parte di vari network per l’adattamento, ma Del Toro e Hogan rifiutarono, perché volevano prima concludere la trilogia magari anche George R. R. Martin avesse fatto così!
Solo nel 2014, quindi, la prima stagione di The Strain vide la luce per il canale FX e pur coi suoi difetti e limiti (in particolare nella caratterizzazione dei personaggi, davvero stereotipati e pieni di cliché) offriva al pubblico un gradevole intrattenimento estivo, un perfetto mix di azione e di tensione e, soprattutto, una rappresentazione sui generis dei vampiri, un approccio più scientifico e moderno alla figura del succhiasangue, privata di ogni suo fascino gotico-romantico e ricondotta alla propria originaria essenza di morto vivente ripugnante e sgradevole alla vista: non vi erano più, dunque, adolescenti sbrilluccicanti impegnati in languide storie d’amore e nemmeno sinistri e affascinanti vecchi conti della Transilvania, ma zombie generati da un’infezione di vermi parassitari, chiamati strigoi (un termine rumeno per indicare particolari non-morti malvagi, con la stessa etimologia dell’italiano ‘strega’) e privi di intelletto e di raziocinio, governati dalla mente del Maestro e dal suo fedele braccio destro, l’ex-nazista Eichhorst. Insomma, si era di fronte a una stuzzicante commistione tra il disaster movie di argomento epidemiologico e lo zombie horror portato alla ribalta in televisione in quegli stessi anni da The Walking Dead della AMC, sorretta dalla fantasia creatrice di Del Toro e da una rielaborazione intelligente della mitologia del vampiro che voltava le spalle ai vari Buffy the Vampire Slayer, True Blood, The Vampire Diaries, Being Human ed Hemlock Grove.
Purtroppo, la seconda stagione si rivelò una grossa delusione, minata dall’inserimento di riempitivi e vicende secondarie superflue: in particolare si assistette a una proliferazione di inutili relazioni erotico-sentimentali, dal triangolo amoroso Fet-Dutch-amica lesbica alle avventure sessuali di Goodweather in trasferta a Washington D.C., fino a Eldritch Palmer in versione vecchio rattuso che va a letto con una ragazza che potrebbe la sua pronipote innamorato della sua molto più giovane collaboratrice. Per fortuna, riscattarono parzialmente un ciclo di puntate altrimenti disastroso gli inaffondabili Setrakian e Eichhorst (quest’ultimo protagonista, dopo aver imprigionato Dutch, di una delle scene più disturbanti dello show), i vari flashback che contribuirono ad ampliare il loro background e la mitologia della serie e una spettacolare sequenza di lotta a Red Hook nel nono episodio.
La terza stagione era dunque chiamata al difficile compito di sollevare nuovamente l’asticella della qualità, ma la presenza del dampyr Quinlan, i soliti interessanti flashback, la riduzione delle trame amorose alla sola liaison tra Eph e Dutch (una delle più brutte mai viste sul piccolo schermo), l’inedita alleanza tra i “buoni” ed Eldritch Palmer e la concentrazione di esplosivi (nel vero senso della parola!) colpi di scena nel distico finale non cancellarono la sensazione di globale inconcludenza e allungamento di brodo delle precedenti sette-otto puntate, fin troppo statiche e preparatorie; paradossalmente, l’unica trama veramente dinamica, quella di Gus ed Angel, era anche la più slegata dalle altre, incentrata ormai sul tentativo dei due di sopravvivere e fuggire da New York piuttosto che sulla lotta contro il Maestro e Eichhorst.
A questo punto sorge spontaneo chiedersi cosa aspettarsi dalla quarta ed ultima stagione di The Strain: l’ennesima delusione, perché non c’è due senza tre? una ripresa dello show in extremis, perché è impossibile che Carlton Cuse e Chuck Hogan non si siano resi conto degli errori fatti negli anni passati? una degna conclusione della lotta contro gli strigoi, priva di tempi morti e riempitivi perché i dieci episodi rimasti devono essere sfruttati al meglio senza sprechi? E’ difficile dare una risposta, anche solo parziale, dopo la visione della sola season premiere, ma una cosa è certa: “The Worm Turns” rimescola pesantemente le carte in tavola, riprendendo la narrazione dopo un timeskip di nove mesi, allargando lo sguardo ben al di là della sola New York e portando in scena un mondo profondamente cambiato dall’avvento degli strigoi, ora la specie dominante, guadagnandosi l’indubbio merito di aver rivitalizzato una serie che già l’anno scorso aveva dato segnali preoccupanti di stagnazione.
The Partnership.
We’re here for you.
No one will forget the terrors of Illumination Day.
We mourned together.
We made our peace.
Now, nine months later, we are marching forward into a new era.
Thanks to the cooperation that is at the heart of the Partnership, everyone’s needs are being met, jobs are plentiful, shelter is guaranteed, and sustenance is provided.
And at our Freedom Centers, teams of caring and committed medical professionals are ready and eager to serve you.
Just keep your blood donations up to date and comprehensive health care will be yours at absolutely no cost.
Thanks to the effects of nuclear winter, which filters out harmful UV rays, our strigoi counterparts no longer have to confine themselves to the darkness. This new equilibrium means that we are now able to join hands and work together to create a new and more – just society for us all.
Il fittizio spot pubblicitario della Partnership, ancora più delle sequenze iniziali che vedono protagonista un Ephraim Goodweather ormai trapiantato a Philadelphia, fornisce subito le informazioni necessarie a inquadrare la nuova situazione: gli strigoi, ormai liberi di muoversi per strada a qualsiasi ora del giorno grazie alla nube nucleare che oscura il Sole, hanno imposto all’umanità (o quantomeno agli Stati Uniti, non si sa ancora quale sia la situazione nelle altre nazioni) la propria dominazione e si servono di un’associazione sanitaria, la Partnership appunto, per rifornirsi di sangue umano. E’ una situazione apparentemente win-win, in cui tutti guadagnano qualcosa: gli umani rimangono in vita e guadagnano anche assistenza sanitaria gratuita in cambio delle donazioni di sangue (altro che Obamacare!), gli strigoi si riforniscono di cibo senza fatica, evitano di sterminare inutilmente la loro fonte di sostentamento e nel contempo di aumentare il proprio numero fino a livelli insostenibili. Certo, ci sarebbe quella piccola quisquilia della perdita della libertà, ma cosa volete che importi?
Come già accennato sopra, la narrazione non si limita più alla sola New York, come era avvenuto nei tre anni passati (se si esclude la gita con annessa trombata random di Eph a Washington D.C. nella seconda stagione), ma si estende anche ad altri posti: Philadelphia (con Eph) e South Dakota (con il terzetto Fet-Quinlan-Charlotte). A New York restano il Maestro, ormai nel corpo di Eldritch Palmer, Eichhorst e quello che a buon diritto può fregiarsi del titolo di ragazzino più odiato della televisione, anche più di Joffrey Baratheon, ossia Zach Goodweather. “The Worm Turns” fuga ogni dubbio sul perché il Maestro tenga così tanto al moccioso: ha deciso di farne il proprio prossimo corpo, con buona pace di Eichhorst che per l’ennesima volta si vede superato da un altro candidato. Sarà interessante vedere, nel prosieguo della stagione, se questa ennesima divergenza di opinioni tra i due non intaccherà la fedeltà dell’ex-nazista al suo signore o se invece si tradurrà in un eclatante tradimento.
Quanto a Eph, si tratta ormai di un uomo distrutto dai suoi numerosi fallimenti: ha fallito come scienziato, perché non ha saputo trovare una cura all’epidemia; ha fallito come padre, uccidendo Kelly e perdendo così, forse per sempre, il figlio Zach anche se certi figli è meglio perderli che trovarli; ha fallito nella lotta contro il Maestro, perché indirettamente ne ha causato la liberazione dalla bara in cui era stato rinchiuso. Il peso dei suoi sensi di colpa è palpabile persino in un singolo scambio di battute (“You’re why the world is the way it is.” “More than you know.“), ma per ora non sembra tradursi in un’autentica volontà di riscatto (che pure arriverà) e l’ex-dottor Goodweather, ora dottor Miller, si limita a fare tutto il possibile per sopravvivere, aiutando la povera gente di Philadelphia con le sue conoscenze mediche, non si sa fino a quale punto per altruismo o per semplice tornaconto personale. L’incontro con due improvvisati terroristi anti-strigoi, fratello e sorella, potrebbe rappresentare la sua immediata occasione di rilancio.
Quinlan: “Once again, Vasily Fet falls into a pile of manure and crawls out smelling of roses.”
Fet: “Well, that’s my super power!”
Tocca a Fet, a Quinlan e alla new entry Charlotte portare avanti quello che è forse il topos centrale di tutto The Strain, la ricerca di uno strumento per distruggere il Maestro; ma se finora l’impressione era che la soluzione al problema fosse sepolta nelle pagine polverose dell’Occido Lumen, adesso sembra che l’obiettivo del terzetto (collegato a Setrakian, a quanto pare rimasto a New York e la cui presenza in questa season premiere è ridotta a una breve visione onirica di Fet), adesso l’obiettivo della quest è una testata termonucleare, da usare probabilmente per annichilire il Maestro ospite del corpo di Eldritch Palmer così come ha fatto lui con gli altri Antichi in “White Light”. Riesce difficile credere che l’oggetto tanto bramato e ricercato in passato sia ormai inutile ai fini della sconfitta del Maestro, e anche se il succitato sogno di Fet sembra confermare ciò (considerando il gesto del Setrakian onirico di strappare le pagine del prezioso volume e darle alle fiamme), è lecito supporre che il libro nasconda ancora qualche informazione fondamentale per la sconfitta del Maestro e che la semplice conquista di un ordigno nucleare non sia sufficiente a chiudere la storia. La coppia Fet-Quinlan funziona, ad apparire debole è invece la caratterizzazione di Charlotte, apparentemente introdotta solo per rappresentare il nuovo interesse amoroso dell’ex-disinfestatore (e forse per riprendere il ruolo che nei romanzi è di Nora, fatta fuori nella seconda stagione per colpa del solito, odioso Zach); ci sarà certo tempo per recuperare, ma una caratterizzazione un po’ meno anonima e più incisiva avrebbe sicuramente giovato al personaggio.
Dal recupero del vecchio cast, infine, risultano esclusi solo Dutch e Gus, ma la presenza dei nomi di Ruta Gedmintas e Miguel Gomez nella sigla assicura che prima o poi torneranno.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
The Fall 3×10 | 0.9 milioni – 0.4 rating |
The Worm Turns 4×01 | 1.44 milioni – 0.5 rating |
Sponsored by The Strain Italia
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.