I motivi che possono spingere i dirigenti a dividere ogni stagione in due parti ben distinte sono molteplici, e sono stati elencati molto bene in questo articolo di qualche anno fa, che partiva da Suits per trarre alcune conclusioni applicabili a tutti gli show. In generale, si possono riscontrare vari benefici, molti dei quali rientrano esclusivamente nei campi dell’organizzazione e della produzione (ad esempio: riuscire a conciliare gli impegni di attori molto impegnati); poco interessano però quei vantaggi, quanto quelli relativi alla riuscita dello show in sé per sé: come fatto notare dall’autore dell’articolo, organizzando in questo modo la stagione, risulta molto più facile creare e gestire due archi narrativi, il primo dei quali si svolgerà dalla season première al midseason finale, mentre l’altro andrà dalla midseason première al season finale. Ovviamente, essi dovranno essere collegati tra loro, per dare un senso di continuità alla storyline principale. Basti pensare, ad esempio, alla sesta stagione di Suits, o alla terza di “Gotham“, che aveva addirittura un sottotitolo per la prima parte di stagione e uno per la seconda.
Questa introduzione è necessaria perché serviva a spiegare come sia stato organizzato lo split delle stagioni fino ad adesso; The Tick, infatti, non può seguire rigidamente questo schema per una semplice ragione: tutti gli esempi precedenti erano stati applicati a show che non erano alla prima stagione. Nei loro casi, dunque, si eliminavano tutti gli elementi tipici di una serie tv al suo primo ciclo di episodi, come l’introduzione di tutti i personaggi, del contesto, dell’ambientazione e delle vicende; nello specifico, questi elementi sono addirittura ancora più rilevanti in questa stagione, trattandosi di una origin story a sfondo supereroistico. Era necessario, dunque, trovare un modo alternativo per utilizzare al meglio la split season. Alla fine dei conti, l’ipotesi più plausibile era sostanzialmente una e, giunti alla metà di questa prima parte di stagione, si può dire con certezza quasi assoluta che tale ipotesi sembra essere confermata: gli episodi rilasciati in questo 2017 sono un unico pilot lungo quasi 180 minuti. Non bisognerà attendersi, dunque, un repentino susseguirsi di eventi e un frenetico avanzamento di trama in vista del midseason finale, quanto piuttosto una continuazione di quanto fatto in queste prime tre puntate, ossia gettare le basi per le vicende future e descrivere l’universo narrativo nella sua interezza.
“No, it’s-it’s my only identity, okay? I’m-I’m done. I’m done trying to convince the world that The Terror is still alive. I just want my life to go back to normal.”
Negli ultimi anni, il mondo del cinema e quello televisivo hanno sfornato decine e decine di film o serie tv con supereroi come protagonisti, il che ha permesso a una grande fetta di pubblico di possedere una conoscenza più o meno buona sul tema. Una delle nozioni che si imparano prima, oltre al non uscire mai durante i titoli di coda dei film Marvel, è che la transizione tra un comune cittadino (sempre che si possa considerare Bruce Wayne un comune cittadino) e un supereroe non è mai repentina, anzi, rappresenta il culmine di un percorso lastricato di dubbi, contraddizioni e ripensamenti. The Tick, essendo una origin story, non fa che rendere questo elemento una parte di grande rilevanza all’interno di questi episodi, ma c’è un’importante differenza: in questo caso, infatti, non è l’eroe che deve accettare il suo destino, ma è il suo aiutante, Arthur, che deve farlo. Un’ulteriore precisazione da fare riguarda lo stile con la quale il tutto viene affrontato, ma questo è un argomento che verrà affrontato più avanti.
La volontà di Arthur di lasciarsi alle spalle la folle parentesi vissuta assieme a The Tick è più che comprensibile: il ragazzo ha vissuto sulla propria pelle i risultati degli scontri tra i supereroi e i cattivi, quegli effetti collaterali ai quali lo spettatore non presta mai attenzione durante la visione di un film di Iron Man, di Spiderman o di qualche altro eroe; pensandoci bene, questa idea era già stata ripresa da un altro show andato in onda qualche mese fa, “Powerless“, (anche conosciuta come “Una delle più grandi occasioni sprecate della scorsa stagione televisiva”) ed è indubbiamente interessante, in quanto permette di vedere le cose da un altro punto di vista. A differenza dello show NBC, però, il protagonista ha l’occasione di non essere più un mero spettatore, bensì membro di una delle fazioni dello scontro. Questo passo, però, non può certo essere compiuto a cuor leggero, soprattutto considerando il background del personaggio interpretato da Griffin Newman; inoltre, tutta la vicenda che ha chiuso lo scorso episodio e ha aperto questo “Secret/Identity” non può che averlo scoraggiato ancora di più. In cuor suo, però, sa che ciò accadrà molto difficilmente, e lo dicono anche gli elementi messi a disposizione fino ad ora. Non ci si può dimenticare, infatti, di come abbia incontrato il supereroe con le antenne come punto debole: stava spiando una gang criminale con lo scopo di provare il mancato decesso del villain principale di questo universo. Questa sua ossessione nei confronti di The Terror si mostra sia con le allucinazioni che lo vedono protagonista che nei dialoghi tra Arthur e The Tick nel locale di Goat: continua a ripetere a The Tick di non voler sapere più nulla della vicenda, però in molte occasioni continua ad usare la prima persona plurale in discorsi relativi al tentativo di trovare The Terror (“I just think it could give us a clue as to what The Terror is up to. What he’s planning. And if we know that, then that might lead us to find him.”), segno evidente di una profonda confusione e di una situazione di dubbio perenne.
Arthur: “D-Did you suffer some kind of head trauma? You actually just have no idea who you are. “
The Tick: “Well, I do know a few things. I know that I am definitely The Tick. I know I’m most definitely a superhero. And I get a little confused when you’re not around.”
La cordialità e la confidenza che The Tick ha fin da subito mostrato nei confronti di Arthur potrebbe aver fatto sorgere, nella mente degli spettatori che non hanno familiarità con il fumetto o con i precedenti adattamenti, la seguente domanda: “The Tick è legato al passato di Arthur?”. Questo terzo episodio risponde al dilemma, e lo fa seguendo la tradizione del personaggio: egli non ha alcun ricordo della sua vita, ricorda solo di essere The Tick. Ciò fa provare ad Arthur un senso di dispiacere e tristezza, e lo spinge ad aiutarlo nelle sue indagini per trovare Overkill, il personaggio introdotto in questa puntata. In realtà, era stato mostrato già nel finale dello scorso episodio, quando ha ucciso tutti i membri della banda di Miss Lint, ma la sua identità è stata rivelata soltanto in questa occasione. Trattandosi di un super cattivo appena presentato, ci si sarebbe potuti aspettare uno scontro non immediato con The Tick; questo pensiero, però, viene smentito totalmente, visto che il primo combattimento avviene già al termine di questo episodio, e si conclude con la vittoria di Overkill. Sarà ora interessante scoprire la capacità di The Tick di guarire dopo aver subito ferite alquanto pesanti, e come questo scontro possa influenzare il percorso di Arthur (che era presente).
Infine, un cenno va dedicato ad un argomento già accennato in precedenza all’interno di questa recensione: al di là dell’ambientazione e della trama, sono il tono e i dialoghi che stanno rendendo speciale questa serie. L’atmosfera, infatti, è particolare, perché non è certamente cupa e seria come quella di “Daredevil” (per fare un esempio), ma non è neanche allegra e scanzonata come quella di “Powerless“. La sua estrema particolarità è dimostrata anche dalla difficoltà che si affronta quando si cerca un aggettivo adatto a descriverla. Probabilmente grottesca è il termine che ci si avvicina di più. All’apparenza, infatti, questo universo ha tutti i crismi di un classico universo supereroistico ma, guardando meglio, si può notare la differenza: le organizzazioni criminali ci sono, e i criminali sono armati e non hanno paura di uccidere, ma il loro leader è quasi una caricatura comica; c’è l’eroe che ha salvato la terra dal super nemico, ma prende parte a pubblicità scritte male e recitate peggio; una nuova tecnologia ha permesso la creazione di una tuta dal grande potenziale, ma questa tuta assomiglia ad un costume da coniglio. Questa sensazione, inoltre, è accentuata dai dialoghi bizzarri, pomposi e con un linguaggio forzatamente forbito di The Tick (la voce di Serafinowicz si adatta perfettamente a tutto ciò).
“I know that I am definitely The Tick.
I know I’m most definitely a superhero.
And I get a little confused when you’re not around.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Where’s My Mind 1×02 | ND milioni – ND rating |
Secret/Identity 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.