Si definisce origin story quella narrazione che racconta la “nascita” di un supereroe, solitamente l’acquisizione del suo superpotere o delle sue capacità di combattimento, l’inizio della sua attività di giustiziere mascherato e a volte anche della sua rivalità con un villain specifico. Esempi di origin story al cinema possono essere considerati il primo Spiderman di Sam Raimi, Batman Begins, Man of Steel, Captain America: The First Avenger e tanti altri (solitamente si tratta del primo film di una saga più lunga); nell’ambito televisivo, invece, si possono citare la prima stagione di Daredevil, di Iron Fist, di The Flash o intere serie come Smallville e Gotham. Anche questa prima stagione di The Tick (o almeno questa prima metà della prima stagione, visto che gli altri sei episodi saranno rilasciati nel 2018) può essere considerata una origin story, ma molto sui generis: il focus della narrazione, infatti, non è il supereroe omonimo, cui tuttora mancano un minimo di approfondimento psicologico e una backstory anche solo abbozzata, ma il suo aiutante Arthur Everest, con i suoi problemi, il suo passato tormentato e traumatico, le sue ossessioni e le sue indecisioni.
Non che la caratterizzazione di The Tick sia un problema, beninteso: oltre a fornire materiale comico e spunti per le gag (a volte divertenti, a volte no, ma questo sarebbe un problema se si trattasse di una comedy pura e semplice e per fortuna il nuovo show di Amazon non lo è), crea una piacevole dicotomia tra la spensieratezza del bellimbusto blu, bonaccione, privo di preoccupazioni, totalmente preso dalla sua missione di supereroe, e la vita piena di problemi, di difficoltà e di responsabilità di Arthur, che ha un lavoro, una sorella, una madre e un patrigno a cui pensare. Se The Tick è il personaggio completamente al di fuori della normalità, calato perfettamente nel ruolo di supereroe al punto da non avere altre identità e da considerare il proprio costume blu una sorta di seconda pelle (persino le antenne si muovono come se fossero una parte del suo corpo!), Arthur è invece in bilico tra l’aspirazione a un’esistenza normale e l’ossessione per The Terror, rifiuta di diventare la spalla del bislacco giustiziere ma allo stesso tempo vuole continuare la propria pericolosa ricerca e questo gli impedisce di cacciar via l’ingombrante “amico”, al punto da accoglierlo in casa per una notte (col comico risultato di ritrovarsi a ospitare, la mattina dopo, anche un senzatetto del vicinato, Kevin Tinfoil, probabilmente non messo lì per caso e destinato a un ruolo importante in futuro). Pur con le dovute differenze, la coppia Tick-Arthur ricorda non poco quella Dirk-Todd di Dirk Gently’s Holistic Detective Agency: The Tick e Dirk Gently sono i cicloni che piombano nelle vite apparentemente normali ma in realtà grige, monotone e insoddisfacenti di Arthur e Todd, scombussolandole irreparabilmente, mentre la concezione olistica del detective inglese presenta non pochi punti di contatto con la cieca fiducia del supereroe blu nel destino, continuamente rievocata e ripetuta tanto nei suoi monologhi quanto nei suoi dialoghi con il recalcitrante aiutante.
Il tentativo di Arthur di essere normale, però, è destinato ad andare in fumo non solo per colpa delle ingerenze di The Tick e per la sua stessa ossessione per un supervillain considerato morto da tutto il mondo, perché il possesso, seppur breve, della tuta da falena lo ha fatto finire nel mirino di tipi pericolosi. E’ emblematico che lo scontro con questi figuri avvenga in quei luoghi e in quelle situazioni che dovrebbero rappresentare la normalità, la quotidianità a cui Arthur aspira (ma è davvero un’aspirazione genuina o è in parte imposta dai familiari, sorella in primis?): Overkill lo aveva attaccato sul luogo di lavoro, Mrs. Lint si auto-invita e poi lo attacca a sua volta alla festa di compleanno del patrigno a suon, ovviamente, di fulmini. Il ritorno dell’ex-braccio destro di The Terror nella vita di Arthur, dopo averlo privato della tuta nel precedente “Secret/Identity“, serve proprio per farlo tornare in possesso di questo prezioso oggetto, quello che di fatto gli permette, con la sua resistenza, le sue ali e chissà quale altre capacità di essere un supereroe (suo malgrado): l’episodio si conclude proprio col suo volo per sfuggire all’avversario, così come si era aperto col volo di The Tick dal suo ufficio di lavoro, durante la colluttazione con Overkill.
Oltre a portare avanti il complesso e conflittuale rapporto tra i due protagonisti, “Party Crashers” aggiunge anche nuove figure: il misterioso dottor Karamazov, apparente creatore della tuta di Arthur, collegato all’ancor più misterioso Project Achilles; il computer Dangerboat, petulante assistente di Overkill doppiato da un Alan Tudyk perfetto nella parte dell’insopportabile e fastidiosa intelligenza artificiale; la madre e il patrigno di Arthur, quest’ultimo non meno strano di The Tick, con cui appunto va d’accordo fin da subito; infine l’ex-marito di Ms. Lint, Derek, la cui comparsa sulla scena per pochi attimi contribuisce a umanizzare il personaggio dell’ex-braccio destro di The Terror, facendo intendere che dietro la maschera del villain ci sia tutta una vita, privata e sentimentale, non molto diversa da quella di una qualsiasi persona. Ciò che avanza poco, invece, è la narrazione vera e propria: in trenta minuti di episodio la ri-acquisizione della tuta da parte di Arthur è l’unico apprezzabile passo in avanti, anche se potenzialmente decisivo, perché potrebbe far convergere nel medesimo luogo Ramses IV, Ms. Lint e Overkill, tutti interessati alla tuta (e ovviamente The Tick).
Meritano una menzione, infine, altri due piccoli e apparentemente insulsi dettagli della festa di compleanno di Walter: uno dei regali da lui scartati è un libro scritto da un cane, e subito dopo al telegiornale è riportata la notizia dell’apparizione di un gigantesco omone alto duecento piedi che si aggira completamente nudo (con tanto di censura coi pixel sfocati, questa è Amazon, non Starz!). Non saranno due momenti particolarmente divertenti e non avranno forse la minima utilità ai fini della narrazione (o magari sì, chi lo sa), ma fanno capire bene come ad essere assurdi non siano solo i singoli personaggi di The Tick, ma anche l’intero mondo in cui essi vivono e si muovono e quanto questa assurdità (tale dal punto di vista dello spettatore) sia percepita da loro come qualcosa di assolutamente normale. Del resto, in un mondo in cui i supereroi sono realtà, cosa volete che siano cani scrittori e giganti ignudi?
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Secret/Identity 1×03 | ND milioni – ND rating |
Party Crashers 1×04 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.