Mick Rory: “I hate the jungle.”
La guerra del Vietnam è uno di quegli argomenti storici che andrebbe affrontato in modo molto intelligente e serio, soprattutto se si è americani. Infatti, questo particolare conflitto ha inciso talmente nell’immaginario collettivo da essere celebrato in praticamente tutto ciò che di artistico è uscito dagli anni Sessanta in poi (se si pensa che persino Gianni Morandi passerà alla storia per una canzone riguardante questo evento, si può avere una vaga idea del patriottismo imperante).
Soprattutto dal punto di vista cinematografico numerosi film che hanno trattato questo argomento sono diventati cult, uno su tutti Apocalypse Now di Coppola, qui ampiamente citato.
Ma stavolta ad affrontare il proprio cuore di tenebra non sono tanto le Leggende (ad eccezione di Mick Rory) quanto gli stessi spettatori che devono sorbirsi 40 minuti di demenzialità a tutto spiano per una puntata che serve solo a risolvere, in maniera fortuita e completamente alla cazzo sbrigativa le storylines lasciate in sospeso negli scorsi episodi.
Si parte fin dall’inizio con una scena talmente surreale da sembrare quasi perfetta nella sua assurdità: Stein che si allena con le armi di Sarah, ancora momentaneamente in coma dopo lo scontro con Kuasa. Situazione surreale che però ha una spiegazione incredibilmente seria e che piace, nonostante la sua assurdità. Da questa prima scena, assurda ma apprezzabile, si scende poi verso l’orrore. E non è solo l’orrore della guerra in Vietnam, ma è soprattutto quello narrativo. Innanzitutto la decisione di risolvere l’anomalia del 1967 (l’ennesima spuntata per caso e di cui all’Agenzia del Tempo non frega evidentemente nulla) viene presa quasi in maniera impulsiva, con il solo scopo dichiarato di “fare qualcosa mentre la situazione di Sarah si ristabilisce“, il che può essere tradotto con “dobbiamo riempire in qualche modo questi 40 minuti di puntata“. Ed è esattamente questo lo scopo degli sceneggiatori: perdere tempo.
Così la spedizione improvvisata nelle foreste dei Vietcong diventa la scusa per continue citazioni cinematografiche (e fin qui andrebbe anche bene) dove Ray Palmer è una brutta copia di Charlie Sheen e dove, dal cilindro degli sceneggiatori, viene riciclato il gorillone Grodd come nuovo Colonnello Kurtz, facendo di tutto ciò, quindi, un mix comico tra The War- Il Pianeta delle Scimmie e Platoon.
Se la pessima CGI del gorillone però può dare sui nervi bisogna considerare la possibile allenza con Damien Darkh nel finale, la quale potrebbe riservare numerose sorprese in futuro (se ben sfruttata ovviamente e non è cosa scontata).
Viene completamente messa da parte la trama orizzontale della serie per concentrarsi su un percorso di formazione verticale dei protagonisti (Mick e Amaya) alquanto improbabile e assurdo, per giunta anticipato da alcuni dialoghi didascalici: quando Acciaio afferma che è giustamente improbabile trovare il padre di Mick in mezzo a tutto quel marasma il brivido di ciò che succederà a breve è dietro l’angolo. Percorsi di formazione che potevano tranquillamente essere affrontati in un paio di puntate, magari inserendoli meglio fra le trame narrate. Ma, in questo modo, il risultato è solo quello di far sembrare inverosimile il tutto rivelando la vera intenzione degli autori, ossia tirare via il più velocemente possibile tutte le problematiche all’interno del team prima di arrivare all’imminente crossover DC.
Non c’è che dire: i morti del Vietnam si stanno rivoltando nelle loro tombe.
Come se non bastasse, il tutto viene condito dalle solite tirate politically correct sull’irragionevolezza della guerra e con un finale che ha i toni di una sit-com anni 80.
Si potrebbe semplicemente considerare “Welcome To The Jungle” il classico episodio di raccordo, e in effetti non è nient’altro che questo. Fatto sta che il potenziale poteva essere ben altro, dato l’argomento trattato, ma viene preferita la soluzione più semplice lasciando così parecchio amaro in bocca. Come quando uno si aspetta di trovare citati i Guns’n Roses in una recensione e si ritrova, invece, Gianni Morandi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Helen Hunt 3×06 | 1.53 milioni – 0.5 rating |
Welcome To The Jungle 3×07 | 1.49 milioni – 0.5 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!