Come è consuetudine fare, le recensioni dei finali di stagione sono costruite, sì, per poter valutare in maniera completa la puntata in questione, ma hanno anche il ruolo di tirare le somme di quanto mostrato e dimostrato dal prodotto seriale in questione. Dark, come prodotto, può vantare un ottimo trasporto emotivo che riesce a suscitare nel pubblico; una tematica centrale interessante attorno alla quale ruotano dei personaggi validissimi e quasi sempre intriganti; la gestione della regia e della fotografia non sono da meno così come la peculiarità dell’amore verso i dettagli che, seppure in questo finale in una certa tal misura assenti, hanno contraddistinto l’intera costruzione narrativa della stagione. I difetti, purtroppo, si sono già in precedenza riscontrati ed in questo finale ricompaiono seppur in maniera sporadica ed estemporanea, quasi volessero semplicemente ricordare allo spettatore che questa serie non è perfetta.
Cerchiamo di andare con ordine e di riassemblare la composizione temporale della narrazione.
1953
Nel 1953 Ulrich si ritrova sbattuto in gattabuia per il rapimento di Helge e per quelle morti per le quali aveva intrapreso, involontariamente, quel viaggio temporale. A conti fatti, questa linea temporale non entra attivamente nella narrazione della puntata conclusiva ma viene sfruttata più come ponte e come tappa mentre Charlotte, nel 2019, riassembla pezzo per pezzo quello che potrebbe essere una bozza di quello schema già apparso nella scorsa puntata e che sappiamo essere stato fatto da Claudia, la nonna di Bartosz. Di questa linea temporale ci viene mostrato anche l’ancor giovane orologiaio Tannhaus durante la fase iniziale della costruzione di quella macchina del tempo che verrà più avanti (nel tempo) usata da parte dello Straniero.
Una linea temporale statica, che è stata giustamente spremuta a suo tempo e per la quale non occorreva ulteriore minutaggio se non quello presentato in questa puntata. Un momentaneo, in vista di una seconda stagione, accantonamento da parte della sceneggiatura e della regia, ma senz’altro una scelta molto più che giustificata.
“God grant me the serenity to accept the things I cannot change, the courage to change the things I can, and the wisdom to know the difference.”
1986
Questo arco temporale rappresenta sotto certi aspetti il vero fulcro narrativo della serie, a dispetto del fatto che la narrazione venga presentata come una storia ai giorni nostri: è qui che il loop entra nella fase principale ed è qui che questo eterno cerchio cerca di essere rotto, provando a modificare il futuro, intervenendo dal passato. Helge all’interno delle caverne, arrivato al bivio, ha preso la strada già percorsa da Jonas, ritrovandosi così proprio nel 1986. Giunto qui, l’Helge del 2019 cerca di intervenire attivamente nel proprio passato per evitare di compiere quegli stessi errori per i quali, tardivamente, si renderà conto di essere stato il carnefice: l’incidente, così come in precedenza lo era stata la violenza di Ulrich, non risulta abbastanza per poter modificare il passato e di conseguenza il futuro. Anzi, questo incontro vis à vis tra passato e futuro insinuerà nell’Helge quel dubbio amletico che germoglierà troppo tardi e che ancora più tardi porterà l’Helge del 2019 a tentare di rimediare. Un cane che si morde la coda, in sintesi. Sempre nel 1986 avviene la “metamorfosi” finale per la quale il giovane Mikkel terminerà la sua esistenza ed al suo posto comparirà Michael. E’ in questo arco temporale che Dark presenta il colpo di scena (abbastanza telefonato e che già avevamo ipotizzato) del suo finale di stagione: lo Straniero altri non è che Jonas dal futuro (presumibilmente dal 2019+33=2052) ritornato sui propri passi per poter mettere nella giusta carreggiata il suo giovane Io. Tuttavia il piano del Jonas del futuro, come si presupponeva nella scorsa recensione, è destinato a fallire: la falla temporale non cesserà di esistere ad opera sua, ma proprio a causa dell’esplosione da lui indotta, lo squarcio temporale prenderà forme sconvolgendo in maniera definitiva le vite delle persone della sperduta cittadina di Winden.
“The device generates a Higgs field. It increases the mass of the Cesium, an electromagnetic impulse causes it to implode into a black hole. The same thing must have happened during the nuclear power plant incident.”
2019
Nel presente si cercano di tirare le fila narrative della maggior parte degli aspetti: Charlotte tramite ricerche a tappeto (peccato che si siano volute racchiudere tutte in questa puntata) scopre varie immagini ed articoli che le riportano la presenza nel passato sia di Ulrich, sia dell’Helge del 2019; Noah e Bartosz si ritrovano nuovamente a colloquio, ma per la seconda volta l’alone di mistero che avvolge tale incontro è tale che risulta difficile collocarlo come un fattore di effettivo interesse all’interno della narrazione; Peter e Tronte si ritrovano nel bunker non per evitare le esposizioni a fantomatici raggi sprigionati dal wormhole (come si era erroneamente ipotizzato), ma si ritrovano in questo luogo sotto indicazione di Claudia, oltre che per poter riabbracciare Mads o ritrovare gli altri bambini scomparsi.
Per quanto concerne le altre sottotrame riguardanti le varie problematiche familiari, Dark si copre la vista e procede dritto per la sua strada come se non esistessero: per quanto possa risultare apprezzabile, dal momento che in questo modo la puntata risulta assente di tempi morti, il tutto cozza con quanto portato in scena fino a questo momento, ma anche relativamente ai minuti spesi nelle passate puntate per poter ampliare la narrazione dei singoli personaggi chiamati in causa. Insomma, una scelta con vari pro, ma con molti contro.
“Everything is about to begin. The older Jonas will destroy the hole, but… he doesn’t realize that he will be the one to trigger its existence. A paradox. The cesium in his useless machine won’t destroy the hole forever. It’s what creates it in the first place. He thinks he’s the savior. But Claudia lied to him.”
Futuro imprecisato
Il Jonas del 2019 si risveglia nel bunker già apparso in precedenza e nel quale abbiamo già visto comparire più volte Claudia (che quindi giunge dal futuro per… aiutare?). Questo salto temporale è parallelo ad un altro salto nel futuro: nel momento in cui il marchingegno si attiva, Jonas ed Helge (del 1953) entrano in contatto ed entrambi vengono sbalzati nel futuro di trentatrè anni.
Per quanto la serie viva di paradossi temporali, tutti questi elementi si ricollegano alla tematica temporale portante della narrazione: la ciclicità del tempo e di come un determinato fatto non sia svincolato dal tempo ma rappresenti una sorta di costante dalla quale tutto dipende e per la quale non esiste rimedio. Viene quindi accantonata la teoria della simmetria temporale, dal momento che non trova fondamento nella narrazione, mentre ricompare l’elemento della sincronicità.
La scelta di concludere con una visione futura rappresenta una conclusione della stagione, in quanto a stile, davvero sublime. Il primo motivo è perché fino ad ora la narrazione era improntata sul passato (1986) e sul trapassato (1953), mentre proprio con il finale si è deciso di voltare pagina ed iniziare un nuovo capitolo narrativo, ossia il futuro. Il secondo motivo è relativo alla struttura narrativa: bene o male, le dieci puntate hanno raccontato sotto differenti punti di vista (temporali e soggettivi) i fatti avvenuti in un paio di giornate particolari, tenendo quindi circoscritto lo spazio dentro il quale giostrarsi. Ebbene, concludere con uno scorcio del futuro porta davanti agli occhi dello spettatore un intero panorama completamente inesplorato, lasciando tuttavia intatte le domande portanti della narrazione temporale del passato che (si spera) vedranno prima o poi una risoluzione.
“Most people are nothing but pawns on a chessboard. Led by an unknown hand. Their lives exist only to be sacrificed for a higher goal. Jonas, Mikkel, the children, they’re nothing but unfortunate, yet necessary chess moves in an eternal war between good and evil.”
Artefatti temporali
Gli artefatti temporali presentati nella serie sono essenzialmente tre: il libro con annotate date ed altro; la lettera di Mikkel/Michael; la macchina costruita da Tannhaus.
Per quanto concerne il libro, si potrebbe presupporre ne esistano due versioni, temporalmente distanti tra loro (una copia con tutte le pagine, l’altra con alcune pagine strappate, come viene fatto notare da Peter a Tronte), ma sono gli scambi che vanno osservati: una copia sappiamo essere stata data da Claudia a Peter e Tronte il giorno della scomparsa di Mikkel; tuttavia quello stesso libro sappiamo essere stato nelle mani di Noah, il quale in conclusione di puntata lo cede al giovane Bartosz. Per fare dei veri collegamenti, probabilmente, occorre aspettare la seconda stagione.
La lettera sappiamo essere stata gelosamente custodita da Ines che successivamente la consegnerà ad un giovane Jonas (che in precedenza ne aveva bruciata una rovinata e datata) che nel suo futuro si ritroverà come elemento centrale di questo stesso loop.
La macchina è stata commissionata da Claudia nel 1953 a Tannhaus e successivamente ne viene richiesta la riparazione da Jonas dal Futuro nel 1986, momento nel quale in scena compaiono sia la versione attempata, sia la versione nuova ed ultimata.
“Una volta Zhuang Zi sogna di essere una farfalla, una farfalla che svolazza, che si sente libera e che ignora l’esistenza di Zhuang Zi. Improvvisamente si risveglia, ed è nuovamente Zhuang Zi.
A quel punto, però, non è più in grado di sapere se è stato Zhuang Zi a sognare di essere una farfalla o se è stata una farfalla a sognare di essere Zhuang Zi.” (Zhuang Zi, cap. II)
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
Mi pareva di guardare Under the Dome a un certo punto. Che finale di merda, ho paura che col rinnovo si sputtanerà tutto alla grande l’anno prossimo.
Era intrigante finchè si rimaneva in certi confini, ora si sta andando oltre mi sa…
La scena finale con i teenagers postapocalittici fa temere davvero una virata della serie nei territori young adult di certi prodotti imbarazzanti degli ultimi anni.. sarebbe stato meglio tagliare sul panorama della centrale esplosa, piuttosto. Lasciar pensare a una Chernobyl 2.0, qualcosa alla Stalker degli Sturgatskji magari.
Ciao Federico e perdona la tardiva risposta! La scena conclusiva è abbastanza emblematica relativamente alla virata che la serie sembra voler fare. Tuttavia ci sono da tenere presente due cose: 1) la narrazione scandita in diverse collocazioni temporali; 2) la buona gestione dei personaggi e dei loro intricati altarini fino a qui portati in scena.
Il primo punto è da tenere valido perché potrebbe evitare la possibilità che si finisca in una serie che, come dici correttamente tu, sia un blando serial con teenagers in ambiti postapocalittici. Il secondo punto è invece importante perché potrebbe evitare lo svilimento della narrazione dei personaggi. Molti dubbi rimangono, quello sicuramente. Ma con la giusta attenzione la serie potrebbe confezionare una ottima seconda stagione.
Tirare in ballo Under The Dome e “finale di merda” parlando di Dark e nel percorso narrativo portato in essere in questi dieci capitoli svilisce notevolmente il lavoro di sceneggiatura e di caratterizzazione che la serie Netflix ha fatto. Commento azzardato ed esagerato, a mio avviso.
Aldo… il commento non è per nulla esagerato, considerando che ad un certo punto sembrava proprio di vedere Under The Dome (ma che è sta cupola? Vi prego!), e che questa trovata potrebbe davvero portare questa serie ad una deriva trash allucinante. Bella stagione, rovinata da un finale davvero brutto e che non fa presagire nulla di buono, purtroppo
Alt, aspetta. Posto che le opinioni sono sempre valide se correttamente argomentate mi pare corretto fare una distinzione.
Se ritieni la puntata un finale non adatto perché mostra determinati squilibri narrativi che a parer tuo non sono coerenti, ok, ne possiamo discutere.
Ma criticare un finale, non perché mostra qualcosa di per sé, ma semplicemente perché POTREBBE essere un ponte per una seconda stagione non al livello della prima, quello è tutto un altro discorso che mi pare scorretto fare, proprio perché non possiamo sapere né che risvolti prenderà la storia, né cosa gli sceneggiatori abbiano in mente con la trama relativa a Jonas ed alla sua scomparsa nel futuro.
Sotto una infinità di aspetti la puntata rappresenta il crocevia ottimale della stagione ricongiungendosi narrativamente a molteplici puntate, spunti, personaggi e discorsi avvenuti qui e là durante la stagione. Il concetto di verticalità del tempo è stato presentato in maniera ambizioso e forse non correttamente (e completamente) esposto, ma ciò non toglie l’ambiziosità dell’argomento. Un’altra cosa che ho spesso sottolineato nelle recensioni e che ritengo fondamentale: l’amore estremo dei dettagli di questa serie. Non sto parlando di banali richiami e/o citazioni ma dei veri e propri particolari utili (ed atti) a comprendere in misura maggiore la storia.
Per questi motivi non riesco a cogliere e comprendere l’accostamento “finale di merda” e Dark. Niente di più, niente voler essere avvocato del diavolo.
serie geniale, ben fatta, la più bella dell’ultimo decennio oserei dire. Quello che non capisco è questo: Come fanno a coesistere nello stesso arco temporale ( il presente) Mikke e Michael? Se Mikke va nel passato e sposa hannah come è possibile che contemporaneamente, ripeto nello stesso arco temporale, Ulriche e Katarina mettano al mondo mikke. So che dovrei spiegarmi “l’incongruenza” con i paradossi temporali, ma non mi capacito ahah. In più Michael vede nascere e crescere, poichè nella stessa città, se stesso, com è possibile? Perchè sapendo cosa accadrà invece di uccidersi non ferma in qualche modo il lui bambino non facendolo addentrare nella grotta, anche se questo significherebbe purtroppo mettere fine o anzi non dar proprio vita a suo figlio? Poi molti personaggi del presente, non hanno il sentore di aver incontrato molti personaggi nel futuro e di trovarseli nel presente uguali e no invecchiati? Vedesi l’orologiaio che incontra Ulriche nel passato e non se ne ricorda, il poliziotto padre di Claudia che incarcera Ulriche e lo “odierà” anche dopo nel 1986 e nel 2019. come fa nel presente a non rendersi conto che questa persona l’ha incontrata nel passato e che è uguale? So che forse sono domande sciocche e un troppo paranoiche, ma amo farmele.. e forse è anche questo il senso di una serie così ben fatta!