Questa recensione di Castle Rock arriva e viene scritta dopo l’annuncio di Hulu del rinnovo della serie per una seconda stagione. E, stando alle dichiarazioni rilasciate, la struttura della prossima annata sarà di tipo antologico, quindi con una nuova trama, nuovi personaggi e idealmente un cast diverso. È lecito quindi aspettarsi una conclusione di tutte le storyline aperte entro la 1×10 salvo improvvisi colpi di scena o piani del lungo periodo non ancora resi espliciti allo spettatore. Che Castle Rock stia quindi entrando nel vivo della vicenda non c’è alcun dubbio, in fin dei conti si è anche completato il giro di boa, tuttavia da un lato le domande continuano ad aumentare mentre la gestione delle trame e sottotrame progredisce in maniera abbastanza spedita ma ancora incompleta.
Da un lato le storyline dei vari character si intrecciano sempre di più, dall’altro il passato, che qui gioca un ruolo fondamentale per creare hype e tensione narrativa, rimane la chiave di volta per dare un senso a tutte quelle azioni ancora poco chiare dei vari personaggi. Henry su tutti, ma anche Alan e la madre di Henry, hanno chiaramente dei trascorsi che rappresentano il fulcro della vicenda e qui non si sta facendo altro che scavare nel passato per rievocarlo e chiudere un cerchio che attualmente sta venendo rievocato nel quotidiano dopo la liberazione del personaggio di Bill Skarsgård. Il Reverendo Matthew Deaver è l’epicentro di tutto e sviscerare la sua figura non può che essere ormai riconosciuta come la base per la comprensione dell’intera trama. In tal senso l’incontro tra Henry e la strana coppia Willie/Odin è semplicemente perfetto per aumentare dubbi, domande e ipotesi ma anche per guardare al Reverendo sotto un’altra prospettiva.
Henry: “You’re saying You’re saying my dad believed he could hear God out here.”
Willie: “For a time. The ancients called it the Music of the Spheres. Of course, I have a more scientific view.
The nature of the schisma is the preferred nomenclature now.”
Henry: “So you don’t believe God is talking directly to you?”
Willie: “Henry, I have advanced degrees in bio and psychoacoustics. Best I can tell, schisma is actually nanoscale turbulences caused by cochlear quantum totalities abrading in parallel. Other ears, other nows. All possible pasts, all possible presents.
Schisma is the sound of the universe trying to reconcile them.
[…] You You ever had that, Henry? A ringing in your ears? See, the sound may come and go, but the schisma is eternal it’s eternal and everywhere, underlying all space-time. But it has been getting louder again, Henry. It hasn’t risen to these levels in decades.
The problem is, no matter how strong the signal the world is noise auditory distraction so even those lucky enough to hear the schisma have to clarify, amplify.
And of course, the most committed of us do more.
[…] During the last amplitude crest your father conceived a device.”
Henry: “My father was a minister.”
Willie: “Very much so. He compared it to the schematics Noah was dictated from God. He called it The Filter. Of course, he never got the chance to build it. Fortunately, I did.”
Per chi conosce un minimo la mitologia kinghiana e magari ha anche letto o visto The Dark Tower, tutto quello che viene detto da Odin per bocca di Willie potrebbe in realtà essere l’anticamera di un universo ben più ampio che giustificherebbe in parte il taglio antologico dato alla serie stessa. Proprio le parole “Other ears, other nows. All possible pasts, all possible presents.“, che non è stato inserito li casualmente, porta ad una riflessione di più ampia portata che fa volare la mente dello spettatore verso un multiverso in cui tutte le storie di King coesistono. Ma ovviamente per ora, essendo senza una conferma da parte dei due showrunner Sam Shaw e Dustin Thomason, queste sono speculazioni dettate da quanto visto finora perché, in fin dei conti, tutto il minutaggio dedicato a Willie ed Odin non è stato messo lì a caso. E’ comunque più che apprezzato come momento e come cliffhanger finale.
Tralasciando tutto questo filosofeggiare, questa “Filter” si fa guardare più che volentieri e scorre molto rapidamente grazie all’interesse generato da tutte le trame all’unisono visto che in tutte quante si raggiunge un climax narrativo che viene interrotto proprio per generare quella fame di binge-watch di cui Hulu si nutre ma che, vista la cadenza settimanale, non può soddisfare. E anche se Castle Rock fino ad ora non ha generato così tanti consensi o discussioni su forum e social come si poteva immaginare, “Filter” rappresenta uno dei migliori episodi visti finora e aumenta la qualità dello show che è ancora lontano dalla perfezione ma è sempre più vicino a quel guilty pleasure kinghiano che si andava cercando da diversi lustri.
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Harvest 1×05 | ND milioni – ND rating |
Filter 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.