“In the town of Greendale, where it always feels like Halloween,there lived a girl who is half-witch, half-mortal, who, on her 16th birthday, would have to choose between two worlds: the witch world of her family, and the human world of her friends. My name is Sabrina Spellman, and that girl is me.”
Accantonate per sempre l’idea di Sabrina che la serie tv dei primi anni duemila (Sabrina, the Teenage Witch) aveva scolpito nella vostra mente.
Dimenticate i blandi incantesimi e la totale estraneità della storia dall’oscuro mondo della stregoneria.
Ma soprattutto dimenticate le risate registrate e le puntate costruite attorno ad una (forse non eccessivamente) banale morale.
Chilling Adventures of Sabrina è la nuova serie di casa Netflix nata idealmente come spinoff della serie Riverdale e di cui condivide produttore e sceneggiatore: quel Roberto Aguirre Sacasa che nel 2013 decise di reinventare Carrie, una trasposizione insignita del premio “Sequel o remake che non avrebbe dovuto essere effettuato”. Ed insomma, al giorno d’oggi è una guerra serrata considerata la mole di prodotti che si decide di riesumare senza aver la benché minima idea di cosa farne esattamente (Charmed, Prison Break).
Per fortuna del grande pubblico, Chilling Adventures Of Sabrina non è un prodotto che sembra rischiare di vedersi recapitato tale premio. Anzi.
Uno degli elementi che riesce a risaltare molto dalla narrazione è il terrore e la struttura molto cupa e tetra della storia. Ad aiutare in questo elemento molto importante, considerato il genere di storia che Netflix voleva raccontare allo spettatore, ci sono sia gli elementi strutturali (quindi caseggiati, scuola, la cittadina in generale di Greendale), ma anche i particolari (illuminazione quasi sempre assente e perenne foschia nelle riprese esterne) ed i personaggi (le due zie di Sabrina, Sabrina stessa, il gatto Salem e quasi tutti i personaggi secondari).
A fare da contraltare a tutto questo massivo impegno nel voler strutturare la storia come oscura, ci pensano i compagni di scuola ed amici di Sabrina che forse proprio perché unici personaggi umani della storia, rappresentano quelli più solari. Harvey è l’esempio lampante di ciò che si vuole far qui notare: durante il lavoro di sceneggiatura si è riuscito a creare un pregevolissimo distacco tra il comparto magico ed il comparto terrestre. L’ambiguità del personaggio di Sabrina (vivace e solare, ma profondamente cupa) deriva da una scelta nel casting che non poteva essere migliore: Kiernan Shipka, la giovane Sally Draper in Mad Men, rappresenta l’attrice perfetta per ricoprire il ruolo della più giovane delle Spellman.
Lo show si basa sulla serie a fumetti omonima e riesce ad esserne una perfetta trasposizione. Tutto ha inizio a pochi giorni dal fatidico “dark baptism”, quando Sabrina (una mezzosangue, mezza strega, mezza umana) dovrà decidere a quale mondo appartenere. Chiaramente l’influenza delle zie e del cugino Ambrose (uno dei personaggi secondari più interessanti) l’ha spinta a dare praticamente per scontata la scelta stessa: preferire il cammino verso l’oscurità (visto il passato glorioso della famiglia Spellman) rappresenta la normalità, tuttavia, questo significherebbe abbandonare definitivamente qualsiasi cosa intervenga nella sua vita da umana.
E’ chiaro come si voglia porre l’accento al tema dell’abbandono, sottolineando come la giovane età della ragazza appaia sconveniente vista e considerata l’importante decisione che si dovrebbe apprestare a prendere. D’altra parte si tratta di una tradizione che si protrae da secoli, quella del dark baptism, quindi il bivio presso il quale Sabrina si trova bloccata è importantissimo: da un lato non vuole rinunciare ai suoi affetti più cari, dall’altro rifiutare il dono dei poteri magici significherebbe screditare il suo intero albergo genealogico e creare un dissapore all’interno della propria famiglia. C’è quindi da tenere in considerazione la possibilità che Sabrina miri a mantenere la sua vita divisa tra umani e streghe, senza dover per forza di cose rinunciare ad una di esse. Tuttavia, ciò implicherebbe una sorta di ribellione/guerra, un qualcosa che Zelda ed Hilda non sembrerebbero in grado di supportare.
Un fattore caratteristico che si riscontra nella costruzione dei personaggi, infatti, è la volontà di non presentarne alcuni come candidi e puri sotto gli aspetti. Non esiste innocenza vera e propria nella famiglia Spellman, fatta esclusione per Sabrina: le due zie, tramite la loro attività di pompe funebri, sembrano sopperire ai bisogni che il loro essere streghe richiede (sangue e carne umane della quale cibarsi). Unitamente a ciò, l’opposizione delle due anche solo all’idea che Sabrina possa preferire la sua vita umana, le dipinge al momento come parte del sottobosco di antagonisti contro i quali la giovane dovrà scontrarsi nel durante della stagione. Sempre, ovviamente, che le carte in tavola non si tramutino di punto in bianco.
Tutto sembrerebbe perfettamente funzionale ad una storia di carattere horror e splatter che lavora egregiamente sotto una varietà di aspetti. Ma non è tutto oro ciò che luccica, purtroppo.
Forse, per poter rimanere al passo con i tempi e quindi dare modo a delle tematiche moderne di palesarsi all’interno della storia, ad un certo punto della puntata viene aperta una parentesi (che per ora rimane tale, ma in futuro potrebbe ampliarsi) relativamente alla lotta al patriarcato nella scuola che Sabrina frequenta. Ora, concettualmente non ci sarebbe nulla da ribadire perché se si considera la massiva presenza di personaggi femminili ed il ruolo soprannaturale che hanno nella serie (streghe), potrebbe essere un’idea molto importante dar modo proprio al ruolo femminile di ristabilire equilibrio sociale. Ma tutto appare molto forzato e, come si appuntava poco sopra, tutto rimane una minuscola parentesi senza troppi collegamenti, calata in una storia che con tale tematica sembra non volersi amalgamare eccessivamente. C’è la possibilità che le future puntate definiscano in maniera migliore la tematica della lotta al patriarcato, riuscendo a collegarla alla storia principale, ma al momento il minutaggio speso appare una parentesi discutibilissima di cui si poteva tranquillamente fare a meno.
Il minutaggio supera l’ora complessiva di durata, ma la visione della puntata non ne risente minimamente. Alcuni dettagli appaiono chiaramente come ancora non gestiti correttamente e, sì, sotto certi aspetti la storia rasenta il teen drama. Ma la protagonista è una strega mezzosangue di sedici anni che deve decidere cosa fare della propria vita, come potrebbe non avere una connotazione teen? Apprezzabile, sotto questo aspetto, invece, la decisione di fortificare la caratura horror della storia. Una scelta magistrale che restituisce un bellissimo dipinto di una cittadina cupa, tetra e terrificante sotto molteplici aspetti. E non è nemmeno Halloween.
“Praise Satan.”
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Chapter One: October Country 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.