“Do you use that word anymore? Madness? […] Why we do we do and for who? Who’s worriest for you, doctor? The Task-Master or the Task?”
Iniziata fin da subito con grande enfasi e hype molto alti, questa sesta e ultima stagione di House Of Cards dimostra di sapere ancora reggere il confronto con altre serie ben più blasonate. Segno che, nonostante la perdita del suo protagonista principale (soprannominato l’Innominabile pena scomunica da parte di Holllywood), la forza dell’idea originaria funziona ancora benissimo.
Soprattutto per via del fatto che, in definitiva, Frank Underwood non ha mai veramente lasciato lo show ma vive e lotta insieme a lui viene continuamente citato e la sua figura aleggia ancora dentro le stanze umide della Casa Bianca come uno scomodo spettro.
Sono ancora una volta i suoi intrighi, infatti, a muovere le azioni dei personaggi e di Claire, la nuova protagonista dello show.
La quale, nonostante il carisma e la straordinaria interpretazione di Robin Wright, si lascia rubare un po’ troppo la scena da comprimari e comparse più o meno rilevanti, e soprattutto dai nuovi “villain” di stagione.
“Chapter 67” infatti entra dentro le vicende private della famiglia Shepherd, i nuovi “villain” stagionali rappresentanti dei valori dell’Amerika WASP di Donald Trump, ma soprattutto di quell’America devota al Capitalismo-oltre-ogni-cosa a cui certamente non va a genio un Presidente donna con valori più nobili come Claire.
La caratterizzazione di questi nuovi personaggi, in particolar modo di Annette Shepherd (Diane Lane) nemica-amica di Claire, è veramente fatta molto bene e aggiunge la suspense necessaria in quanto fa vedere lo scontro tra due mondi e modi di vedere la politica completamente diversi (sebbene in teoria siano nello stesso partito) che però sono costretti dalle circostanze a collaborare tra loro.
Già da qui si scorgono numerosi conflitti interni ed esterni che, nel complesso, rendono la trama via via sempre più interessante, anche se rimane il fatto che i cosiddetti “intrighi di palazzo” sembrano spesso più dei conflitti da soap-opera spagnola più che da spy-story a sfondo politico.
Anzi, della politica vera e propria in realtà risulta esserci ben poca traccia, soprattutto quei riferimenti così stretti all’attualità politica vera e propria a cui le azioni di Frank Underwood facevano continuamente riferimento strizzando l’occhio allo spettatore più politicizzato.
In questo episodio ci sono alcuni riferimenti alle catastrofi “naturali” e ambientali (in realtà provocate più dall’uomo e dalle multinazionali che non dalla natura) per cui Belport, ad un certo punto, diventa Milano nell’ora di punta, e all’utilizzo dei Big Data in campo politico, un argomento sicuramente di forte attualità.
Per il resto la trama si focalizza nel tentativo di capire (ma in parte lo si è già capito) cosa si nasconde dietro la morte di Frank, lanciandosi così nel thriller-politico che però viene sempre tenuto con il freno a mano, quasi per paura di togliere l’attenzione a Claire e alle sue vicende. Timore reale in quanto House Of Cards risulta ancora Frank-centrica sotto molti punti di vista.
L’intenso incontro-scontro tra Claire e Doug (in assoluto miglior personaggio visto finora, reso ancora più pazzo e folle da quanto gli è successo) e il cliffhanger finale pare vogliano mettere la parola fine momentaneamente alla “vicenda Frank Underwood” anche se è molto probabile che lo spirito dell’ex-Presidente aleggerà ancora sulla Casa Bianca come un fantasma.
In attesa, quindi, che il commissario Sensualoni scopra cos’è successo a Frank Underwood, però si può godere appieno del solito impianto scenico-registico e dei dialoghi meravigliosamente scritti dagli autori.
Così come della storyline riguardante Claire Hale (così da ora in poi verrà chiamato il personaggio) e il suo background che viene, a poco a poco, scoperto grazie a dei flashback tattici che ne ripercorrono le origini e fanno scoprire retroscena mai visti riguardo il personaggio.
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Chapter 66 6×01 | ND milioni – ND rating |
Chapter 67 6×02 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!