“Playing be incompetent is so exhausting!”
Parafrasando le parole della stessa Claire Hale, potrebbe sembrare che la puntata in questione sia un semplice episodio di raccordo, qualcosa di ingenuo e molto semplice all’apparenza. E in parte lo è.
Ma bisogna aggiungere allora che come episodio di raccordo è fatto veramente bene e che in realtà accadono alcune cose per cui i rapporti con i protagonisti principali (soprattutto tra Claire e Doug) non saranno più gli stessi.
Non si era mai visto finora una puntata che mescolasse in maniera così omogenea intrighi politici (sussurrati e velati per tutto il corso della puntata, ma ben visibili), thriller e dark humour (non potrebbe essere altrimenti vista al situazione).
Il funerale della compianta (?) Catherine Durant si rivela ben presto una scusa per sparlare male di tutto e tutti (come poi avviene sempre in un qualunque funerale italiano) regalando perle di acidità incredibili.
Il tutto in un’atmosfera che sembra sempre richiamare a un thriller psicologico.
Non succede nulla di particolarmente rilevante ai fini della trama generale fino all’ultima mezzora, il che rende “Chapter 69” un episodio particolarmente lento e dialogico.
Ma questo che, in altri serial, sarebbe da additare come un difetto imperdonabile, in House Of Cards diventa il punto di forza in un episodio che si basa tutto sull’arte della diplomazia.
“Chapter 69”, infatti, segna il ritorno sulla scena dell’oligarca russo Viktor Petrov (l’ottimo caratterista Lars Mikkelsen che fa una non poco velata imitazione di Putin) alle prese con un nuovo incidente diplomatico a cui toccherà alla solita Claire e al solito (e sempre più inutile) vice-presidente Mark Usher cercare di risolvere la questione prima che la guerra in Siria faccia scoppiare un conflitto mondiale (ipotesi che ricalca abbastanza fedelmente la realtà).
Come se già questa situazione non provocasse una certa tensione tra i protagonisti dello show (ma in realtà la maggior parte pensa ad altro come se non gliene fregasse una beata minchia) si aggiunge a questo l’indagine personale, condotta dal fido Doug, sempre più dotato di poteri sensitivi in quanto riesce ad infiltrarsi sempre in tutte le discussioni utili a dargli qualche indizio in più sulla morte e sulle ultime volontà dell’ex amato/odiato datore di lavoro.
L’episodio mostra, da questo punto di vista, un ottimo spaccato dei comprimari della serie, in particolare le “retrovie” del Partito (in questo caso Democratico) e i collaboratori della Presidentessa, tutti bene o male protagonisti dell’episodio. Il che, oltre a dare un’ulteriore importanza e sfaccettature a questi, rende bene l’idea della lotta (forse è il caso di dire “guerra”) per il potere che fa sembrare la Casa Bianca una sorta di zona di narcotraffico contesa da dei boss mafiosi (anche Petrov dirà poi che Claire si comporta esattamente come un gangster).
Si crea così una particolare atmosfera thriller a sfondo giallistico-deduttivo à la Agatha Christie, come una sorta di Dieci Piccoli Indiani ambientato nella casa della fino-a-quanto-?-compianta Catherine Durant, protagonista assoluta dell’ultimo flashback in cui si lascia intendere che dietro i vari gombloddi dietro la morte di Frank potrebbe esserci anche lei.
Un dubbio che viene lanciato in più di un’occasione nell’intenso dialogo-scontro verbale tra Claire e Petrov, summa artistica di tutto l’episodio.
Nonostante l’apparente “tranquillità” della puntata, quindi, il funerale della compianta-proprio-per-un-cazzo-Durant diventa una puntata ad alto tasso emotivo, in cui c’è sempre la sensazione che scoppi una rissa tra i personaggi presenti (o tutt’al più la Terza Guerra Mondiale!).
Questo tipo di tensione tiene in piedi meravigliosamente un episodio di raccordo che esce dagli schemi imposti dalla narrazione per offrire sì una pausa da tutte le restanti storylines presenti, ma una pausa che non è per nulla rilassante.
Non rimane che vedere a cosa porteranno gli sviluppi di questo episodio nelle restanti puntate per scoprire chi è l’assassino, sperando, a questo punto, che non sia il maggiordomo!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Esattamente come in tutti i funerali moderni: a nessuno frega un cazzo del morto, ma c’è uno sparlare continuo e numerose frecciatine che non possono non far provare un brivido di piacere allo spettatore. Come se non bastasse c’è il ritorno di Putin/Petrov. Dazvidania!
Chapter 68 6×03 | ND milioni – ND rating |
Chapter 69 6×04 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!