Le numerose sottotrame che contraddistinguono la prima serie polacca targata Netflix rischiano di confondere gli spettatori e anche chi ha il compito di recensire tale show. La storia, puntata dopo puntata, si fa sempre più confusa, ma questo non è certo merito di una trama avvincente e al cardiopalma, ma bensì di un narrazione fortemente caotica, dalla quale è difficile divincolarsi. Con l’operazione Leone Del Nord intrapresa dal Generale Swietobor e appoggiata dall’esercito e dall’Iran, un colpo di mano militare sembrava non solo imminente, ma risolutivo, per le numerose storyline che affollano il mondo di questa serie, ma così non è stato.
La sensazione è che i fantomatici attentati del 1983, qualunque sia stata la loro natura, siano stati una manna dal cielo per il Partito, che in questo modo ha potuto instaurare un regime totalitario e oppressivo sull’intera Polonia.
Un po’ quello che era successo nel celebre fumetto di Alan Moore V per Vendetta, poi pellicola cinematografica di successo delle sorelle (a quel tempo fratelli) Wachowski. La dinamica attraverso la quale i due partiti prendono e mantengono il potere dopo gli attentati è la medesima, così come la via scelta da Ofelia e V per risvegliare il popolo, trasmettere un messaggio che tutti potranno vedere e sentire, dicendo semplicemente la verità, atto mai banale in un mondo dominato da violenza e repressione.
“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario“. (George Orwell, La fattoria degli animali)
In questo episodio, rispetto ai precedenti, la visione è resa meno pesante da un susseguirsi di eventi che, nonostante la confusione narrativa, catturano l’attenzione dello spettatore. La carne al fuoco è tanta, forse troppa, e tra colpi di Stato in divenire, bare vuote e intrighi di ogni genere, almeno succede qualcosa. Grazie ai flashback si scopre come in realtà la vera ribelle tra i genitori di Kajetan fosse la madre e non il padre, il quale decise di tradire la causa, consegnando alle autorità i nomi dei propri compagni.
L’ennesima sottrotrama, quelle degli orfani, si rivela essere decisamente importante, visto che gran parte dei componenti della Brigata della Luce viene da quel contesto, bambini resi orfani dalla repressione e riassegnati ad altre famiglie fedeli al Partito. A differenza del padre, Kajetan decide di mettere a repentaglio la propria vita e tutti i privilegi di cui gode grazie alla relazione con Karolina, scegliendo definitivamente a quale fazione appartiene dopo un telefonatissimo ricongiungimento con Ofelia, di cui si aveva avuto modo di parlare negativamente già dal quarto episodio.
Per un personaggio che finalmente compie le proprie scelte, Anatol al contrario rimane un character poco avvincente e soprattutto ambivalente: mentre si impegna per capire gli inganni che si celano dietro alle macchinazioni politiche del Partito, contemporaneamente continua a dare la caccia a Ofelia e i ribelli della brigata, lasciando perplesso lo spettatore circa lo scopo che l’ispettore voglia realmente raggiungere. Così come, poco comprensibile, risulta l’esiguo screen time dedicato all’operazione del Generale Swietobor, che nel precedente episodio sembrava sul punto di realizzarsi e della quale invece in questa puntata quasi non vi è traccia.
1983 è un prodotto seriale contraddistinto da tanti personaggi e relative storylines che non solo faticano a collegarsi tra loro, ma che hanno rallentato l’avanzamento della trama orizzontale, impantanandola in diverse trame minori, rendendo la visione dello show una prova di pazienza ardua per tutti gli spettatori.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.