C’erano solamente due possibili vie d’uscita per fuggire dal vicolo cieco entro cui si era imbucato il midseason finale: la caduta di Kansas City per mano dei mostri di Michael/Dean oppure un salvataggio in extremis. E si sa bene che, a meno di season finali, la prima opzione non è mai veramente una vera possibilità quanto piuttosto una bellissima carota che viene sventolata davanti allo spettatore per sfidarlo e intrattenerlo.
Missione riuscita anche qui visto che tutto, come da tradizione, sembra essere ripristinato al suo status quo principale in brevissimo tempo senza alcun danno secondario (o almeno questo è quello che viene mostrato dato che ci sono diverse persone che sono rimaste ferite dagli attacchi e che probabilmente si trasformeranno). Detto ciò, c’è di che essere soddisfatti per tutto.
Dean: “Then we don’t kick him out. We keep him in. It’ll hold. My mind, my rules. I got him. I’m the Cage.”
L’intro della puntata mostra subito che c’è qualcosa che non va, e non poteva che essere altrimenti visto come si era conclusa “The Spear“, ovviamente però tutto è estremamente funzionale e volto a catturare l’attenzione dello spettatore che prova fin da subito a capire che magheggio ci sia alle spalle. Il Rocky’s Bar ed il loop infinito entro cui vive Dean sono un’ottima trovata, molto carina (anche se non nuovissime a Supernatural) e ben orchestrata.
“Nihilism” porta avanti la trama in maniera semplice e pulita, sbarazzandosi momentaneamente del problema Michael che quindi ora rimarrà segregato nella mente di Dean per un po’ di puntate (e quindi è plausibilissimo il ritorno dei filler). E non ci si può davvero lamentare perchè allo stesso tempo permette sia di creare un po’ di tensione grazie a quel cacciavite che tiene imprigionato Michael nella cella, sia di approfondire le motivazioni mai rivelate dietro l’ostinazione dell’arcangelo.
Si approfondisce quindi un villain, si porta avanti la trama in maniera molto coesa, si creano dei presupposti per il futuro ed infine si concede un po’ di tempo anche al trio Castiel-Dean-Sam, cosa che non accadeva da molto tempo. En plein.
Castiel: “Why do you love this world enough to risk your own life? Tell me. Why do you hate this world enough to burn it to the ground.”
Michael: “Because I can. Because me and my brother, my Lucifer, when we fought in my world, we thought that God would come back, give us answers, why he’d gone, what we’d done but, instead, do you know what happened? Nothing. No God. Nothing. And now, now that I’m in here, now I know why.
God, Chuck, is a writer, and like all writers, he churns out draft after draft. My world? This world? Nothing but failed drafts. And when He realizes that they’re flawed, He moves on and tries again.
[…] Because He doesn’t care! About you, me, anything. Now, at first, I thought I’d do it better. Show him.
Be more God than God. But now I just want to burn every one of his little worlds until I catch up to the old man.”
Castiel: “And then what?”
Michael: “Even God can die.”
Dulcis in fundo non si può non parlare anche solo brevemente del plot twist con cui Death, cioè Billie, svela a Dean l’unico futuro possibile in cui Michael muore. E quella bocca aperta con cui si chiude l’episodio lascia presagire ad un bel colpo di scena che potrebbe coincidere o con il 300° episodio o “semplicemente” con il season finale. Non c’era modo migliore di terminare un ritorno se non così…
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Spear 14×09 | 1.43 milioni – 0.4 rating |
Nihilism 14×10 | 1.44 milioni – 0.4 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.