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Chernobyl 1×03 – Open Wide, O EarthTEMPO DI LETTURA 4 min

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Dopo il tremendo e tesissimo finale del secondo episodio (il ticchettio del contatore geiger che aumenta la sua frequenza nel buio delle condotte con solo il nocciolo in fusione), la narrazione riprende esattamente da quel punto, con un’inaspettata risoluzione positiva: i serbatoi pieni di acqua non esploderanno più, evitando altre reazioni a catena.
Dopo una piccola gioia, un altro, enorme problema dovrà però essere risolto: il nocciolo sta aumentando la temperatura fondendo la barriera di cemento che lo separava dal suolo, rischiando di andare a contaminare la falda acquifera, fino a raggiungere il grande fiume Dnepr e tutto il suo enorme bacino di utenza. Un centinaio di minatori verranno chiamati (sarebbe meglio dire obbligati) per scavare un tunnel che servirà ad inserire uno scambiatore di calore vicino alla zona incandescente; una missione impossibile.
In parallelo, la fisica Ulana Khomyuk (Emily Watson) cerca di capire cosa sia realmente successo nell’ottica di evitare nel futuro un nuovo disastro.
Chernobyl non è una serie facile da digerire e in questo episodio ce ne si rende conto su più livelli.
Il primo, più evidente, è quello relativo alle conseguenze fisiche sugli esseri viventi: corpi straziati dalle vesciche portate da una “malattia” che non si vede ma che è devastante, rendendo vano ogni intervento sanitario. Durante i vari interrogatori sui “letti di morte”, la sensazione di repulsione verso questi “mostri” va in forte contrasto con l’immediata empatia che si genera verso queste vittime inconsapevoli delle conseguenze dell’incidente.
Un forte e riuscito parallelismo viene fatto attraverso i corpi nudi dei minatori, obbligati a lavorare senza vestiti per tollerare le alte temperature lungo il condotto ma sempre più esposti alle radiazioni. Il corpo umano è totalmente vittima degli eventi visto che non esiste un modo sicuro per evitare l’esposizione alle radiazioni. C’è un forte senso di sacrificio e di paura in molte delle situazioni mostrate, dove ognuno è, in qualche modo, guidato da qualcosa: amore, empatia, dovere, responsabilità.
Proprio a quest’ultima può essere collegato il tema principale dell’episodio e in due diverse situazioni si fa un richiamo ad essa. Nella prima, i due scienziati (interpretati magistralmente dalla Watson e da Harris) si incontrano dopo che lei è stata arrestata dal KGB. Nonostante il pericolo di ritorsione da parte dello stesso KGB, Valerj e Uluna sono guidati dalla loro responsabilità di scienziati, nella ricerca della verità, anche se questa porterà a rischiare sicuramente la loro vita. Nella seconda, Valerj si confronta con il capo stesso del KGB evidenziando come quest’ultimo stia ostacolando le operazioni per risolvere quest’emergenza nella maniera giusta. La risposta del ministro è illuminante, richiamando un concetto di responsabilità collettiva, vista come un cerchio, dove tutti sono controllati da altri all’infinito, perché per il fantomatico bene comune non conta solo la fiducia nelle persone responsabili ma anche il controllo del loro operato. Ed è singolare come proprio le responsabilità ritornino sul rispetto di determinate procedure.
Uno dei tecnici facenti parte del turno notturno che ha dato via all’incidente, afferma ripetutamente ad una preoccupata Uluna che “lui aveva fatto correttamente”, rendendo evidente come il concetto stesso di responsabilità sia sfuggente nel momento in cui un disastro provocato dalla mente umana si abbatte con tutta la sua devastante potenza nella vita di tutti.
Nasce anche il conflitto tra il fare la cosa giusta e fare quello che si desidera. Emblematico che la moglie del pompiere morente, ignara delle conseguenza letali dell’esposizione, scelga per amore di rimanere vicino a suo marito nonostante sia consapevole di essere incinta. Situazioni come questa rendono bene la separazione impalpabile tra tre atteggiamenti dell’essere umano (e i loro opposti): la conoscenza o coscienza, la responsabilità e l’amore verso il prossimo. Spesso ci si trova a fare scelte sbagliate perché guidati da qualcosa di superiore, non valutando le conseguenze che derivano dai nostri comportamenti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Onestamente? Tutto
  • Onestamente? Nulla

 

Chernobyl continua a meritare il voto massimo poiché nella sua splendida messa in scena riesce a parlare di tanti elementi su più piani di lettura, senza sacrificare nulla in termini di spettacolo. Non è una serie leggera, ovviamente, ma non ha una chiara identità e idea di cosa (e come) voglia raccontare uno degli episodi più importanti della nostra storia recente che in qualche modo è stato “rimosso”. Ringraziamo HBO per averci dato un altro prodotto di alto calibro come questo.

 

Please Remain Calm 1×02 1.04 milioni – 0.3 rating
Open Wide, O Earth 1×03 1.06 milioni – 0.4 rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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