“We are all immigrants from somewhere, be it another city, another country or another dimension. As a child, Eve Martin escaped to what should have been a better world. A world where the skies are blue. But now those skies have darkened, and the land below them is a place she is no longer welcome. For Eve Martin, there’s no passport to be stamped for passage out of The Twilight Zone.”
Mentre tutto il mondo è concentrato e discute animatamente del finale di Game Of Thrones, un numero infinitamente più esiguo di persone sta ancora riflettendo su quanto è successo nell’ultimo episodio del revival della serie cult di fine anni 50’, The Twilight Zone.
Il “nuovo” show di Jordan Pelee, nelle vesti anche quest’oggi di narratore, è uno di quei show che non potrà mai nemmeno sperare di poter raggiungere la popolarità del prodotto di punta dell’HBO. La disparità di notorietà è impressionante da quanto è enorme e spiegare perché The Twilight Zone, ad oggi, abbia fatto tutto tranne che breccia nei cuori dei serial addicted di tutto il mon22do è presto detto.
Per prima cosa essendo solo alla prima stagione e non essendosi accasata in un canale mainstream, lo show non ha ancora ovviamente la sua cerchia di fan stabile che segue ogni episodio e che diffonde il verbo a qualsiasi persona che incontra. In secondo piano, ciò che rende probabilmente insormontabile la differenza tra i due programmi, è la complessità che sta alla base di tutte le puntate del revival della CBS All Access.
I fan dell’adattamento televisivo del Trono Di Spade hanno passato stagioni su stagioni a ragionare e a creare moltitudini di teorie con la speranza di vederle realizzate e cercare di comprendere in anticipo il finale, ma non hanno mai dovuto fermarsi e riflettere intensamente su quanto visto nei quaranta minuti di episodio con la speranza di trovare un senso a ciò che hanno assistito. The Twilight Zone, al netto della qualità, non è una serie per tutti e nemmeno lo vuole essere e lo si è notato soprattutto in “Point Of Origin”.
“William, you know when you have that feeling when you see or smell something from the past? And it makes you excited or afraid or whatever, you don’t know the specifics, but it’s intense. At times, when I look at the sky, I feel that. It’s like I’m on the brink of recalling some memory. What if it wasn’t a dream? What if I’m from another dimension?”
Come in tutti gli episodi della serie gli sceneggiatori che lavorano per Peele elaborano una storia funzionale per parlare di qualche tema sociale a loro tanto caro e l’ottavo atto stagionale non è da meno. L’immigrazione è il fulcro principale del capitolo girato da Mathias Herndl e sceneggiato da John Griffin, una scelta piuttosto prevedibile anche se totalmente coerente con quanto visto fino ad ora e, purtroppo, si accoda ai numerosi episodi insipidi usciti fino a questo punto con l’aggravante di essere, forse, il meno riuscito della stagione in corso.
L’odierno episodio ha il demerito di rappresentare perfettamente il secondo punto esposto ad inizio recensione, quando si evidenziava la complessità della comprensione degli episodi della serie, perché, fino a quasi allo spiegone finale di Peele non era ben chiaro l’intento finale o, per meglio dire, la morale che lo show voleva offrire ai propri spettatori. Attraverso Eve Martin, interpretata da una stupenda Jennifer Goodwin, Griffin vuole far riflettere i fan sul problema dell’immigrazione e su tutto ciò che ne comporta dal punto di vista umano per chi subisce quel trattamento freddo ed imperterrito che oggettivizza le persone declassandoli ad oggetti inanimati e senza diritti.
Intento lodevole che non riesce, malauguratamente, ad intrattenere chi volge lo sguardo allo schermo a causa di una narrazione estremamente lenta con accenni a sottotrame, come quella dell’universo degli “alieni”, che vengono solamente accennate e non portate oltre. Uniche note positive sono il solito lato tecnico eccellente dall’inizio della serie e l’ottimo lavoro degli attori che hanno cercato di dare il meglio di sé nonostante abbozzamenti caratteriali davvero sterili di personaggi estremamente trascurabili.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Not All Men 1×07 | ND milioni – ND rating |
Point Of Origin 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.