“Do you deserve to be represented? Yes! Then break the cycle. Make a different choice, an independent choice. Make history. Make this man our first Latino vice president!”
La campagna per le elezioni presidenziali entra nel vivo, diventando onnipervasiva. L’esempio perfetto è rappresentato dall’immagine: Aaron e Isabel devono recitare la parte della coppia innamorata, pronta a portare in alto il nome della comunità latina (e portoricana in particolare) mentre in realtà non stanno più insieme. Questo però è ancora un risvolto prevedibile della sete di potere e della corsa alla poltrona, il pubblico è ben abituato a vederlo rappresentato da secoli ormai, nella letteratura e a teatro.
Il discorso di Miss Pardo può essere messo in relazione con quello di Daenerys Targargaryen nell’ultima puntata di Game Of Thrones, forse perché ambedue si rifanno a modelli classici fra i più famosi. Se la Khaleesi mescolava accenti hitleriani ad echi napoleonici (sembrava di sentire il manzoniano 5 Maggio “dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno“) Isabel si rifà più al Terzo Stato durante la Rivoluzione francese. In entrambe, però torna il concetto di “spezzare la ruota” ma tanto la ruota non si spezza. C’è sempre quella voglia, anche legittima, di sfuggire ad un destino di sottomissione che sembra segnato e deciso da altri. Per fortuna, inoltre, Isabel non è pazza e non ha un drago a sua disposizione (anche se con gli armamenti e la tecnologia in possesso degli Stati Uniti si può comunque devastare il pianeta più e più volte).
Il baratro si apre quando si assiste alla spiegazione di quale sarebbe il motivo del piano di genocidio mediante guerra batteriologica: il controllo dei bacini elettorali, perché con tutta questa immigrazione i cosiddetti bianchi rischiano di ritrovarsi in minoranza.
Dipenderà anche dalla diversità di sensibilità tra italiani e statunitensi, ma una simile motivazione è talmente forte da risultare proprio difficile da credere e quando, davanti ad un show tv, si sospende l’incredulità, è sempre un male. Da vedere, a tal proposito, come viene svolto il tema nel romanzo Inferno di Dan Brown.
Per fortuna tutto si riequilibra nel finale, grazie ad Emily e alle sue scoperte, anche di straforo: il caso potrebbe essere un po’ più complicato di così, potrebbe non essere tutta colpa di Cornelius Moss, per quanto Lorraine Zimmer accolga con gioia ogni occasione di screditare l’avversario, da brava malata del proprio lavoro di curatrice di campagne elettorali.
Proprio Miss Rhodes, però, si rende colpevole di un momento altrettanto agghiacciante se non di più, per quanto più piccolo. Si trova al capezzale della madre, morente tra atroci sofferenze di cancro alle ovaie, la quale chiede l’eutanasia e le chiede…di aspettare qualche giorno perché ci sono le elezioni. Un qualcosa di semplicemente non commentabile. A tutto c’è un limite, anche allo stress, al lavaggio del cervello ed alla dedizione ai propri compiti.
A confronto la storia di Seth e della figlia, per quanto introdotta un po’ per caso e un po’ per forza, diventa una perla di realismo, con la ragazza che sfrutta l’aggancio per avere un posto di stagista alla Casa Bianca. Molto ci sarebbe comunque da dire sull’introduzione e sulla sparizione di diversi personaggi da un momento all’altro, senza particolare grazia, complici anche i continui cambi di showrunner e, infine, il passaggio su Netflix.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).