“I don’t give a shit what people think about me.”
Jessica Jones e la sua trama principale procedono spedite grazie ad una serie di episodi ad alto tasso di adrenalina che, seppur con diversi difetti, invogliano all’episodio immediatamente successivo. L’indagine della detective e la caccia al serial killer continuano in un gioco perverso dove ognuno sferra le sue mosse migliori. La partita tra i due è senza esclusione di colpi ma, a rimetterci, questa volta è Trish che perde la madre e la brocca. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto il pregio migliore dell’episodio è Jessica che viene catapultata in una situazione che non le appartiene ma che genera un effetto accattivante sullo spettatore: il difetto più evidente è quello di non essere una persona empatica, o meglio quello di non trasmettere empatia agli altri e perciò, quale miglior occasione di dimostrarlo di un salotto televisivo, dove essere se stessi è particolarmente deleterio? I minuti migliori sono proprio quelli dedicati al siparietto tra Dorothy, le sue figlie e le telecamere, passaggi che da un lato servono ad alimentare la trama, dall’altra giocano con il personaggio di Jessica Jones, non proprio adatto a convenevoli o interviste circostanziali. Se è sempre stata Trish a imbucarsi nel mondo di Jessica, questa volta accade il contrario ed è delizioso come l’investigatrice schifi con ogni cellula del suo corpo il mezzo che le serve per raggiungere il suo fine.
La partita che si sta giocando è la più classica del genere: il villain e l’eroe si punzecchiano a distanza in attesa dello scontro vis-à-vis che concluderà la disputa. Se fino allo scorso episodio Jessica sembrava un passo avanti rispetto al nemico, adesso è proprio quest’ultimo ad avere in mano la situazione, mirando al lato personale della protagonista traendola in inganno circa la reale identità della sua prossima vittima. In tutto ciò, quello che emerge chiaramente è che Jessica ha una pessima credibilità agli occhi dell’opinione pubblica e alcune delle sue pretese appaiono frutto di scarsa astuzia e mente poco lucida. L’unico difetto dell’episodio potrebbe essere questo voler arrestare a tutti i costi qualcuno solo sulla parola o la fiducia (che Jessica comunque non emana), il ché non sembra la mossa di un investigatore che dovrebbe stare al passo con la disturbata mente dell’assassino: frignare ogni due puntate al detective Costa di arrestare Salinger non farà di quest’ultimo un pluriomicida.
Per completezza di analisi dovremmo poi parlare di tutti gli altri; di Hogarth, di Erik che si è buttato latitante, di Malcom salvato in calcio d’angolo, di Trish che continua a vendere maglioni e a fare la super eroina, senza saper fare bene né l’uno né l’altro. Tuttavia non si può non ammettere che l’episodio è retto unicamente sulle spalle di Krysten Ritter, un po’ per la scrittura del personaggio, un po’ tanto per la performance della sua interprete che ha un potere ammaliatore che pochi attori possono vantare. Gli altri purtroppo non riescono a sostenere il paragone. Un peccato se si pensa al personaggio di Malcom, che in due stagioni era riuscito a diventare quasi un comprimario della protagonista, con la sua verve, la sua intelligenza e il suo amore devoto per l’Alias Investigation. Purtroppo il ragazzo non era pronto ad allontanarsi dalla sua mentore e, infatti, una volta toccata con mano la probabilità di essere divorato in un mondo che conosce ancora troppo poco, torna lì, dove sarebbe dovuto sempre essere.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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AKA The Double Half-Wappinger 3×07 | ND milioni – ND rating |
AKA Camera Friendly 3×08 | ND milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.