Ci sono voluti ben otto episodi ma alla fine al finàl Narcos: Mexico è tornato ad avere un buon livello ed il merito è principalmente dovuto ad una puntata ricca d’azione, un morto importante e ad un’elezione che ha il sapore di primarie italiane. Ancora una volta, e parlando più in termini generali, sia Narcos che il suo spin-off Narco: Mexico riescono a dare il meglio di sè quando, partendo da un elemento storico generalmente noto ai più, si piega la storia in funzione della narrazione della serie, e non viceversa. È il caso sia della morte di Acosta, sia delle famigerate elezioni del 1988 in Messico. Il tutto senza considerare l’ansia per quelle 70 tonnellate di droga che aspettano solo di passare la frontiera nei “nuovi” aerei della Amado Airlines.
LA “PUTA COMPUTADORA” DI MIGUEL ÁNGEL
Bisogna partire da un’assunzione: come in tutte le migliori democrazie corrotte, i tramacci vengono svelati solo dopo diversi lustri in modo tale da ridurre l’impatto negativo su chi ha perpetrato la furbata. In questo caso il Messico, già abbastanza corrotto dai cartelli della droga, si è rivelato ancora una volta vittima di una strategia più grande che ha coinvolto politici ed “imprenditori locali”, come il señor Gallardo. Anche se i nomi ufficialmente non sono stati rivelati, l’ex Presidente del Messico (dal 1982 al 1988, per essere precisi) Miguel de la Madrid ha confessato un certo livello di corruzione nei dati che hanno portato alle elezioni del 1988.
A questo punto il prodotto Netflix è esploso in tutta la sua potenza, prendendo la storyline fin qui costruita (con un Felix ormai alle strette sia da parte di Pacho ed Escobar, sia dall’altra con un mancato accordo politico) farcendola con elementi storici che valorizzano ulteriormente la narrazione. Ed il risultato, sia in termini emozionali, sia in termini storici è di nuovo ai cari, vecchi, elevatissimi standard delle prime stagioni.
ACOSTA, LO STOICO
La Volpe di Ojinaga, detto anche El Zorro de Ojinaga e registrato all’anagrafe dello stato di Chihuahua con il nome di Pablo Acosta Villarreal, è morto. Ed è morto in tutto il suo splendore, aspettandoselo ma soprattutto lottando fino alla fine, insieme al suo popolo, il popolo che lo amava e lo difendeva.
Ora, si prenda questa trasposizione della storia di Acosta e la si analizzi in maniera più oggettiva: è del tutto opinabile (visto che non ci sono certezze a riguardo) quanto fosse vero l’amore dei concittadini di Acosta, ma il valore aggiunto di un “narcotrafficante dal cuore d’oro” per la storia ha il suo perché. Quindi, tralasciando la veridicità di quanto visto, Acosta si conferma come una perdita importante (ma necessaria) per lo show che però, proprio nel suoi ultimi momenti di gloria, mostra la più grande scena d’azione probabilmente dell’intera serie. Insomma: un addio in pompa magna piuttosto gratificante. Anche se non per Walt Breslin.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Truth And Reconciliation 2×07 | ND milioni – ND rating |
Se Cayó El Sistema 2×08 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.