“And you know what my heart tells me, sir? If the South Americans can’t bring their goods to market here, they’re gonna climb in bed with the Commies. Is that what we want in our backyard? No, the only thing that we should have in our backyards are Slip ‘N Slides and wieners on the grill and capitalist women in itsy-bitsy, teeny-weeny, yellow polka-dot bikinis. So, Mr. President, you must sign the bill to lift the South American embargo. […] Just thought I needed to be honest, sir. With Lottie and the kiddos up in that big amusement park in the sky, I just can’t keep quiet about the things that matter.
Life is too short. It’s just too gosh-darn short, sir.”
L’episodio in questione arriva in un momento e in punto fondamentale all’interno della linea orizzontale di questa prima stagione di Hunters. Nelle precedenti puntate lo spettatore ha ormai fatto la conoscenza approfondita di quasi tutti i membri dei Cacciatori, il cui minutaggio (e relativa importanza all’interno della trama) varia di episodio in episodio, come giustamente si addice ad uno show corale come questo.
Così, se in “At Nights, All Birds Are Blacks” l’attenzione si concentrava più sui personaggi “multi-etnici” del gruppo (Roxy e Joe) e su Lonny, qui Roxy fa giusto una mera comparsata iniziale e Joe è protagonista di una singola e struggente scena con un suo ex-commilitone. L’attenzione stavolta si concentra invece sul background della coppia Mindy-Murray e su Sister Harriet.
Riguardo i primi, il matrimonio della figlia Amy è l’occasione per portare alla luce un particolare tragico riguardante la loro detenzione nel campo di concentramento, conferendo così ancora più umanità e tenerezza a questa coppia. La scena del matrimonio ha inoltre il compito di far compiere a Jonah quel salto definitivo all’interno della propria comunità e la scelta di abbracciare in pieno la “missione” dei Cacciatori. Il “giovane Amleto ebreo” ha dunque trovato in qualche modo la propria ragione d’essere, come dimostra il dialogo con l’amico Sherman e la commossa Birkat Hagomel (tradizionale preghiera di ringraziamento ebraica). Non a caso il titolo dell’episodio richiama la fedeltà e il senso di appartenenza al popolo e alla religione ebraica, uniti all’affetto famigliare di cui è protagonista il personaggio biblico di Ruth (da qui si capisce anche il nomen-omen della nonna di Jonah).
La storyline di Mindy-Murray fa da contraltare a quella di Sister Harriet, il cui background viene anch’esso approfondito mettendo in luce un particolare interessante per quanto riguarda la sua “vocazione religiosa” e la sua partecipazione alla missione. Allo stesso modo, l’episodio in questione getta finalmente un po’ più di luce (anche grazie al ruolo di Mollie, interpretata dalla sempre ottima Jerrika Hinton) sull’Operazione Paperclip, cioè il modo in cui i nazisti sono riusciti ad inserirsi all’interno degli USA, con la complicità dello stesso governo statunitense.
Proprio i villains dello show (i nazisti stessi) diventano sempre più protagonisti della serie, pur rimanendo però ancora molto “attendisti” per quanto riguarda l’azione vera e propria. Se è vero che, nell’ultima scena e nel cliffhanger finale, si ha la prima vera “contro-reazione” al gruppo dei Cacciatori, è pur vero che appare abbastanza artificioso il modo con cui Travis e Tobias riescono a penetrare all’interno della sede ebraica, così come lo stesso piano di Travis e la paura di affrontare i bodyguard di Meyer (mentre in altri episodi non esita a fronteggiare individui armati). Rimane il fatto che, anche grazie a questo stratagemma, si vede una maggior introspezione all’interno del gruppo dei nazisti, nonché un primo esempio di scissione all’interno di questa “setta” che sembrava, negli episodi precedenti, fin troppo coesa fra loro. Fra tutti spiccano, come ormai consuetudine, la solita misteriosa Colonnello (Lena Olin) e Biff, il quale (complice anche la meravigliosa “faccia da schiaffi” dell’attore Dylan Baker) è senza dubbio il character più “simpatico” e carismatico del gruppo dei villains. Da segnalare il suo monologo (vedi citazione sopra) impreziosito dalla colonna sonora dell’inno americano in sottofondo.
In questo senso c’è una perfetta simmetria fra “buoni” e “cattivi” nello show, in cui entrambi si dimostrano coerenti con loro stessi e tridimensionali, perfino i personaggi più “macchiettistici”. La necessità di dare a ciascuno di loro il giusto spazio all’interno di ogni episodio è la ragione della durata (forse un po’ troppo eccessiva) degli episodi. Ma d’altra parte, non si può certo dire che manchi l’azione (soprattutto in questo episodio) e che non ci sia un ritmo narrativo incalzante tale da rendere impossibile annoiarsi anche durante una visione così lunga.
Soprattutto per queste ragioni Hunters rimane uno dei prodotti meglio riusciti di Amazon Prime nel 2020: un viaggio all’interno della storia e del folklore ebraico fatto in una maniera molto “pop” e accattivante. Ora che i nazisti hanno fatto la loro contro-mossa non rimane che vedere la prossima azione nella scacchiera narrativa (non solo quella della sigla) di Hunters!
“Ma Ruth rispose: “Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anche io; dove ti fermerai mi fermerò: il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio;”
(Bibbia, Libro di Ruth 1:16)
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At Nights, All Birds Are Blacks 1×05 | ND milioni – ND rating |
(Ruth 1:16) 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!