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La narrazione di Star Trek: Picard continua a procedere spedita, regalando anche in “The Impossible Box” colpi di scena e rivelazioni. Anzi, più ci si avvicina al finale di stagione e più si ha l’impressione di una gradita accelerata, quasi si dovessero recuperare tappe sulla tabella di marcia dopo le lungaggini (tutt’altro che disprezzabili, sia chiaro) dei primi episodi. Nel contempo, anche questo episodio non esita a giocare sul passato e a inserire easter eggs, rimandi, agganci più o meno palesi a The Next Generation, rendendo questa serie un prodotto pienamente gustabile solo dai veterani della saga.
In particolare, si gioca molto sui passati trascorsi tra Jean-Luc Picard e i Borg. Va ricordato, infatti, che per un breve periodo l’ex-capitano dell’Enterprise è stato assimilato diventando Locutus, e questo ricordo traumatico perseguita ancora il nostro eroe a distanza di anni, ripresentandosi inevitabilmente quando deve mettere piede sull’Artefatto e cercare Soji. Solo chi ha seguito le avventure del calvo capitano può immaginare il disagio di cui è preda al pensiero di tornare su un Cubo Borg o percepire tutta la portata dei timori che lo attanagliano mentre fa scorrere vecchie immagini d’archivio e si sofferma infine sulla foto di Locutus, che la regia a un certo punto sovrappone al vero volto di Picard in un’inquadratura sinistramente affascinante.
In particolare, si gioca molto sui passati trascorsi tra Jean-Luc Picard e i Borg. Va ricordato, infatti, che per un breve periodo l’ex-capitano dell’Enterprise è stato assimilato diventando Locutus, e questo ricordo traumatico perseguita ancora il nostro eroe a distanza di anni, ripresentandosi inevitabilmente quando deve mettere piede sull’Artefatto e cercare Soji. Solo chi ha seguito le avventure del calvo capitano può immaginare il disagio di cui è preda al pensiero di tornare su un Cubo Borg o percepire tutta la portata dei timori che lo attanagliano mentre fa scorrere vecchie immagini d’archivio e si sofferma infine sulla foto di Locutus, che la regia a un certo punto sovrappone al vero volto di Picard in un’inquadratura sinistramente affascinante.
Ma in ogni momento buio c’è sempre uno spiraglio di luce, qui costituito dall’incontro con l’ennesimo personaggio familiare ai fan della saga, Hugh (Tug nel doppiaggio italiano), altro ex-Drone Borg che può ben comprendere come si senta Picard. La sua battuta “And you are Jean-Luc Picard, not Locutus” non è una frase di circostanza, ma ciò di cui il protagonista eponimo della serie ha bisogno per rincuorarsi definitivamente.
Non meno importante è la visita che Jean-Luc compie nei locali dell’Artefatto dove si “recuperano” i Borg dopo l’asportazione chirurgica degli innesti cibernetici. E’ un momento importante perché ribalta completamente l’opinione che il nostro eroe aveva espresso poche scene prima sui pericolosi alieni: dalle dure e sprezzanti parole pronunciate a bordo della Sirena (“They don’t change, they metastasize”) si passa, forse un po’ troppo bruscamente (ma i tempi narrativi dello schermo questo impongono) a un giudizio assai più compassionevole e simpatetico (“They’re victims, not monsters”).
A livello narrativo, “The Impossible Box” vede finalmente realizzarsi l’incontro tra Picard e Soji, segnando così la fine della quest che aveva mosso la prima parte della trama e aprendo le porte a nuovi, interessanti scenari; ma soprattutto, finalmente appare chiaro il piano dei fratelli Narek e Narissa, si spiega perché il primo giocava al piccioncino melenso e si capisce il motivo per cui Soji era stata mantenuta in vita, invece di essere eliminata come la gemella sulla Terra. La “figlia” di Data si rivela l’unica depositaria della conoscenza sulla posizione del pianeta dei Sintetici, che presumibilmente il Tal Shiar vuole spazzare via nella crociata contro qualsiasi forma di vita artificiale e meccanica; ma una volta servita allo scopo diventa eliminabile e così, a malincuore, Narek deve decretarne la condanna a morte. Soji si salva solo grazie alla scoperta, a dir la verità piuttosto provvidenziale e forzata, di avere i pugni nella mano una superforza da androide che le permette di sfondare il pavimento a suon di pugni e scappare dalla stanza in cui era prigioniera. Ma chiudendo un occhio su questa piccola forzatura (Soji non si era mai accorta di avere una forza superiore al normale?) l’intera gestione delle rivelazioni, della fuga e dell’incontro con Picard è piuttosto pregevole.
Lo stesso non si può dire per la gestione di alcuni dei comprimari. La dottoressa Jurati, dopo le ottime impressioni suscitate dalla scoperta del suo doppiogioco nel finale di “Stardust City Rag”, si riduce a dar vita a una liaison con il capitano Rios tanto improvvisa e nata dal nulla quanto agghiacciante nei dialoghi, al punto da far rimpiangere persino certe situazioni di Star Trek: Discovery o gli intrallazzi di Soji e Narek degli episodi precedenti. E’ un vero peccato vedere persino la saga di fantascienza per eccellenza della televisione piegarsi a certe meccaniche hollywoodiane e infilare tensioni sessuali e relazioni amorose di cui si potrebbe fare volentieri a meno.
Non va meglio col personaggio di Elnor, che continua a essere il più approssimativo e abbozzato dei comprimari, con uno spessore caratteriale pari a zero e un carisma sotto i piedi. Si fatica ancora a capire quale sia la sua utilità, visto che ai fini narrativi Hugh basterebbe da solo per coprire la fuga di Picard; anzi, la sua provvidenziale comparsa sull’Artefatto apre un altro quesito non da poco, ossia come sia possibile che sia arrivato fin nel cuore di un Cubo Borg pieno di sicurezza senza essere visto e fermato prima. Ah, i misteri del teletrasporto!
Non va meglio col personaggio di Elnor, che continua a essere il più approssimativo e abbozzato dei comprimari, con uno spessore caratteriale pari a zero e un carisma sotto i piedi. Si fatica ancora a capire quale sia la sua utilità, visto che ai fini narrativi Hugh basterebbe da solo per coprire la fuga di Picard; anzi, la sua provvidenziale comparsa sull’Artefatto apre un altro quesito non da poco, ossia come sia possibile che sia arrivato fin nel cuore di un Cubo Borg pieno di sicurezza senza essere visto e fermato prima. Ah, i misteri del teletrasporto!
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“The Impossible Box” ha difetti non da poco, soprattutto nella gestione dei comprimari, eppure i grandi passi in avanti fatti dalla trama, l’atteso incontro di Picard con Soji e i pregevoli riferimenti al passato del protagonista la rendono una delle migliori puntate fino ad adesso. C’è solo da sperare che i prossimi due appuntamenti settimanali si mantengano su questo livello e regalino una degna conclusione alla prima stagione del ritorno di Picard.
Stardust City Rag 1×05 | ND milioni – ND rating |
The Impossible Box 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.