Arrow 8×02 – Welcome To Hong KongTEMPO DI LETTURA 5 min

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Laurel Lance/Black Canary (Earth-2): “How am I supposed to move forward when everyone I’ve ever loved is gone?”
Lyla Michaels: “By not giving up. By doing the right thing. We honor the dead by fighting for the living.”

Cap. Willard (Apocalypse Now): “Saigon. Cazzo. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla.”

Con queste parole si apre Apocalypse Now, film-capolavoro del regista Francis Ford Coppola del 1979. Una pellicola che rappresenta a tutti gli effetti quella che è stata la “Guerra del Vietnam” e il trauma collettivo che questa ha portato nella coscienza collettiva americana.
Lo stesso tipo di trauma (e il relativo “senso di colpa”, tipico dei sopravvissuti) accompagnano le azioni dei tre protagonisti principali di questo episodio “esotico” di Arrow. E, forse, non a caso, la scena iniziale dell’episodio si apre con quella che sembra, a tutti gli effetti, essere una citazione della pellicola di Coppola. una stanza d’albergo con climatizzatore che sventola su uno stanco e “sopravvissuto” Oliver. Manca solo la colonna sonora dei Doors (e vista la direzione presa dalla serie sarebbe stata anche azzeccata).
La scelta però non è solamente stilistico-citazionista ma anche funzionale alla trama stessa. Dopo il “casino” (per usare un eufemismo) della scorsa puntata, Monitor (LaMonica Garrett) decide infatti di concedere una seconda possibilità ad Oliver & Company (oggi si offrono citazioni) ossia il trio ormai fisso composto da Oliver Queen, John Diggle e Laurel Lance/Black Canary di Earth-2 (un’ottima e qui monumentale Katie Cassidy) compiendo per lui l’ennesima missione, trascinandoli di forza ad Hong Kong.
E questo, in base alla logica delle narrazioni DC (ma in generale di qualunque prodotto supereroistico ammerigano che decide di ambientare le proprie vicende in Asia) significa una sola cosa: scene di combattimenti e arti marziali a gogo!
E infatti non passano pochi secondi che, con un colpo di scena “in medias res”, il duo Oliver-John comincia il suo primo combattimento contro la Triade sulle scale dell’hotel. Se dal punto di vista registico tutti i combattimenti presenti nella puntata risultano molto ben diretti e studiati alla perfezione (in alcune scene sembra di ri-vedere il primo Marvel’s Daredevil), dal punto di vista della trama si nota una certa ridondanza nel far vedere un combattimento/inseguimento ogni 10-15 minuti. Ma d’altro canto si sta parlando di una serie action mainstream per cui non si può fare altrimenti. per fortuna l’ambientazione asiatica è anche la scusa per ripescare dal cassetto alcune “vecchie glorie” della serie DC/theCW come Tatsu/Katana (Rila Fukushima) e China White (Kelly Hu), sempre molto apprezzabili.
In particolare il personaggio di Katana si ricollega direttamente al tema del “senso di colpa” del sopravvissuto che fa da leitmotiv a tutto l’episodio (e a cui l’ambientazione asiatica richiama, almeno iconograficamente) e di cui è emblema il personaggio stesso, come sa bene lo spettatore esperto del fumetto. Infatti le scene migliori, al di là di quelle puramente action, sono soprattutto quelle dialogiche tra Oliver e la stessa Katana sul vero significato della sua missione e sulla necessità di dover patire tante sofferenze e perdite in nome di una missione non meglio definita. In questo senso Oliver/Arrow si trasforma veramente in un personaggio shakesperiano, perennemente in bilico tra sentimenti e senso del dovere. Allo stesso modo (come già detto) ottima anche l’interpretazione di Katie Cassidy che dà voce e corpo al dolore del suo personaggio, costretta ad accettare la sorte del suo mondo che, a quanto pare, risulta scomparso per sempre. E ottima anche la complicità che si crea tra lei e il personaggio di Lyla Michaels (Audrey Marie Anderson), entrambe unite dal dolore della perdita di persone care.
Tutti personaggi che, messi insieme in un unico episodio, mostrano la grande qualità e ricercatezza di scrittura, da parte dello show, nello sviscerare i temi mostrati. Rimane, come unico elemento negativo, l’approccio dei personaggi nei confronti di Mar Novu/Monitor che si risolve in un cliffhanger finale piuttosto ambiguo. Da un lato c’è entusiasmo per la prossima località scelta, Nanda Parbat, e tutto ciò che questo nome richiama nella mente dei lettori di fumetti DC (e fan dell’Arrowverse ovviamente) e per lo svelamento del doppio gioco compiuto da Lyla (che risolve, per fortuna, molti buchi di sceneggiatura che si sono visti fino a quel momento durante la puntata). Dall’altro, le considerazioni finali di Oliver e i dubbi sulla missione portata avanti finora (che gli vengono solo adesso? e solo dopo la quasi-morte di Katana?) nonché il “piano” pensato per mettere Monitor all’angolo, appaiono un po’ superficiali e in parte smorzano tutto il percorso e la caratterizzazione drammatica che finora era stata portata avanti dai suddetti personaggi. Ma per capire esattamente se sia stato solo tempo perso o altro bisogna necessariamente continuare al visione e vedere cosa gli autori hanno in serbo per i prossimi episodi, il che è comunque un punto a loro favore.
Quello che purtroppo latita veramente nell’episodio è, invece, tutto ciò che riguarda la storyline del 2040, qui ridotta a pochi e scarsi minuti, puramente dialogici, in cui l’unica vera “scossa” si ha solo nel finale. Per il resto l’unica cosa che impara lo spettatore è che “JJ” (Chartlie Barnett), il fratello “malvagio” di Connor (Joseph David-Jones) è effettivamente… malvagio (e non ci voleva certo un intero episodio per capirlo)!
Questa è davvero l’unica pecca in una puntata che rimane comunque perfetta sotto il profilo tecnico tra regia, scrittura e interpretazione, tutto basato sul filler nostalgico (con le continue scene-rewind delle precedenti stagioni) ma anche sulla continua evoluzione dei propri personaggi. La Crisi è ormai vicina, ma non si può dire che questi episodi non facciano di tutto per far rimanere incollato lo spettatore fino all’ultimo!

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ambientazione asiatica = coreografie e arti marziali spettacolari…
  • Il trio Oliver-John-Laurel
  • Laurel e il “senso di colpa del sopravvissuto”
  • Ritorno di Katana, China White e Lyla Michaels
  • Cliffhanger finale (gita a Nanda Parbat?)
  • …spesso un po’ fini a sé stesse!
  • La storyline del 2040 latita sempre di più
  • I dubbi sulla condotta di Mar Novu/Monitor solo a fine episodio?

 

Episodio tutto basato sul filler: tra scene nostalgiche e lutto per chi se n’è andato e non c’è più. L’ambientazione ad Hong Kong è ricca di fascino ed è funzionale al leitmotiv del “senso di colpa del sopravvissuto” che pervade la puntata. C’è la sensazione che ci si sta avvicinando alla fine, inevitabilmente. Ma se questo è il modo di arrivarci, ben venga!

 

Starling City 8×01 0.84 milioni – 0.3 rating
Welcome to Hong Kong 8×02 0.77 milioni – 0.3 rating

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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