La registrazione di una demo è il secondo più grande sogno di ogni artista, ovviamente il primo è l’aver successo proprio grazie alla demo. Nel mondo della musica è come un biglietto da visita, una prima presentazione di tutto il meglio che la band o l’artista in questione sa fare, il tutto racchiuso in un concentrato di melodie, testi e ritmi che devono essere in grado di ammaliare i produttori in modo che poi questi trasformino il misconosciuto strimpellatore in una rock star. Charles Manson sperava e credeva di poter seguire questo percorso ma tuttavia le cose sono andate in maniera diversa, purtroppo o per fortuna.
“Home Is Where You’re Happy” è una puntata importante, non eccelsa come d’altronde non lo sono state le tre precedenti, ma sicuramente un primo punto di svolta per la serie. L’episodio infatti si permette di affrontare vari momenti clou come il primo faccia a faccia tra Hodiak e Manson e lo “smascheramento” di Ken di fronte a Manson e sua figlia Emma, due elementi che di fatto si aspettavano con ansia già dal pilot. Esattamente grazie a questi 40 minuti si ha finalmente sul tavolo tutte le carte scoperte con Manson che è a conoscenza di essere nell’occhio del ciclone grazie ad Hodiak e ad il loro incontro, Sam castrato della sua virilità di uomo e anche di padre di fronte a tutti, Hodiak finalmente edotto della situazione in cui è stato gettato per recuperare Emma. Insomma tutti i protagonisti ora sono a conoscenza l’uno dell’altro e questo sicuramente gioverà allo sviluppo dei restanti 9 episodi.
Si poteva lasciare Emma a vivere nella comune dove Manson regnava, la si poteva continuare a trattare da prostituta per almeno un altro paio di puntate perchè, tanto, è il massimo che si può aspirare dal suo ruolo di ragazzina ribelle viziata, ed invece gli sceneggiatori hanno avuto il coraggio di “salvarla” forse prima del tempo, andando a modificare un ecosistema che però, a detta dello stesso Manson, ritornerà allo stato originario in breve tempo: “Everybody relax. She’ll be back“. Il lavaggio del cervello che Manson ha fatto ad Emma è visibile in tutto il suo stato confusionale (dovuto all’LSD) che manifesta nel finale dove, proprio grazie all’onestà intellettuale elargita dalla droga, esprime tutti i suoi pensieri primari: “Okay, Mommy. Take me home.“, “You can’t take me away from my family! You can’t take me away from him!“, “Charlie! Charlie! Charlie, help me! Charlie!“. Si può davvero usare la droga come scusa per giustificare i pensieri basilari che passano per la mente della ragazza ma davvero non si può negare che sarebbero stati gli stessi anche senza l’effetto dell’LSD visto che la ragazza non ha mai espresso molto carisma o un quoziente intellettivo superiore ad una Barbie. Detto ciò è anche evidente però che Manson, come plagiatore, ha davvero molto successo risultando decisamente più abile come manipolatore di (deboli) menti che come cantautore.
Aquarius però si fa notare più per la trasposizione della realtà dell’epoca piuttosto che per la vicenda legata a Charles Manson. I due filoni viaggiano paralleli quasi come due storyline separate in cui da una parte si porta avanti la vita nella comune di Manson, dall’altra si assiste alla routine quotidiana di un poliziotto nella California del 1967 dove la legge aveva tutto un suo significato. Essere un poliziotto negli anni ’60-’70 equivaleva all’accettazione di essere chiamato “pig”, equivaleva allo scendere a compromessi con determinate cose e accettare che le cose andassero un po’ a modo loro, specialmente se riguardavano la comunità nera. In questo contesto le scritte sul garage di Brian sono emblematiche di una tensione razziale mai quietata e ancora vivida soprattutto dopo la firma del Civil Rights Act nel 1964 e del Voting Rights Act nel 1965, distanti ormai solo 2-3 anni. Essere sposato con una donna di colore e allo stesso tempo essere un poliziotto è un brutto mix, mal visto dalla società, mal visto dagli stessi poliziotti ed in generale veramente molto difficile da realizzare per il periodo storico. Aquarius in questo filone però ci sguazza e riesce perfettamente a riportare alla luce gli antichi rancori che la società americana ha vissuto, un periodo storico difficile ma fondamentale per la società civile e moderna che dovrebbe essere ora l’America.
Il concetto ultimo che lega però tutte le trame di “Home Is Where You’re Happy” è però proprio il significato stesso del titolo. Emma, per quanto sia in grado di intendere e volere, ritiene casa sua la comune gestita da Manson, allo stesso modo “home” è quella dove un poliziotto bianco ed una donna di colore stanno crescendo la loro figlia. Sono punti di vista diversi ma se veramente ciascun essere umano trova la propria casa in un posto che lo rende felice, beh, qui quasi tutti hanno una casa in cui tornare a fine giornata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Never Say Never To Always 1×03 | 3.90 milioni – 0.7 rating |
Home Is Where You’re Happy 1×04 | 3.74 milioni – 0.8 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.