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Che non fosse la migliore annata di Arrow questo lo si era già capito da un po’. Ed è un gran peccato se si pensa ai grossi miglioramenti fatti nella scorsa stagione grazie ad Adrian Chase, il percorso che ha portato Oliver ad accettare le vere motivazioni dietro il semplice “indossare il cappuccio” e la creazione del (ora ex) Team Arrow. E non si sta parlando di una stagione con un livello qualitativo incommensurabile perché, in fin dei conti, la 4° stagione era talmente becera che per fare meglio bastava veramente poco. Tuttavia, il problema va riscontrato nel totale focus su Damien Darhk e sulla magia: due cose di cui Arrow avrebbe volentieri fatto a meno. Non per niente Darhk ha funzionato (e funziona) tuttora meglio in DC’s Legends Of Tomorrow.
Nello specifico, e andando a portare un po’ di frecce al nostro arco (battutona), “We Fall” rappresenta di fatto un’accozzaglia di eventi e di personaggi che tentano in qualche modo di farsi largo all’interno del sempre più ampio minutaggio che gli sceneggiatori cercano di riempire, ed in tal senso l’assenza dei flashback comincia a farsi sentire pesantemente. A margine di tutto ciò, lungo l’arco della puntata, vengono sganciate costantemente varie asserzioni importanti da parte dei character che poi, poco dopo, agiscono in maniera diametralmente opposta. Ed è esattamente in questo circolo vizioso di “statement” e promesse non mantenute che si concludono in azioni contraddittorie che (purtroppo) Arrow sta trovando il suo modus operandi della stagione: Oliver e Dinah sono due esempi perfetti di questo non-sense.
Nello specifico, e andando a portare un po’ di frecce al nostro arco (battutona), “We Fall” rappresenta di fatto un’accozzaglia di eventi e di personaggi che tentano in qualche modo di farsi largo all’interno del sempre più ampio minutaggio che gli sceneggiatori cercano di riempire, ed in tal senso l’assenza dei flashback comincia a farsi sentire pesantemente. A margine di tutto ciò, lungo l’arco della puntata, vengono sganciate costantemente varie asserzioni importanti da parte dei character che poi, poco dopo, agiscono in maniera diametralmente opposta. Ed è esattamente in questo circolo vizioso di “statement” e promesse non mantenute che si concludono in azioni contraddittorie che (purtroppo) Arrow sta trovando il suo modus operandi della stagione: Oliver e Dinah sono due esempi perfetti di questo non-sense.
Oliver: “These are innocent people.”
Cayden: “And you can save them by wiring 10 million into that offshore account no later than 11:30 tonight And every night until further notice.”
Oliver: “That will bankrupt us!”
Cayden: “Well, I certainly hope so.”
Oliver: “[…] Wire the money.“
Cayden: “And you can save them by wiring 10 million into that offshore account no later than 11:30 tonight And every night until further notice.”
Oliver: “That will bankrupt us!”
Cayden: “Well, I certainly hope so.”
Oliver: “[…] Wire the money.“
Lo scambio di battute di cui sopra è un ottimo esempio da cui partire per capire l’inconsistenza della trama e la schizofrenia dei personaggi, un esempio tra i tanti, in quanto vale esattamente per tutti i character presenti in Arrow, chi più, chi meno. Per motivazioni che si possono comprendere fino ad un certo punto (Rene che tradisce il gruppo per stare con la figlia, Dinah che è in preda agli ormoni e cambia facilmente idea sul suo ex, Oliver che alla fine paga il riscatto) tutti i personaggi in qualche modo, pur cominciando su una buona strada, alla fine rinnegano loro stessi ed i loro pensieri, il che porta direttamente al problema principale della questione: la superficialità di scrittura.
E questo è riflesso chiaramente anche dal modo in cui gli sceneggiatori hanno presentato la “molla” che, secondo loro, dovrebbe spingere il pubblico a guardare la serie con apprensione: se Oliver era ad Hub City per reclutare Dinah, allora chi ha ucciso il figlio diBenjamin Linus Cayden James? Nonostante la domanda non sia delle migliori, rimane comunque più che questionabile il modo in cui è stata portata a galla, ovvero in un colloquio faccia a faccia nel municipio di Star City, colloquio che poteva tranquillamente essere ripetuto e svolto almeno altre 3-4 volte sinora e che ha rievocato personaggi (tipo Alena) e situazioni (1 anno fa ad Hub City) di cui lo spettatore non ha la benché minima memoria e, se ce l’ha, è molto vaga. Insomma: come ci si può appassionare a qualcosa se non si sa nemmeno bene che cos’è? Domanda legittima, risposta discutibile.
E questo è riflesso chiaramente anche dal modo in cui gli sceneggiatori hanno presentato la “molla” che, secondo loro, dovrebbe spingere il pubblico a guardare la serie con apprensione: se Oliver era ad Hub City per reclutare Dinah, allora chi ha ucciso il figlio di
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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In uno scontatissimo gioco di parole, non si può che quotare il titolo della puntata perché, così come Arrow, dopo una puntata del genere “we fall”.
Divided 6×10 | 1.42 milioni – 0.5 rating |
We Fall 6×11 | 1.42 milioni – 0.4 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.