0
(0)
“All For Nothing” è una di quelle puntate strane che finiscono per essere contemporaneamente godibili e irritanti, impedendo così agli spettatori di capire se ci si trova davanti ad una buona puntata o no. La verità sta nel mezzo.
La 6×12 di Arrow è sicuramente una buona puntata, perché fornisce alla trama generale un autentico scossone. Con la morte di Vigilante e le informazioni da lui reperite, il serial riesce a rendere più drammatica e personale la lotta tra il Team Arrow e il Team Cayden (con gli Outsiders nel mezzo), trasformando la stessa in una vera operazione di guerriglia senza esclusione di colpi, dove la vera vittima finisce per diventare la sempre bistrattata Star City.
Con la dipartita del “fidanzatino” di Black Canary, gli equilibri e gli allineamenti dei vari personaggi vengono sconvolti, sancendo dei cambi di status-quo la cui evoluzione sarà osservata con enorme curiosità da parte degli spettatori. Giusto per fare qualche esempio, l’uccisione di Vincent Sobel avviene per mano di Laurel Lance che, sì, in realtà è la sua controparte malvagia di Terra-2, però lo show riesce comunque a dare una motivazione convincente per far scontrare due generazioni di Black Canary. Con questa mossa si tiene fede ad una regola non scritta dei fumetti supereroistici dove due personaggi aventi lo stesso titolo devono prima o poi scontrarsi. Così, giusto per marcare il territorio.
Altra utile rivelazione è quella legata all’uccisione del figlio di Cayden James. Se non fosse per l’interpretazione di Michael Emerson, questo villain – che non è nient’altri che una versione più dark e stronzetta di Harold Finch di Person Of Interest – avrebbe perso interesse quasi subito dopo la sua comparsa. Il problema della poca incisività di Cayden non è tanto il movente che lo spinge ad odiare Freccia Verde, quanto la sua attendibilità, dato che le circostanze della morte del figlio del villain cominciano a diventare – ad ogni puntata – sempre più deboli e forzate. Fortunatamente la serie si risolleva su questo fronte con “All For Nothing”, lasciando intendere che Cayden sarebbe solo una marionetta mossa da un mastermind villain più strategico e pianificatore. Se così fosse, verrebbe quasi da fermare seduta stante la visione settimanale di Arrow e aspettare la conclusione della 6×23 per commentare la stagione, dato che idee del genere possono farsi apprezzare solo se si ha la visione completa del disegno narrativo. Ora come ora, si può solo fare appello alla propria pazienza e fiducia che, come anticipato prima, in “All For Nothing” vengono parzialmente meno.
Proprio quando ci si lamentava dell’assenza dei flashback, la 6×12 li riporta in scena nella loro forma peggiore. I retroscena del rapporto Sobel/Drake non hanno mostrato nulla che non fosse già stato raccontato dalle parole di entrambi, sancendo come unica novità quella di averli semplicemente mostrati; certo, queste scene sono state utili a spezzare la trama principale, ma non hanno aggiunto nulla né alla caratterizzazione di Vincente e Dinah, né alla tragedia della morte di Vigilante. Anzi, peggio ancora, questi flashback avrebbero dovuto creare maggior empatia tra la coppia e lo spettatore, rendendo la morte di Vigilante più drammatica e toccante. Un po’ di dispiacere effettivamente arriva, soprattutto perché Sobel ha iniziato a diventare interessante solo nel momento in cui è stato ucciso dall’inquinamento acustico di Black Siren; tuttavia, le vere emozioni che in realtà albergano nello spettatore sono perlopiù la soddisfazione di avere un personaggio in meno sulla scacchiera.
Un’altra problematica che si va consolidando in questa stagione è la presenza di fin troppi punti di vista che stanno appesantendo la trama e svalutando sempre più anche le caratterizzazioni più interessanti. Si prenda come esempio la bambinesca rivalità tra il Team Arrow e gli Outsiders, relazione/opposizione che dovrebbe ricalcare scontri fisco/ideologici come quelli tra il Team Cap e il Team Iron Man visti in Captain America: Civil War. Fa parte della crescita di un supereroe quella di staccarsi dai propri miti e “mettersi in proprio”, magari finendo anche per essere enormemente disgustati dalle proprie “figure paterne”, però in questo caso si sta perdendo di vista tutto il discorso legato alla perdita/riacquisizione della fiducia e il confronto/scontro tra la prima e la seconda generazione di supereroi di Star City.
Il serial ha talmente bisogno del cast di protagonisti al completo per far funzionare la trama che tutta la relazione Team Arrow-Outsiders finisce per trasformarsi in un litigio tra due compagni di scuola; compagni che, alla fine, si vedono “forzati” a collaborare perché entrambi vanno male in qualche materia e si ritrovano ad aver bisogno dell’altro per riuscire ad essere promossi.
La 6×12 di Arrow è sicuramente una buona puntata, perché fornisce alla trama generale un autentico scossone. Con la morte di Vigilante e le informazioni da lui reperite, il serial riesce a rendere più drammatica e personale la lotta tra il Team Arrow e il Team Cayden (con gli Outsiders nel mezzo), trasformando la stessa in una vera operazione di guerriglia senza esclusione di colpi, dove la vera vittima finisce per diventare la sempre bistrattata Star City.
Con la dipartita del “fidanzatino” di Black Canary, gli equilibri e gli allineamenti dei vari personaggi vengono sconvolti, sancendo dei cambi di status-quo la cui evoluzione sarà osservata con enorme curiosità da parte degli spettatori. Giusto per fare qualche esempio, l’uccisione di Vincent Sobel avviene per mano di Laurel Lance che, sì, in realtà è la sua controparte malvagia di Terra-2, però lo show riesce comunque a dare una motivazione convincente per far scontrare due generazioni di Black Canary. Con questa mossa si tiene fede ad una regola non scritta dei fumetti supereroistici dove due personaggi aventi lo stesso titolo devono prima o poi scontrarsi. Così, giusto per marcare il territorio.
Altra utile rivelazione è quella legata all’uccisione del figlio di Cayden James. Se non fosse per l’interpretazione di Michael Emerson, questo villain – che non è nient’altri che una versione più dark e stronzetta di Harold Finch di Person Of Interest – avrebbe perso interesse quasi subito dopo la sua comparsa. Il problema della poca incisività di Cayden non è tanto il movente che lo spinge ad odiare Freccia Verde, quanto la sua attendibilità, dato che le circostanze della morte del figlio del villain cominciano a diventare – ad ogni puntata – sempre più deboli e forzate. Fortunatamente la serie si risolleva su questo fronte con “All For Nothing”, lasciando intendere che Cayden sarebbe solo una marionetta mossa da un mastermind villain più strategico e pianificatore. Se così fosse, verrebbe quasi da fermare seduta stante la visione settimanale di Arrow e aspettare la conclusione della 6×23 per commentare la stagione, dato che idee del genere possono farsi apprezzare solo se si ha la visione completa del disegno narrativo. Ora come ora, si può solo fare appello alla propria pazienza e fiducia che, come anticipato prima, in “All For Nothing” vengono parzialmente meno.
Proprio quando ci si lamentava dell’assenza dei flashback, la 6×12 li riporta in scena nella loro forma peggiore. I retroscena del rapporto Sobel/Drake non hanno mostrato nulla che non fosse già stato raccontato dalle parole di entrambi, sancendo come unica novità quella di averli semplicemente mostrati; certo, queste scene sono state utili a spezzare la trama principale, ma non hanno aggiunto nulla né alla caratterizzazione di Vincente e Dinah, né alla tragedia della morte di Vigilante. Anzi, peggio ancora, questi flashback avrebbero dovuto creare maggior empatia tra la coppia e lo spettatore, rendendo la morte di Vigilante più drammatica e toccante. Un po’ di dispiacere effettivamente arriva, soprattutto perché Sobel ha iniziato a diventare interessante solo nel momento in cui è stato ucciso dall’inquinamento acustico di Black Siren; tuttavia, le vere emozioni che in realtà albergano nello spettatore sono perlopiù la soddisfazione di avere un personaggio in meno sulla scacchiera.
Un’altra problematica che si va consolidando in questa stagione è la presenza di fin troppi punti di vista che stanno appesantendo la trama e svalutando sempre più anche le caratterizzazioni più interessanti. Si prenda come esempio la bambinesca rivalità tra il Team Arrow e gli Outsiders, relazione/opposizione che dovrebbe ricalcare scontri fisco/ideologici come quelli tra il Team Cap e il Team Iron Man visti in Captain America: Civil War. Fa parte della crescita di un supereroe quella di staccarsi dai propri miti e “mettersi in proprio”, magari finendo anche per essere enormemente disgustati dalle proprie “figure paterne”, però in questo caso si sta perdendo di vista tutto il discorso legato alla perdita/riacquisizione della fiducia e il confronto/scontro tra la prima e la seconda generazione di supereroi di Star City.
Il serial ha talmente bisogno del cast di protagonisti al completo per far funzionare la trama che tutta la relazione Team Arrow-Outsiders finisce per trasformarsi in un litigio tra due compagni di scuola; compagni che, alla fine, si vedono “forzati” a collaborare perché entrambi vanno male in qualche materia e si ritrovano ad aver bisogno dell’altro per riuscire ad essere promossi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Quindi “All For Nothing” è o non è una puntata riuscita? Entrambe le cose, poiché fallisce in certi punti ma riesce in altri. Principalmente, la 6×12 riesce nell’intento di rimescolare le carte e rilanciare gli status-quo dei personaggi, fallendo però nella forma. Non tutto è da buttare, ma si poteva fare meglio. Si deve fare meglio.
We Fall 6×11 | 1.42 milioni – 0.5 rating |
All For Nothing 6×12 | 1.24 milioni – 0.4 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Ma solo io ho pensato che gli inutili flashback servissero per il parallelo tra le due situazioni, ovvero il tizio che sembra irrimediabilmente morto ma non lo è?
Ps. La regola dei due personaggi con lo stesso nome ma non sottovaluterei una precisa regola dell’arrowerse televisivo. Se un personaggio si sta redimendo non uccide senza pietà, è una situazione da cui non si potrebbe tornare indietro nemmeno con un sacrificio eroico successivo
Ciao Gianni e grazie per il commento!
Per la regola dei due personaggi con lo stesso nome, forse c’è stato un fraintendimento delle nostre parole. Lo scontro non deve avere come risultato una operazione di redenzione, ma semplicemente uno sfogo d’ignoranza. Nel senso, è solamente figo vedere Black Canary II (Laurel Lance) che lotta contro Black Canary III (Dinah Drake) in quanto hanno condiviso lo stesso nome di battaglia, tutto qui. E’ una legge antropologica dei super, quasi una prova del fuoco.
Per i flashback, sicuramente l’intento degli autori era quello. Ma tra “intenzioni” e “realizzazione”, beh, ne passa.
Ciao. Ieri è saltato un pezzo del mio commento. Per “momento redenzione” di black siren intendo quello con Lance. Se la finta laurel uccide qualcuno DOPO quel confronto con suo “padre”secondo me la redenzione se la sono giocata, a prescindere da gesti più o meno eroici successivi. E lo scontro Dinah vs Lance sarebbe devastante. Mi sbaglierò ma credo che la soluzione “tarallucci e vino” sia, per gli autori, a portata di mano e che non se la lasceranno sfuggire. Vedremo.
Ciao Gianni!
Figurati, nessun problema per la mancanza del commento. Anzi, grazie per essere tornato a completare il tuo responso 🙂
Ah guarda, per la cosa del “tarallucci e vino”, quelli della CW ce l’hanno di vizio. Almeno si concentreranno sull’illusione di darci un confronto più o meno serio.