0
(0)
Metà stagione è stata superata, due episodi mancano alla conclusione di questo terzo ciclo narrativo di Cardinal eppure il focus narrativo attorno al caso stagionale fatica a stringersi e a porre la giusta attenzione ad un elemento piuttosto che ad un altro.
Già in “El Brujo” si era annotato come, dopo una stagione di alti e bassi, fosse stata attuata una accelerazione notevole relativamente alla trama portante della seconda stagione. Anche in quella occasione, infatti, la storia aveva vagato in lungo e largo analizzando personaggi e fatti per cinque episodi per poi decidersi solo nel finale di tirare le somme e risolvere tutte (o quasi) le varie problematiche. E’ da sottolineare, però, che non si vuole discutere la scelta di svelare tutto e condurre alla risoluzione del caso lo spettatore solo durante l’episodio finale: molte serie tv hanno adottato (ed adottano ancora ora) questo schema narrativo. Ciò che realmente poco convince è il desiderio di vagabondare durante i precedenti episodi non raccontando nulla di effettivamente interessante per poi sfoderare solo nel finale i famigerati assi nella manica. Tuttavia la narrazione di Cardinal ha potuto solitamente contare su una narrazione visivamente molto violenta che in passato è riuscita a salvaguardare questa debacle della trama: il ciclo che prende spunto dai libri By The Time You Read This e Crime Machine, però, non concede allo spettatore la stessa cruenta narrazione a cui la serie canadese ha abituato il suo pubblico. Sparatorie e blandi inseguimenti dominano incontrastati la scena, fatta esclusione per qualche raro caso (lo sparo, telefonato, al centro della nuca sul finire di episodio per esempio).
Un altro elemento negativo che a più riprese torna a palesarsi è sicuramente la pessima gestione dei nuovi villain contro cui Cardinal si ritrova in lotta: personaggi veramente molto interessanti (come per esempio Ray nella passata stagione) mal trasposti e caratterizzati che faticano a ritagliarsi il giusto minutaggio per poter mostrare la loro complessità e tridimensionalità. Capita infatti spesso e volentieri di avere la sensazione che John stia dando la caccia a dei cartonati senza emozioni, sentimenti e non perché così si vuole caratterizzarli, ma perché la lacuna in materia di sceneggiatura è veramente molto profonda e difficile da colmare.
A due episodi dalla conclusione, infatti, i villain di questa terza stagione non creano apprensione o timore nello spettatore: non c’è empatia, non c’è attaccamento e non c’è paura. Sono i cattivi, chiaramente, e le azioni da loro compiute sono per certi versi tremendamente violente. Ma la loro caratterizzazione è pressoché nulla e nullo è l’effetto diretto sullo spettatore che può solo permettersi di osservare sconsolato i minuti che passano. Un altro elemento da tenere in nota per “Lemur” è la regressione dei co-protagonisti all’interno della serie che tornano a gravitare attorno a Cardinal perdendo di fatti il loro peso specifico durante l’episodio: John fagocita minuti e non lascia nulla alle sue colleghe di reparto, nemmeno le briciole. Il risultato poteva essere positivo se la storia fosse riuscita a prendere una chiara direzione, ma visto quanto sopra appuntato è chiaro quanto la diversificazione tra le varie sottotrame avrebbe facilitato la visione e reso meno disastrosa la puntata. Certo, uno sviluppo in effetti c’è: Cardinal riesce ad arrestare l’uomo che gli spediva le lettere cercando di abbatterlo moralmente dopo la morte della moglie, ma si tratta di un elemento talmente marginale (e con un epilogo scontato e a dir poco sciocco) che non può veramente essere preso in considerazione in fase di analisi della puntata.
Eppure, nonostante quanto detto sopra, la visione di Cardinal rimane l’appuntamento settimanale che non si vuole perdere: quaranta minuti di puntata, crime ed investigazioni e (se si ha fortuna) una trama con la predilezione verso la violenza visiva.
Certo, in certi casi si potrebbe avere la sfortuna di imbattersi in un episodio da dimenticare.
“Lemur” è proprio quell’episodio che si potrebbe evitare di fare e di vedere.
Già in “El Brujo” si era annotato come, dopo una stagione di alti e bassi, fosse stata attuata una accelerazione notevole relativamente alla trama portante della seconda stagione. Anche in quella occasione, infatti, la storia aveva vagato in lungo e largo analizzando personaggi e fatti per cinque episodi per poi decidersi solo nel finale di tirare le somme e risolvere tutte (o quasi) le varie problematiche. E’ da sottolineare, però, che non si vuole discutere la scelta di svelare tutto e condurre alla risoluzione del caso lo spettatore solo durante l’episodio finale: molte serie tv hanno adottato (ed adottano ancora ora) questo schema narrativo. Ciò che realmente poco convince è il desiderio di vagabondare durante i precedenti episodi non raccontando nulla di effettivamente interessante per poi sfoderare solo nel finale i famigerati assi nella manica. Tuttavia la narrazione di Cardinal ha potuto solitamente contare su una narrazione visivamente molto violenta che in passato è riuscita a salvaguardare questa debacle della trama: il ciclo che prende spunto dai libri By The Time You Read This e Crime Machine, però, non concede allo spettatore la stessa cruenta narrazione a cui la serie canadese ha abituato il suo pubblico. Sparatorie e blandi inseguimenti dominano incontrastati la scena, fatta esclusione per qualche raro caso (lo sparo, telefonato, al centro della nuca sul finire di episodio per esempio).
Un altro elemento negativo che a più riprese torna a palesarsi è sicuramente la pessima gestione dei nuovi villain contro cui Cardinal si ritrova in lotta: personaggi veramente molto interessanti (come per esempio Ray nella passata stagione) mal trasposti e caratterizzati che faticano a ritagliarsi il giusto minutaggio per poter mostrare la loro complessità e tridimensionalità. Capita infatti spesso e volentieri di avere la sensazione che John stia dando la caccia a dei cartonati senza emozioni, sentimenti e non perché così si vuole caratterizzarli, ma perché la lacuna in materia di sceneggiatura è veramente molto profonda e difficile da colmare.
A due episodi dalla conclusione, infatti, i villain di questa terza stagione non creano apprensione o timore nello spettatore: non c’è empatia, non c’è attaccamento e non c’è paura. Sono i cattivi, chiaramente, e le azioni da loro compiute sono per certi versi tremendamente violente. Ma la loro caratterizzazione è pressoché nulla e nullo è l’effetto diretto sullo spettatore che può solo permettersi di osservare sconsolato i minuti che passano. Un altro elemento da tenere in nota per “Lemur” è la regressione dei co-protagonisti all’interno della serie che tornano a gravitare attorno a Cardinal perdendo di fatti il loro peso specifico durante l’episodio: John fagocita minuti e non lascia nulla alle sue colleghe di reparto, nemmeno le briciole. Il risultato poteva essere positivo se la storia fosse riuscita a prendere una chiara direzione, ma visto quanto sopra appuntato è chiaro quanto la diversificazione tra le varie sottotrame avrebbe facilitato la visione e reso meno disastrosa la puntata. Certo, uno sviluppo in effetti c’è: Cardinal riesce ad arrestare l’uomo che gli spediva le lettere cercando di abbatterlo moralmente dopo la morte della moglie, ma si tratta di un elemento talmente marginale (e con un epilogo scontato e a dir poco sciocco) che non può veramente essere preso in considerazione in fase di analisi della puntata.
Eppure, nonostante quanto detto sopra, la visione di Cardinal rimane l’appuntamento settimanale che non si vuole perdere: quaranta minuti di puntata, crime ed investigazioni e (se si ha fortuna) una trama con la predilezione verso la violenza visiva.
Certo, in certi casi si potrebbe avere la sfortuna di imbattersi in un episodio da dimenticare.
“Lemur” è proprio quell’episodio che si potrebbe evitare di fare e di vedere.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Se il precedente episodio si era attestato sulla sufficienza riuscendo a sfruttare determinati validi elementi all’interno della puntata, nel momento in cui proprio questi elementi vengono a mancare il voto non può che abbassarsi ulteriormente. C’è molto lavoro da fare.
Jack 3×03 | ND milioni – ND rating |
Lemur 3×04 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.