Designated Survivor 2×18 – Kirkman AgonistesTEMPO DI LETTURA 6 min

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Quando si diventa recensori, o giornalisti, o sceneggiatori, si scopre un aspetto a cui un soggetto esterno non potrebbe mai pensare, ossia la difficoltà di trovare il titolo perfetto. A tutti sarà capitato almeno una volta, infatti, di aver scritto un elaborato di buon livello e aver pensato, con una certa contentezza “ormai manca solo il titolo”, per poi faticare tantissimo in quest’ultimo, apparentemente semplice, compito.
Nel mondo delle serie tv i titoli sono importanti, perché possono far capire allo spettatore l’indirizzo di quella puntata; soprattutto, però, essi rappresentano anche un esercizio di stile da parte degli autori che si divertono a cercare anagrammi, sigle o riferimenti ad opere, fatti storici e quant’altro. Un esempio di tutto ciò può essere trovato nel diciottesimo episodio della seconda stagione di Designated Survivor, intitolato “Kirkman Agonistes”. Il riferimento è a “Samson Agonistes”, tragedia in versi dell’autore britannico John Milton, pubblicata nel 1671 assieme “Paradise Regain’d”, sequel del ben più celebre “Paradise Lost”, il vero capolavoro dell’autore. Tornando al poema, il chiaro riferimento è alla storia di Sansone, narrata nel libro dei Giudici (Antico Testamento). L’opera inizia in media res: l’eroe, infatti, è stato catturato dai Filistei, i quali gli hanno anche cavato via gli occhi.

 

 “It’s been 12 hours since his therapist tapes leaked, but one thing’s for sure They demolish the President’s credibility.”

 

Il primo parallelismo con il racconto di Milton è abbastanza evidente, dato che anche questa puntata inizia in media res, essendo il diretto proseguimento del finale di “Overkill”. Inoltre, proprio come Sansone, anche Kirkman non se la sta passando certamente bene, considerando il leak relativo alle sue sedute dallo psicologo.
Il tema è molto interessante e, come spesso è accaduto in questa stagione, ha delle forti connessioni con la realtà (anche se, da questo punto di vista, non siamo assolutamente al livello di The Good Fight): uno dei tanti argomenti addotti contro l’attuale amministrazione, infatti, risiede in una presunta non idoneità mentale a governare da parte del Presidente. La possibilità di essere rimossi dall’incarico in quanto mentally unfit è prevista dal venticinquesimo emendamento, adottato il 10 febbraio 1967. Se, però, nella realtà questa possibilità è poco più di un’ipotesi di difficile realizzazione, nell’universo di Designated Survivor le possibilità sono molto diverse, dato che la maggioranza del Gabinetto si è detta a favore della rimozione del personaggio di Kiefer Sutherland.
Volendo iniziare dalle note positive, non si può non notare come lo show sembri aver effettivamente cercato di correggere uno dei suoi grandi problemi, ossia l’essere diventato un mero procedurale. Come ripetuto varie volte, le questioni di politica statunitense, sia interna che esterna, sono alquanto complesse; per questo motivo, la scelta di esaurire un intero arco narrativo nei soli 40 minuti di puntata non si è rivelata certo felice, appiattendo e facendo perdere mordente e complessità ai vari casi del giorno, spesso risolti in modo frettoloso e pressapochista.
Negli ultimi episodi, però, si è registrato un positivo cambio di rotta: la questione dei due Hun Chiu, infatti, è stata analizzata in più episodi, e lo stesso sta accadendo con il leak delle sedute dallo psicologo. Un altro aspetto importante, inoltre, è che le varie trame verticali si siano seguite in un insieme omogeneo; basti pensare, a questo proposito, all’attacco hacker che ha mandato Washington in blackout e allo stesso hacker che ora sta compromettendo la presidenza Kirkman, senza dimenticare la correlazione tra la vicenda Hun Chiu e la presenza di una bomba sporca negli Stati Uniti.
Parlando degli sviluppi di questa puntata, va sottolineata l’idea di istituire un ibrido tra un processo e un mock trial, molto interessante; ovviamente, non si chiedono allo show particolari colpi di scena (è difficile immaginare uno show senza Kirkman, quindi sembra abbastanza scontato l’esito del processo), ma una costruzione solida che provi a riportare il livello qualitativo su standard accettabili. Va detto, però, che l’inizio non è stato certo dei migliori, a causa soprattutto della reiterazione di un vecchio vizio di Designated Survivor: la linea comica. Questa linea, inaugurata in pompa magna con Lyor (personaggio che, va detto, nelle ultime puntate sta migliorando), vede ora l’ingresso di un altro elemento, ossia dell’avvocato chiamato a giudicare il Presidente. Sia chiaro, non si è contrari a prescindere alla presenza di humour in una serie drama, ma la sua quantità deve essere moderata e, soprattutto, la comicità non può essere quella da sitcom multicamera scadente. A questo punto, si spera che l’intero processo non si assesti su questo registro narrativo.

“Agent down! I need an ambulance!”

Se la storyline del venticinquesimo emendamento si è rivelata piena di spunti di riflessione, lo stesso non si può dire a proposito dell’altra grande trama di questi episodi, vale a dire le indagini circa i continui attacchi hacker. Ciò non va letto necessariamente come un aspetto negativo, dato che, fino ad adesso, si è pensato quasi esclusivamente a porre le basi per gli sviluppi futuri (certo, si potrebbe parlare di una certa lentezza nel fare ciò, abbastanza in controtendenza con la frettolosità che ha spesso caratterizzato lo show) e, a partire dalla prossima puntata, si dovrebbe entrare nel vivo. Gli eventi da analizzare sono sostanzialmente due, la morte di Rennett e la scoperta sul presunto whistleblower.
L’agente britannico, inizialmente, si era rivelato un’aggiunta abbastanza interessante, una buona spalla per Hannah Wells. Dai tempi del suo tradimento alla Russia, però, la sua gestione è stata alquanto discutibile, con estemporanei tentativi di omicidio e puntate nelle quali non appariva affatto. Inoltre, la gestione del suo ruolo da cittadino nuovamente libero sarebbe stato probabilmente troppo difficile da gestire per uno show come Designated Survivor; alla luce di tutto ciò, la scelta di farlo uscire di scena può essere accolta con favore. Bisogna riflettere, tuttavia, su un punto: è possibile, infatti, che l’agente segreto più importante del Paese e una spia di inestimabile valore vadano in giro a piedi senza nessuna scorta e nessun controllo, nonostante i numerevoli tentativi di omicidio?
Notizie più positive giungono dall’improvviso colpo di scena riguardante il leaker, che pare essere Andrea Frost. Questa scelta è interessante, perché potrebbe riportare di nuovo alla ribalta la storia della cospirazione, la quale ha rappresentato di gran lunga l’aspetto migliore di questa serie tv. D’altro canto, però, la si può ritenere una scelta di comodo, dato che, in caso non fosse stata lei, si sarebbe dovuto puntare su uno dei membri storici dell’amministrazione Kirkman, e la cosa avrebbe comportato conseguenze molto più pesanti e complesse.
Insomma, in questa puntata aspetti positivi e negativi si sono bilanciati in modo abbastanza eguale; ciò rappresenta un passo avanti rispetto al recente passato, ma il timore è che, sopra a questo livello di poco più che mediocrità, Designated Survivor non riesca più ad andare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tematica del 25° emendamento
  • Il processo
  • La svolta sul leaker
  • Morte di Rennett
  • La linea comica
  • Morte di Rennett
  • Scelta di comodo riguardo al leaker
  • Scene in famiglia di poca incisività 

 

Designated Survivor confeziona un episodio con buone luci e più di qualche ombra. Nel complesso, una sufficienza è meritata, con l’eterna speranza di tornare ai fasti di un tempo.

Overkill 2×17 3.29 milioni – 0.6 rating
Kirkman Agonistes 2×18 3.51 milioni – 0.6 rating

 

 

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