Documentary Now! 1×01 – Sandy PassageTEMPO DI LETTURA 5 min

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Le immagini che spesso scegliamo per le recensioni hanno la caratteristica di essere più o meno rettangolari, ben definite e luminose. Cos’è questa cosa che avete modo di vedere sulla vostra destra, allora? Un’immagine storta, in bianco e nero, in 4:3 invece che nei più moderni 16:9. Il recensore, preso da pigrizia, è andato a cercare la prima immagine che gli capitasse a tiro? No, neanche per idea. Parliamo di “Sandy Passage”, primo episodio della nuova serie Documentary Now!, creata e (per ora) interpretata dagli attori scuola Saturday Night Live, Fred Armisen, Bill Hader e Seth Meyers. Aldilà della garanzia fornita da tali personalità, altra garanzia per la serie è il canale di produzione. La IFC, rete via cavo di proprietà della AMC, già lo scorso anno aveva prodotto un’opera significativa nel campo del falso realismo di un mockumentary: The Spoils Of Babylon.
La strategia scenica del falso documentario si pone come dimostrazione totale dello sgargiante periodo televisivo cui si è giunti. Reperito un mockumentary, in un ipotetico futuro, dopo una catastrofe apocalittica, si riuscirà mai a comprenderne l’origine? Prendiamo “Sandy Passage”. Il lavoro di Meyers e soci è stato quello di una parodia di “Grey Gardens“, film documentario del 1975 di Albert e David Maysles. “Grey Gardens” riportava la vita di due donne – madre e figlia – della cosiddetta upper class, risiedenti in una dimora decaduta. Il degrado viene riportato fedelmente anche in questa première di “Documentary Now!” (ipotizzando una fittizia cinquantennale trasmissione di punta, specializzata in documentari). Ciò verso cui occorrerebbe battere le mani non è tanto la fedeltà e l’idea della parodia, quanto la riproduzione perfetta di un ipotetico documentario della metà degli anni settanta. Ecco perché il formato in 4:3. Ed ecco anche perché l’incapacità di comprenderne la provenienza temporale, da parte di qualcuno messo di fronte allo schermo ed ignaro dell’oggetto della sua visione. Fotografia e scenografie sono quindi quanto di più accurato si possa percepire (per lo meno ad una prima visione).
Ciò per cui è “famosa” la IFC, però, non è certo l’accuratezza storica di falsi documentari, bensì il contributo comico dei propri show. Considerando chi sono gli autori di questa nuova serie, e soprattutto da dove vengono, non si può certo non dare enorme credito alla base umoristica. A tal proposito, però, occorre una distinzione. Ci si può aspettare un umorismo rapido, veloce, costituito dalla brillantezza delle battute (in stile Groucho Marx o Woody Allen per citare qualcuno; volendo citare una serie, l’esempio più calzante può essere New Girl), su una base che di comico non ha niente. Chi fa ridere è quindi il soggetto che trasforma un ambiente statico in un ambiente comico grazie esclusivamente alla propria abilità. D’altra parte, però, vi è anche una comicità “di contesto”, dove l’intero “panorama” ha una premessa umoristica. E’ l’umorismo che è possibile riscontrare in Wilfred, ad esempio, o in The Last Man On Earth, dove la proposizione di eventi e dialoghi – diciamo – normali vengono sorrette e contenute da premesse assurde.
Nel caso di “Sandy Passage” si può propendere più verso il secondo caso, anche se non in maniera netta. Tanto per cominciare quello che potrebbe essere considerato come contesto assurdo deriva dalla parodia di un documentario reale, così come parte delle soluzioni più comiche (la descrizione dell’abbigliamento della giovane Vivvy) è il risultato della comicità del soggetto on stage. Eppure la risata non è immediata e non è esplosiva come nel primo caso descritto. La comicità di “contesto” arriva, dunque, nel momento in cui lo spettatore si ferma a riflettere su cosa in realtà stia guardando.
La ventina di minuti dell’episodio altro non è che una presa in giro, che deve apparire esclusivamente come presa in giro. La scelta di far interpretare le due donne a due uomini è un punto di confine, dove l’imitazione diviene pura presa per i fondelli. Ed è questo che fa ridere. Come quando ci si trova ad imitare qualcuno che si conosce, puntando direttamente alla caricatura. Caricatura che, in questo caso, non è solo diretta alle persone ma all’intera rappresentazione d’epoca del video, effettuata con tutta la cura del caso. L’esempio più calzante per illustrare questo concetto di presa in giro di ambienti, sfociando nella caricatura, lo si ha in uno show ben più vicino di quanto si possa pensare: Mario. Lo show di Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, punta ad una caricatura di diversi stilemi televisivi. L’obiettivo non è una sottile e acuta satira, ma grotteschi scimmiottamenti che rendono il risultato ancora più efficace per chi la TV nostrana non la può sopportare e se la sorbisce solo di striscio, distrattamente. I video d’epoca, raccontati dal geniale Nevio Nipoti, sono forse ciò che più si può avvicinare a “Sandy Passage”, seppur con un oceano tra le due produzioni.
Oltre al mockumentary, Documentary Now! presenta una vera e propria dimensione antologica, avendo come unico filo conduttore, tra un episodio e l’altro, la realizzazione di finti documentari completamente differenti tra loro. A quanto ci è stato dato modo di vedere con “Sandy Passage”, il progetto è estremamente apprezzabile proprio per la sua dimensione nonsense e “inutile”, mirata esclusivamente allo sberleffo e alla riproduzione di modelli esistenti. Volendo fare un paragone assolutamente inappropriato, si può parlare di una dimostrazione di manierismo televisivo durante il Barocco della serialità.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La presa in giro fine a se stessa
  • I pantaloni in testa della giovane Vivvy
  • Lo scabroso finale
  • Riproduzione perfetta di un prodotto televisivo anni settanta
  • La canzone di mamma Vivvy
  • Animali in giro per casa
  • Barry
  • Il cibo per i gatti
  • L’elaborazione della positività di quanto visto è successiva alla visione stessa in quanto non ci si trova di fronte a comicità esplosiva

 

La premessa di questa serie è ottima, non tanto per chissà quali risate fragorose durante la visione, quanto per l’idea che essa trasmette. Seppur considerato come punto a sfavore, nella tabella sovrastante – poiché fattore influente alla visione -, la varietà che ci verrà garantita tra un episodio e l’altro non renderà mai stantii i 20 minuti proposti di volta in volta, così come non renderà pesante un’eventuale mancanza di comicità immediata. La bizzarra idea di rappresentare due “donne” all’interno di una casa malandata, riprendendo “Grey Gardens”, si rivela assolutamente vincente, così, proprio per il suo limitato minutaggio.
Tanto per dare un’idea sulla fiducia di cui gode questa serie, la IFC, prima ancora della première, ha rinnovato Documentary Now! per ben due stagioni.

 

Sandy Passage 1×01 0.16 milioni – 0.02 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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