Tra i primi personaggi che si susseguono, poi entra in scena la principessa Urraca. All’inizio, quando la si vede intenta a scegliere quale delle sue ancelle la dovrà ripulire quando avrà finito di usare il pitale, sembra semplicemente destinata a bilanciare le immagini precedenti, quasi da sacra rappresentazione, ma subito diventa personaggio trash, proprio secondo la definizione di “trash” come imitazione non riuscita di un modello forte.
L’epoca storica in cui la vicenda è ambientata vede l’attuale Spagna divisa in più regni, governati da fratelli in lotta fra di loro, in più c’è il problema dei Saraceni, padroni di una parte del territorio iberico. Proprio il genere di materiale a cui si è ispirato George Martin per scrivere i libri da cui è stato tratto Game of Thrones. Gli sceneggiatori ne hanno quindi approfittato per appioppare ad Urraca addirittura un interesse ai limiti dell’incestuoso per il fratello minore, cioè il non erede al trono (c’è infatti un fratello maggiore, il principe Sancho). Dispiace, ma di Cersei Lannister ce n’è una sola.
Come personaggi femminili, risultano più riusciti la regina Sancha (lei sì che sa giocare al gioco del potere con sapienza ed esperienza) e la dolce Jimena, nobile fanciulla, interesse amoroso di Ruy. Il protagonista, però, è un semplice scudiero, non è ancora arrivato il momento in cui diventerà l’eroe della prima fase della Reconquista passato ai libri di storia, e la serie si propone appunto di mostrarne la carriera. Ci sarà tempo per vedere la storia d’amore crescere piano piano. Ruy non è comunque il Jon Snow di turno: qualcosa sa, persino in materia di ornitologia, o meglio di ornitomanzia. Proprio il suo rapporto con gli uccelli fornisce l’unico tocco di mistero, magia e soprannaturale, per quanto assai blando, ad una storia da cui sono stati tolti draghi e stregonerie, per lasciare il posto ad interessi e maneggi assai terreni.
Se il futuro Cid, almeno per ora, resta un po’ defilato mentre i potenti tramano e si muovono sullo scacchiere geopolitico, il ragazzo ha modo di farsi valere almeno nelle battute finali dell’episodio, nella sequenza di azione dinamica in cui sventa un attentato al re. Questo è molto importante: la scarsa espressività del faccione del protagonista (Jaime Lorente de La Casa De Papel) non toglie nulla all’epicità, elemento che lo spettatore si attende dato l’argomento della vicenda, ancor più di una perfetta aderenza alla realtà storica, certo non massima priorità degli sceneggiatori. Il tutto, fra l’altro, conferisce alla narrazione un piglio del tutto assente in un altro prodotto spagnolo ambientato nel Medio Evo, come La Catedral del Mar.
Anche in un contesto in cui ognuno è il nemico di qualcun altro, c’è un “cattivo” un po’ più cattivo degli altri: in questo caso è il conte Flain, interpretato da Carlos Bardem, sempre pronto a tessere intrighi. Si potrebbe arrivare ad uno scontro frontale fra lui e il protagonista, ma per sapere se questo avverrà occorrerà attendere le prossime puntate.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).