Questa terza puntata di Falling Skies segna definitivamente la fine della fase introduttiva della stagione, quella in cui i personaggi vengono spogliati dell’identità costruita fino ad ora e ricaratterizzati ad hoc per poter affrontare una quarta annata che ormai non ha più nulla a che fare con la precedente, entrando così
nel “vivo” della storia. Chiaramente, parlando di Falling Skies, per vivo si intende una marea di avvenimenti scontati che non produce il benché minimo sussulto nello spettatore e anzi genera l’effetto contrario, ridicolizzando lo show portandolo allo stesso livello di un B-Movie diretto e interpretato da Steven Seagal.
Alla trama non viene aggiunto granché. Tom e compari mettono in atto il loro geniale piano d’evasione, che chiaramente va a buon fine nonostante qualche contrattempo emerso grazie al più classico dei cliché: “il buono si fa male lasciando spazio al cattivo, dandogli così la possibilità di redimersi nonostante il gruppo dei buoni fino ad ora non abbia fatto altro che insultarlo e picchiarlo”. E così Pope, per l’ennesima volta, aiuta la sua nemesi Tom Mason, trovando anche il tempo di abbracciarlo nel finale di puntata. Trenta secondi durante i quali tutti gli spettatori hanno sperato che l’ex galeotto gli spezzasse il collo. Soprattutto dopo la triste citazione della scatola di cioccolatini che probabilmente Pope non ha colto in quanto sporco, rozzo e ignorante. O almeno così dovrebbe essere. Tanto alla fine lui è sempre il ribelle del gruppo, quello cattivo, l’anti-Mason. Non stupiamoci se Weaver prima lo insulta e poi, con il suo consueto sorriso di plastica, partorisce la battuta più forzata dell’episodio: “Son of a bitch. Pigs can fly”. Povero Pope.
Sugli altri fronti, Anne ritrova Lexi, Ben scopre che l’alieno visto in compagnia di sua sorella al termine della puntata precedente altri non è che il suo papino spaziale, Matt viene punito per un’infrazione che non ha commesso, un vecchio di cui non frega a nessuno muore durante la fuga e Weaver scorge una figura tra i cespugli che sicuramente si scoprirà essere sua figlia mutata o qualcosa di simile. Avvenimento che di fatto non importa a nessuno. Fine.
Il resto dell’episodio, incentrato appunto sulla “grande fuga”, raggiunge un livello di tristezza talmente elevato che l’unico modo per non fare la fine di Artax, affondando in questo cumulo di melma chiamato Falling Skies, è concentrarsi sulle piccole perle che gli autori continuano a regalarci, non si capisce se volontariamente o involontariamente, e che rendono la visione del telefilm meno tragica.
Com’era già accaduto in passato (3×08 “Strange Brew”) Tom Mason sembrerebbe immune alle cadute dall’alto, ridendo in faccia alla gravità e riuscendo a scappare da una brutta situazione gettandosi da altezze indicibili senza registrare evidenti ferite, contusioni o ematomi. Il fatto che sotto al nostro eroe vi sia un corso d’acqua non rende di certo l’atterraggio più morbido considerato il volo di almeno una ventina di metri, eppure, una volta raggiunto il gruppo, nemmeno un graffio o un’andatura claudicante. Inoltre la “comoda” presenza di un corso d’acqua ogniqualvolta il nostro Tom sia in difficoltà sembra essere un espediente molto apprezzato dai nostri autori. Basti ricordare il modo in cui il Prof. Mason torna dai suoi compagni in seguito ad una delle innumerevoli “alien abduction”, proprio dopo la caduta citata in precedenza: in barca a vela e proprio a dieci metri dal loro quartier generale (3×09 “Journey To Xibalba”). Capolavoro.
Sembra inoltre che finalmente anche il resto del cast si stia accorgendo della fastidiosa superiorità del loro sommo leader. Durante i festeggiamenti finali, Dingaan sottolinea il concetto già chiarito da Hal nella puntata precedente, dicendo a Tom che non può sconfiggere gli alieni da solo. Ormai conscio della sua netta superiorità nei confronti della specie umana, il professore tiene alta la sua nuova fama da “Badass Mason” rispondendo spocchiosamente e passando pure per il figo della situazione.
Restiamo in attesa del prossimo episodio, “Evolve Or Die”, dove presumibilmente l’umanità dovrà decidere se evolversi in Tom Mason oppure soccombere al fascino di quest’ultimo. Certamente la minaccia non arriverà dagli Espheni, incapaci, dopo ben quattro anni, di sterminare un manipolo di civili armati pur possedendo armi e tecnologie notevolmente superiori alle nostre. Piccola nota per la prossima invasione: cominciare lo sterminio dai professori di storia.
- Le piccole perle del trash che gli autori decidono di regalarci puntata dopo puntata
- “Son of Tom Mason”
- Espedienti clamorosamente ridicoli per tenere in piedi la trama del telefilm
- Tom Mason
la retorica spicciola per cui si è distinto fin dal principio e la
disarmante scontatezza della trama principale. Insomma, arranca
faticosamente come sempre. E, nel caso non trovaste le parole giuste per
definire la mente alla base di questo disastro seriale, non temete, ci
ha pensato Cochise, coniando inavvertitamente l’insulto del secolo: “Son of Tom Mason”.
The Eye 4×02 | 2.96 milioni – 0.8 rating |
Exodus 4×03 | 2.75 milioni – 0.8 rating |
VOTO EMMY
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.