Gli adattamenti televisivi (ma anche cinematografici) di un libro famoso sono sempre molto spigolosi e pieni di insidie; innanzitutto bisogna essere in grado di raggiungere il livello qualitativo dell’opera originale. Il secondo (e forse principale) problema riguarda gli spettatori, che si dividono in tre gruppi: quelli che non hanno letto il libro (o il fumetto), quelli che lo hanno letto ma che accettano i cambiamenti (spesso necessari) e, infine, quelli che lo hanno letto e non accettano la benché minima modifica. Senza discutere su chi abbia ragione e chi no, è ovvio che questa spaccatura tra il pubblico ancora prima che la serie cominci aggiunge molta pressione a quella che gli sceneggiatori devono già sopportare normalmente. Ovviamente, c’è anche un lato positivo: a favore o contrari, tutti guarderanno almeno la première. In questo modo, gli ascolti, bene o male, sono assicurati (il pilot di Hap And Leonard ha sfiorato il mezzo milione di spettatori, una cifra altissima per una rete come Sundance TV). In questo senso, è lo stesso discorso che si fa con i sequel/remake/reboot al cinema: molti li applaudono, molti li criticano, tutti vanno a vederli e il botteghino viene regolarmente sbancato.
Questa introduzione serve per ricordare tutti i dubbi riguardanti la miniserie tratta dalla saga cult di Joe R. Lansdale (un must read, secondo la nostra modesta impressione). Uno dei principali era dato dalla rete, che non ha alle spalle un background seriale ai livelli di una HBO o di una AMC, anzi, dato che Hap And Leonard è appena la seconda serie originale prodotta dal canale (collegato, come suggerisce anche il nome, al famoso festival del cinema indie).
Questi timori, però, si sono rivelati infondati: per prima cosa, è vero che c’è solo un’altra serie targata Sundance Tv, ma si tratta di Rectify, che nell’ultima stagione aveva un 89% su Metacritic e 100% su Rotten Tomatoes, oltre ad essere da sempre lodata dalla critica.
Parlando di Hap And Leonard, questa seconda puntata frena il ritmo rispetto al pilot, cosa assolutamente fisiologica e che fa parte della natura intrinseca di tutti i secondi episodi. Nonostante possa sembrare all’apparenza una semplice zona di transito in previsione di momenti clou (un po’ come quando si sta per arrivare in una grande città e, nel frattempo, si attraversa il circondario), The Bottoms ha in realtà la funzione di approfondire i personaggi e ribadire con chiarezza che si sta assistendo ad un’opera leggibile su due diversi livelli. Ad un primo sguardo, si tratta di un drama leggero, con protagonisti due personaggi un po’ “loser” da prendere subito in simpatia. In generale, tutto può sembrare grottesco, esagerato, comico. Quando si passa sul secondo piano di lettura, però, ci si rende conto di quanto ogni personaggio abbia una propria tridimensionalità; il più sfaccettato sembra essere Leonard. Del resto, basta immaginare un uomo nero, gay, repubblicano e reduce di guerra in un contesto come gli anni ’80 nel Texas. Nella coppia sembra sempre il più forte risoluto e cinico, nascondendo invece un passato difficile (orfano da piccolo, cresciuto solo con lo zio che, tra l’altro, non accetta la sua omosessualità) e un animo tormentato. Il suo attaccamento ad Hap e la sua diffidenza nei confronti di Trudy è dovuto sì all’affetto che prova per l’amico (e al fatto che la donna non sia mai stata un esempio di fedeltà ed affidabilità), ma anche al timore di restare da solo. La morte (?) dello zio Chester causerà sicuramente un cambiamento in lui (potrebbe diventare ancora più diffidente), ma intanto lo ha fatto riavvicinare al suo ex ragazzo (sarà interessante vedere se quest’ultimo avrà un ruolo nella trama – chi ha letto i libri non dica niente).
Il vero protagonista, però, è il fiume. Irraggiungibile, misterioso, in grado di far svoltare vita a tutti. Insomma, l’affluente è la perfetta metafora della ricerca di felicità di tutti i personaggi, che faticano a trovare il loro posto nel mondo e faticano a realizzare i propri sogni. Non c’è riuscito Leonard, non c’è riuscito Hap (che in passato era un idealista e un liberale e ora i suoi pensieri scorrono sulla stessa lunghezza di quelli del suo amico, non propriamente un figlio dei fiori), non c’è riuscita Trudy e non c’è riuscito neanche Paco, che si è fatto saltare mezza faccia per i suoi ideali e ora si trova in una situazione desolante, per di più con una misteriosa coppia al suo inseguimento, armata non propriamente di buoni fini.
Il letto completamente arido del fiume rappresenta lo spirito della serie e, forse, il destino dei protagonisti, costretti a girovagare nel mondo senza mai lasciare il segno come sperato decenni prima.
Per il resto, rimangono le ottime impressioni del pilot sulla regia, la sceneggiatura e le prestazioni attoriali. Su tutte spicca quella di un grandissimo Michael Kenneth Williams, che mette leggermente in ombra James Purefoy che, seppur convincente, non riesce a sfondare lo schermo come il suo collega.
Dopo gli elogi, è tempo di giungere alle critiche (alla critica, per essere precisi): dati gli sforzi e la complessità di trovare l’affluente, appare un forte controsenso la facilità con cui Trudy vi è giunta considerando anche che, a differenza di Hap, lei non era mai stata in quella zona.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Savage Season 1×01 | 0.43 milioni – 0.1 rating |
The Bottoms 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.