Claire Underwood: “Just to be clear, it’s not that I haven’t always known you were there. It’s that I have mixed feelings about you. I question your intentions… and I’m ambivalent about attention. But don’t take it personally. It’s how I feel about most everybody.”
Come era lecito aspettarsi, le dichiarazioni dell’ex presidente Walker hanno creato scompiglio e caos negli Stati Uniti gettando l’amministrazione Underwood (e Frank su tutti) nel malcontento generale della popolazione e tra le fauci dell’opinione pubblica. Il blando screditamento a mezzo stampa della parola di un ex Presidente sotto farmaci non sembra e non può far calmare le acque. Ed è proprio per questo motivo che il procedimento di impeachment viene preso in considerazione dagli organi politici americani. Fa quindi ritorno, come un boomerang, il discorso relativo al supporto di Claire verso Frank, esposto nella scorsa recensione. L’impeachement porterebbe Claire alla presidenza, ruolo a cui sembra volerla spingere più di tutti il sottosegretario Jane Davis, forse desiderosa di un ruolo politico ben più importante. Ed è proprio per tale motivo che tra i due coniugi Underwood sembra essere venuto a galla quel dissapore e quella sfiducia che silenziosamente strisciava da ormai diversi episodi.
La scena della rottura della quarta parete da parte di Robin Wright rappresenta un colpo di scena quasi staccato dal resto della trama: abituati allo sguardo torvo e feroce di Kevin Spacey diretto in camera, questa decisione di variare non può che stupire. Anche se è stata già adottata nel finale di puntata della passata stagione.
Frank Underwood: “Were the men before us any more moral?
Any more worthy of the power and position that they had found themselves in?
Any more capable of doing a single goddamn thing for the public?
Well, yes and no.
History has a way of looking better than it was. Or perhaps Shakespeare was right: we’re all just madmen leading the blind.”
Sembra non esistere privacy o spazi personali nell’ambiente governativo/amministrativo Underwood.
Il tema centrale dell’episodio risulta essere la fiducia e come questa venga sfruttata dai personaggi all’interno della serie. E’ proprio per tale motivo che personaggi fino a questo momento secondari (come Catherine Durant e Seth Greyson) ricevono maggiore spazio attivamente e passivamente.
Verso Durant non esisteva un vero rapporto di fiducia, ma una continua imperativa imposizione da parte del Presidente nel compiere determinate azioni. Ma proprio quando il pugile (Frank) è a terra, inerme, è allora che l’avversario (Catherine) prende più coraggio ed inizia a colpire: lo scandalo relativo alla testimonianza di Walker ed il leak di notizie indeboliscono la figura presidenziale, lasciando il fianco scoperto e alla Durant la scelta finalmente di abbandonare gli Underwood, cercando di toglierli dal piedistallo. Già ad inizio stagione aveva cercato appoggio in Donald Blythe, senza ottenere nulla. La decisione di testimoniare di fronte alla Commissione Giudiziaria della Camera è quindi il risultato di un lungo processo di intimorimento da parte di Frank nei confronti del Segretario di Stato.
Come si faceva nota in precedenza, anche a Seth Greyson si è deciso di concedere maggiore spazio sotto i riflettori: Doug scopre infatti della ricerca fatta da Seth riguardante la Moretti Foundation. Del suo tentativo di tutelarsi, nel caso la nave Frank dovesse affondare, è stato fatto cenno varie volte nei precedenti episodi, così come riguardo la volontà di screditare Doug.
Proprio Doug fa da contraltare a tutta quella serie di personaggi (Seth, Catherine, persino Claire) verso i quali Frank inizi a riporre meno fiducia (o ancora meno, per alcuni): essere stato informato dell’abuso di potere per far salire il suo nome, in cima alla lista dei richiedenti un fegato, sembra averlo fatto ricredere riguardo il profondo legame che lega i due eterni personaggi maschili di questa serie tv.
“You know people. You know them for years. And then… suddenly they’re like strangers in your kitchen. Familiar can turn foreign on a dime.”
In una delle scene iniziali troviamo Doug intento a leggere “A Tale of Two Cities“, romanzo storico di Charles Dickens. Il libro, oltre ad essere stato scelto come titolo di una delle première di Lost, presenta l’opportunità di essere scelto come chiave di lettura della serie sotto un determinato punto di vista: l’imposizione del potere e la reazione allo stesso.
Nel romanzo viene presentata la sottomissione del proletariato all’oppressione dell’aristocrazia in Francia negli anni precedenti la Rivoluzione e la brutalità con cui successivamente i rivoluzionari si rifecero dei soprusi nei primi anni della rivoluzione.
Fino a questo momento, infatti, House Of Cards si è concentrata in maniera univoca a raccontare di come Frank Underwood sottomettesse chiunque al proprio volere e con quale ferocia riuscisse ad ordire e far funzionare i propri piani.
Zoe Barnes, Peter Russo, Rachel Posner e l’amministrazione Walker sono solo alcune delle sue vittime.
D’altra parte, la musica sembra cambiare: ora che è vulnerabile, sembrano spuntare da ogni dove nuove persone decise a colpirlo, oltre a tanti nuovi scheletri che sbucano dall’armadio.
“If the basis of popular government in peacetime is virtue, the basis of popular government during a revolution is both virtue and terror; virtue, without which terror is baneful; terror, without which virtue is powerless. Terror is nothing more than speedy, severe and inflexible justice; it is thus an emanation of virtue; it is less a principle in itself, than a consequence of the general principle of democracy, applied to the most pressing needs of the patrie” [Maximilien Robespierre, 1794]
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.