Conte Olaf/Stephano: “Don’t you miss the vivid imagination of childhood?”
Mr. Poe: “Never I had one.”
Conte Olaf/Stephano: “Imagination or childhood?”
Come già spoilerato brutalmente anticipato dal narratore Lemony Snicket (Patrick Warburton) la storia racconta di sfortune e catastrofi e niente può andare veramente bene ai tre orfani. Così, dopo che la puntata precedente sembrava aver mostrato finalmente una figura positiva di adulto (il Dottor Montgomery Montgomery) ecco che questo è costretto ad andarsene anticipatamente. Questa soluzione narrativa, però, è la molla che fa scattare tutto il meccanismo dell’azione e, soprattutto, riesce a sbloccare i fratelli Baudelaire che, messi alle strette dai nemici, tirano fuori le palle cominciano a sviluppare le proprie capacità, anche facendo azioni che esulano dal loro normale comportamento (soprattutto Klaus). Questo elemento è importante per la caratterizzazione dei protagonisti che riacquistano una loro importanza a livello narrativo (è necessario ricordare che c’è anche una storyline orizzontale che è il percorso di formazione e consapevolezza delle capacità dei tre orfani) e li rendono più complessi, a tutto tondo, come dovrebbero essere i protagonisti principali di una serie televisiva.
Tornando al punto di vista dei bambini il risultato è che anche tutta la puntata vira vigorosamente verso l’umorismo, rendendo divertente anche un episodio dove il leitmotiv principale è la morte. Questo grazie a ottimi personaggi secondari (gli scagnozzi del Conte Olaf) che creano simpatici siparietti comici utili per stemperare la tensione (senza far perdere la drammaticità della situazione) in una puntata che ha tutto il sapore del “giallo da camera chiusa” alla Agatha Christie. Anche la rappresentazione del paesaggio e degli ambienti è “a misura di bambino” nel senso che si entra in un universo che è impregnato di elementi fiabeschi e fantasy in stile Harry Potter, con effetti speciali da blockbuster cinematografico (i rettili però devono essere migliorati, in alcune scene si avverte la finzione e questo potrebbe disturbare non poco lo spettatore che se la fa sotto lo stesso). Soprattutto la scena nel labirinto (con evidenti rimandi a Kubrick) è girata con grande consapevolezza registica e uso di meccanismi narrativi e scenografici di un certo livello. Ogni inquadratura, di fatto, è un piccolo quadro barocco dove bisogna fare attenzione a scorgere i piccoli particolari nascosti perché sono proprio quelli che offrono l’opportunità per le svolte narrative più importanti.
Come nel caso dell’iguana urlante a cucù, di fondamentale importanza per la trama anche se vista sempre in secondo piano per tutto l’episodio. Tali input vengono nascosti volutamente creando così una specie di puzzle narrativo che sfida lo spettatore che è stimolato a continuare la visione in attesa di avere tutti i pezzi ricostruire il quadro originale. Non resta, quindi, che continuare la visione degli episodi fino alla fine per vedere cosa salterà fuori (a tal proposito continua la storyline dei genitori Baudelaire interpretati da Cobie Smulders e Will Arnett).
Nel frattempo è da apprezzare l’umorismo nero che traspare dai dialoghi che rendono perfettamente la visione satirica dei romanzi (che non sono da considerarsi “per bambini” in senso stretto). In particolare i tormentoni, diventati ormai abituali nelle dinamiche tra bambini e adulti (“La parola X che significa…” “Lo sappiamo cosa significa!”), rivelano il profondo pessimismo nelle figure adulte che vengono costantemente ridicolizzate.
Sempre a proposito dei dialoghi si può notare come quelli che, in genere, vengono definiti “errori di sceneggiatura” (dialoghi troppo esplicativi, spoiler del narratore,..) diventino in questa serie un punto di forza proprio perché voluti e usati in maniera ironica. Un’ironia che aiuta a stemperare i fatti violenti e “gli sfortunati eventi” dei Baudelaire, rendendo la serie veramente adatta a tutti i tipi di pubblico.
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The Reptile Room: Part One 1×03 | ND milioni – ND rating |
The Reptile Room: Part Two 1×04 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!