Olaf: “I have never told a lie in my life.”
Klaus: “That’s a lie!
Olaf: “You can’t prove that.”
Il “penultimo” pericolo in cui si trovano (per l’ennesima volta) coinvolti i tre fratelli Baudelaire è un momento particolare che personaggi e spettatori aspettavano da un pezzo: il processo finale al Conte Olaf.
Nella hall dell’hotel, per l’occasione ribattezzata “la Corte”, avviene una sorta di reunion tra personaggi principali e comparse dello show (di tutte e tre le stagioni) che si trasforma ben presto nel festival del surreale e del plot twist.
Tuttavia, come è nello stile dell’autore, tutto comincia con un’ampia perifrasi di Lemony Snicket e una serie di flashback che fanno luce sui tanti molti punti oscuri che riguardano il passato dei VFD e dei genitori dei tre fratelli.
In particolare compare in scena, per la prima volta, Beatrice (per l’occasione interpretata da un’ottima Morena Baccarin).
Tutto il processo e la parte introduttiva, dunque, appaiono più come una scusa per rispondere alle numerose domande che i Baudelaire (e allo stesso tempo lo spettatore) si chiedono sin dalla prima stagione, il tutto all’interno di uno schema narrativo che è più dialogico che non d’azione. Se fosse un’altra serie televisiva si potrebbe considerare questo aspetto della puntata come un difetto, in quanto appare come un inutile rallentamento, oltretutto viziato dalla stupidità dei personaggi “adulti” che sembrano fare apposta ad arrivare fino a questo punto. Eppure, proprio perché la ridondanza è il fattore chiave di Lemony Snicket, la puntata si sviluppa in maniera coerente e ha un suo perché anche nel suo procedere lentamente.
Oltretutto, la messa in scena del racconto e la sua interpretazione da parte degli attori protagonisti (uno su tutti Neil Patrick Harris) riesce a coinvolgere e a catturare l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. Proprio l’istrionico Conte Olaf trova qui il suo ambiente ideale poiché un tribunale (soprattutto per quanto concerne il diritto penale americano, ma soprattutto questo caso particolare) altro non è che l’ennesimo teatro in cui è possibile esibirsi e mettere in scena sé stessi. E Olaf, come suo solito, ci riesce al 100%, soprattutto perché, come ammesso da lui stesso, non ha affatto bisogno di mentire.
Nella scena dell’interrogazione finale il sarcasmo e il cinismo dell’autore Daniel Handler vengono fuori come non mai. Tutta la trama di A Series Of Unfortunate Events racconta di adulti disfunzionali, che provano a fare i genitori/tutori ma quasi mai ci riescono. Questo perché (come tutti gli adulti) sono talmente assorbiti dal loro ruolo e convinti della “loro” verità da non voler accettare di sbagliarsi, soprattutto quando è un bambino (o comunque una persona sincera, senza filtri) a rivelargli che si stanno sbagliando.
Così è stata, per tutto questo tempo, la storia dei fratelli Baudelaire: alla ricerca del genitore/tutore perfetto hanno sempre dovuto constatare che questo non esiste. Nessuno, neppure l’amabilissima giudice Strauss (Joan Cusack), è mai riuscito a proteggerli veramente, perché hanno sempre preferito salvare prima loro stessi (o l’opinione che questi avevano di loro stessi).
Per quanto incredibile possa sembrare, il Conte Olaf è stato il loro unico e vero “tutore”, quello che li ha seguiti e “protetti” da sempre e che ha dichiarato fin da subito le sue vere intenzioni nei loro confronti (impossessarsi della loro eredità). Lo svelamento del retroscena sul suo passato e del perché sia diventato così malvagio, lo rende a tutti gli effetti l’unico vero personaggio a tutto tondo della storia, un'”insalata” (tanto per citare Fernald Controsenso) a cui è difficile non dare ragione.
D’altro canto, non si può non riconoscere, da parte sua, una specie di “affetto” e di “soddisfazione” paterna quando i tre orfani decidono di aiutarlo a compiere il suo ultimo atto di malvagità contro tutti i personaggi presenti nell’hotel. I tre allievi hanno decisamente superato il Maestro, e la fine che il cliffhanger finale prospetta per loro non poteva essere diversa.
L’episodio termina in modo decisamente amaro (soprattutto per lo stesso Lemony Snicket). Sotto un certo punto di vista è un “lieto fine” poiché, in definitiva, l’incendio ha impedito che avvenisse una strage per avvelenamento (e ha definitivamente messo la parola “fine” a numerosi personaggi inutili e/o odiosi che se la meritavano), ma d’altra parte ci sono ancora molti misteri che rimangono senza risposta e del futuro dei tre Baudelaire ancora non si sa nulla, poiché l’episodio scioglie definitivamente tutti i nodi narrativi fin qui presentati.
Perfino la sigla finale sembra annunciare la fine definitiva dei tre.
Ma, se è vero che la definizione di “penultima” è “next to last” (cit. Lemony Snicket), allora bisogna considerare questo come un falso finale e vedere cosa riserverà ancora il prossimo episodio dove, si spera, ci sarà lo scioglimento conclusivo di tutti gli enigmi e (forse) il lieto fine tanto atteso per i Baudelaire.
In attesa di questo momento, però, si può tranquillamente godere di questa puntata in cui il climax narrativo, i dialoghi e le gag surreali la fanno da padrone in maniera assolutamente sublime.
“Beatrice, I will love you if I never see you again, and I will love you if I see you every Tuesday. I will love you as the iceberg loves the ship, and as the passengers love the lifeboat, and as the battlefield loves young men, and as peppermints love your allergies. I will love you as we grow older, which just happened and happened again, and will continue to happen. I will love you until every fire has been extinguished and every home rebuilt, and every code and heart has been broken. I will love you if you marry someone else, and I love you if have a child, or two children, or three. Seems like a good number.
I love you Beatrice. I always will.”
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Penultimate Peril: Part One 3×05 | ND milioni – ND rating |
Penultimate Peril: Part Two 3×06 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!