Marvel’s Agent Carter 1×08 – ValedictionTEMPO DI LETTURA 9 min

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Sapete qual’ è il vero scopo degli scacchi? Contrariamente a quanto si possa pensare, non è semplicemente la vittoria. Battere l’avversario al “gioco dei re” è solo la conferma della propria arguzia e lungimiranza, perché negli scacchi (più di ogni altro gioco), la gloria non sta nel vincere, ma nel partecipare. Il vero scopo di uno dei giochi più antichi del mondo, è quello di ingannare e manipolare l’avversario affinché quest’ultimo venga portato, con false mosse e tranelli, a fare i passi necessari per facilitare i nostri scopi: il tutto, ovviamente, senza farsi scoprire e permettere allo sfidante di orchestrare una contromossa. Gli scacchi sono una ginnastica mentale, dedita ad aprire la mente e considerare ogni tipo di opzione, grazie all’aiuto di tecnica e fantasia. Queste prime righe di recensione, possono sembrare un’introduzione senza apparente attinenza al season finale di cui andremo a parlare, ma in verità (prendendo in esame anche i sette episodi precedenti) ce l’ha eccome. Marvel’s Agent Carter è stata una mini-partita a scacchi, durata otto brillanti e magistrali mosse, dove solo in questa puntata finale, abbiamo potuto unire finalmente i puntini e capirne la ragion d’essere.
Il serial solista di Peggy Carter, aveva come scopo quello di creare il primo eroe femminile a 360° dell’Universo Cinematografico Marvel, dando così al pubblico la “Wonder Woman Marveliana” che ancora manca in questo universo multimediatico; in parte, questo aspetto della “missione” del telefilm sull’Agente Carter, è stato azzeccato nella recensione del doppio pilota, ma mai avremmo potuto sospettare che questi sarebbe stato “lo” scopo del serial, e non solo uno dei tanti obiettivi in scaletta. Ecco il perché di quella introduzione sugli scacchi ad inizio della recensione; se non si è un giocatore di larghe vedute, quelle che inizialmente potrebbero sembrare dei grossolani errori da parte dell’avversario, con il procedere della partita, esse potrebbero spiacevolmente rivelarsi delle argute trappole che (solo e saltando alla fine) rivelerebbero la loro identità. Con questo non vogliamo dire che reputiamo spettatori e recensori degli allocchi: solo sottolineare quanto gli showrunner Christopher Markus e Stephen McFeely sono stati così abili nel nascondere le loro mosse, che solo in quella che potremmo definire la scena madre dell’episodio, rivelano il loro messaggio.
Nel tentativo di spezzare il condizionamento psicologico di Howard Stark installato nella sua mente da Fennhoff/Ivchenko, Peggy Carter si trova ad esorcizzare i propri demoni, ritrovandosi in una situazione analoga a quanto visto negli ultimi attimi di vita di Capitan America nel film Captain America: The First Avenger. Pur trattando comunque altri temi e concentrandosi anche sulla trama principale orchestrata ad hoc per lo show, il serial comics di casa ABC non hai mai smesso di puntare il dito sulla rivalutazione della donna e a consacrare il sesso opposto a quello maschile, si gentile, ma non: indifeso, debole, superfluo e relegato ai compiti più ignobili e degradanti. Se quanto affrontato e sopportato a testa alta dalla Carter lo si può considerare una serie di prove, questa scena sopracitata è in tutto e per tutto il suo esame finale, quello che (in caso di successo) garantirà al personaggio il suo meritato spessore personale. E infatti Peggy ne esce fortificata e arricchita da questa esperienza, comportandosi “da uomo” e rifiutandosi di scappare dal proprio passato e i propri incubi, prendendo in mano la situazione e abbracciando i propri demoni, riuscendo così dove ha creduto di aver fallito in precedenza, trasformandosi ufficialmente un una eroina a tutto tondo. Il passato ora è sepolto, Howard salvato da un destino fin troppo familiare e il sangue del Capitano neutralizzato;  questo non vuol dire che esso sia dimenticato o buttato via come uno straccio ma solo interiorizzato e finalmente esorcizzato dall’aura di paura che lo circondava.
Analizzata questa metamorfosi, nonché cuore di Marvel’s Agent Carter e nucleo di “Valediction”, viene anche facile analizzare tutto il resto, poiché si presenta come valore aggiunto a questa consacrazione, oltre che ulteriori sfumature su cui ampliare il discorso. La lotta contro Dottie Underwood, benché corta, è la conferma che anche fisicamente, Peggy non è da meno di un uomo, lasciando pure andare la lotta a colpi violenti e scorretti, trasformandola in rissa alla The Expendables; il tentativo di redenzione di Stark è la conferma di quanto le azioni di una persona possano influenzare e cambiare, indipendentemente dal sesso, poiché è la parola il vero proiettile che fa breccia nel cuore; l’atto di gentilezza di Jarvis nel restituire la fiala di Steve Rogers alla sua fiamma, è la prova che ogni buona azione e ogni sacrificio, verrà prima o poi premiato.
Anche lo spettatore, in questo ottavo e ultimo episodio della prima stagione, ne esce valorizzato e consapevole, perché (usando proprio le parole della Peggy Carter, mentre si fa una ragione del comportamento di Thompson): “Io so quanto valgo e non ho bisogno di dimostrarlo a nessuno”. Quest’affermazione la potremmo considerare una forte presa di coscienza fittizia, ma anche meta-narrativa per l’impatto che Marvel’s Agent Carter potrebbe aver avuto negli spettatori. Ancora oggi non sappiamo con certezza se il secondo sodalizio seriale tra ABC e Marvel Studios verrà rinnovato, ma stando ai dati, il sinistro mietitore sembra essere dietro l’angolo (anche se, furbamente, la produzione lascia aperta volutamente qualche porta per un eventuale rinnovo, come la sorprendente apparizione mozzafiato di Zola). Se così fosse, se davvero le avventure dell’Agente Carter dovessero cadere sotto l’impietosa falce della cancellazione, non fa alcuna differenza, perché il serial vincel a battaglia più importante: quella di insinuarsi nei cuori degli spettatori ed essere una speciale icona per qualcuno.
Le uniche cose che proprio sfigurano in “Valediction”, sono inezie, come la durata della lotta tra la Underwood e la Carter (che, per quanto anticipata, ci si aspettava qualcosa di più duraturo e più frenetico) e la sottotrama di Leviathan, lasciandola andare un po’ alla deriva. Ma come detto nelle precedenti righe: queste sono inezie e non cambiano il fatto che Marvel’s Agent Carter ha messo a segno uno sacco matto da manuale.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la prima stagione di Marvel’s Agent Carter, come succedeva per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.

  1. Il titolo della puntata, “Valediction”, è una parola Inglese che esprime l’atto di dire addio a qualcosa/qualcuno. Deriva dal latino “vale dicere” (letteralmente, “dire addio”) e in Italiano è traducibile con l’espressione “discorso di commiato” oppure “congedo”. Visto gli eventi della puntata, è il più perfetto dei titoli che si potevano scegliere.
  2. Il marchingegno di Howard Stark, quello che nella scorsa recensione abbiamo ipotizzato fosse un mash-up tra la Madbomb e la Dust Of Death, si è rivelato invece un congegno esclusivamente ideato per lo show chiamato “Midnight Oil”. Nonostante ciò, pur avendo un nome diverso, le caratteristiche che possiede sono comunque quelle elencate nella precedente recensione.
  3. La scelta di distruggere tutte le invenzioni di Howard Stark è una citazione allo smantellamento di tutte le armature di Iron Man messa in atto dal figlio Tony in Iron Man 3.
  4. La persona che parla a Fennhoff/Ivchenko, e fa una sorprendente apparizione di fine episodio, è Arnim Zola: celebre villain di Capitan America apparso in tutte e due le pellicole soliste del personaggio (Il Primo Vendicatore e The Winter Soldier).
Facce da Fumetto
Conosciamo un pò di più i volti noti (e ignoti) dell’Universo Marvel cartaceo trapiantati qui, in questo serial televisivo dedito ad espanderne l’universo.

 

Dottor Faustus

 

Alla fine, proprio in questa puntata, viene confermato quello che Marvel’s Agent Carter cercava di suggerire sotto voce, con segnali e implicite citazione: che il “Dottor Ivchenko” non era altri che un finto pseudonimo per coprire la vera identità di  Johann Fennhoff, altrimenti conosciuto come il Dottor Faustus. Comparso per la prima volta su Captain America #107 del 1968, il Dr. Johann Fennhoff si presenta sin dalla sua prima apparizione come un brillante e talentuoso psichiatra dalle raffinate tecniche e vaste conoscenze nel campo della psichiatria; purtroppo per lui, la sua arroganza e la sua eccessiva fiducia in sé stesso alimenteranno il suo ego a dismisura, portandolo a riferirsi a sé stesso come “Il Maestro della Mente Umana”. Realizzando che quest’umile professione fosse poco per una persona del suo calibro, affinerà le sue tecniche di manipolazione della mente umana e intraprenderà una carriera criminale. Entrerà in contatto con il suo avversario di sempre, quando Capitan America comincerà ad avere degli incubi riguardo alla sua partecipazione al conflitto mondiale; quando il Capitano si rivolgerà al Dottore (non ancora diventato un incallito criminale) per placare questi incubi, Faustus prenderà la palla al balzo e cercherà di manipolare la sua mente per usare l’alter-ego di Steve Rogers come personale tirapiedi. La mente del Vendicatore a Stelle e Strisce, però, sarà troppo forte e le sue tecniche saranno inefficaci; da lì in poi, Faustus tornerà più o meno spesso a tormentare il Capitano con la sua micidiale tecnica, però in compagnia di altri suoi nemici, come Arnim Zola e il Teschio Rosso. La controparte cartacea di questo personaggio si differenzia da quella televisiva, dalle origini e affiliazioni; lo Johann Fennhoff del fumetto è Austriaco ed è sempre stato legato ad organizzazioni come l’Hydra e la Corporazione. Lo Johann Fennhoff del serial tv, invece, è Russo e membro di Leviathan.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Peggy salva Stark
  • Crescita caratteriale generale di tutti i personaggi
  • Dottie VS Peggy (finalmente)
  • “Io so quanto valgo e non ho bisogno di dimostrarlo a nessuno”
  • Alcuni elementi lasciati volutamente in sospeso, in caso di rinnovo
  • Zola!
  • La trama di Leviathan, alla fine, abbandonata a sé stessa
  • La sfida Dottie VS Peggy poteva essere un po’ più lunga

 

Che sia un Season Finale, o un Series Finale, la prima stagione di Marvel’s Agent Carter è stata quella che gli Americani definirebbero come “a helluva ride”. In questa gran bella corsa che è stata questa godibilissima e frenetica miniserie targata ABC/Marvel Studios, “Valediction” è il suo tratto finale, festeggiato alla grande e con tanto di fuochi d’artificio; un grande finale, per una grande serie. Se capitate ora su queste coordinate, noi di RecenSerie consigliamo spassionatamente il recupero di questa serie di sole otto puntate, che merita veramente tanto. Il serial solista dell’Agente Peggy Carter finisce qui, se sia uno stop momentaneo, o definitivo, ancora non lo sappiamo; ma nel caso, per toglierci il pensiero, noi rinnoviamo l’appuntamento al 3 Marzo 2015, perché ricomincerà la tanto attesa seconda parte della seconda stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. Noi di RecenSerie, ovviamente, saremo in prima linea a recensirla.

 

Snafu 1×07 4.15 milioni – 1.4 rating
Valediction1x08 4.02 milioni – 1.3 rating

 

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