“I now pronounce you wife and wife, and husband and husband“
Siamo alla fine. Mai come in quest’ultimo episodio di Glee, il fatto che questa season finale sia davvero la stagione finale dello show di Ryan Murphy è stato tanto concreto. Semplicemente perchè, fino ad ora, l’ultima stagione ha seguito in piena regola la linea di condotta che la serie ha intrapreso praticamente dal suo terzo anno di vita in poi: pregevoli ed emozionanti alti, succeduti quasi inevitabilmente da scoraggianti e deludenti bassi. Eppure, se siete arrivati a questo punto, senza aver mai gettato la spugna, vuol dire che un pò d’affetto per questa inguaribile e bistrattata compagine ancora la provate, nonostante tutte le volte che non avete fatto altro che chiedervi: “ma perchè lo guardo ancora”? Ecco, “A Wedding” risponde alla domanda alla perfezione, poichè ci si può ritrovare tutta l’essenza della serie, nei suoi pregi e nei suoi difetti. Senza contare che, come detto, è finalmente la prima vera puntata, dopo la première, che ti regala quella sensazione di chiusura che tanto ti aspettavi (una volta che ti sei detto: “ok, vada per un ‘altra stagione, tanto l’hanno pure dimezzata”), ma che allo stesso tempo, nel profondo, temevi enormemente (perchè dallo struggente finale di Lost ci siamo passati più o meno tutti).
Una grande e importante premessa è innanzitutto doverosa: come gli autori di Glee ci hanno fatto ormai abbondantemente capire in tutti i modi, la coerenza in questo show non è di casa. Perciò scordatevi che tutta l’importanza data negli ultimi episodi alla coppia Brittanna avrebbe in realtà poco senso, visto il suo ritornare in auge praticamente dal nulla, senza una precisa e convincente spiegazione. Allo stesso modo, dimenticatevi che i Klaine erano stati a un passo dalle effettive e già organizzate nozze, non meno di qualche mese prima di quest’episodio, e la scelta intrapresa quest’oggi sarebbe, teoricamente, l’esatto motivo della loro rottura. Così come il fatto che la nonna più categorica e spietata del mondo, che non si è fatta smuovere neanche dalle preghiere della nuora nè tantomeno dai suoi commoventi tentativi di farla ragionare, abbia infine ceduto alle minacce di una sconosciuta.
Tenete così il ricordo della sparata più dura, cattiva e carica di disprezzo che Santana abbia mai rivolto a qualcuno (a Kurt, nella già citata première) ben separato dalla vostra mente, magari lasciandolo tranquillamente navigare nel vostro pensatoio personale. Non che gli autori non ci provino, almeno gli va riconosciuto. Il tentativo, per esempio, di collegare lo stesso ingiurioso monologo del personaggio di Naya Rivera sull’infelicità di Kurt e Blaine, all’idillio che poi si realizza nel doppio matrimonio proprio tra le due coppie prima acerrime rivali è chiaro e palese. Trova una sua spiegazione anche la bizzarra e inspiegabile invadenza del Coach Sylvester nella vita amorosa dei suoi ex-studenti, in pratica un piano narrativo preparatorio al ruolo cruciale affibbiatogli per la riuscita delle suddette unioni (ma, insomma, come nel caso dei Klaine, perchè alla cinica e glaciale Sue Sylvester, la quale come ricorda Santana è arrivata addirittura a sposare sè stessa, dovrebbe tanto importare di partecipare al loro matrimonio?). Tentativi mal confezionati a parte, riassumendo, scordatevi quanto detto e lasciatevi trasportare dalle emozioni, perchè, almeno di queste, “A Wedding” ne ha da vendere.
Infatti, il doppio matrimonio non fa bene solo alla trama generale, che chiude in solo colpo due storyline che stavano monopolizzando, e bloccando, il corso della stagione, ma spinge in maniera piuttosto efficace anche sul piano emozionale. Nel discorso di Burt Hummel si può riscontrare la summa del lato più “impegnato” della serie, nella sua denuncia ai pregiudizi e lotta agli stereotipi e alle contraddizioni che ammorbano certe realtà sociali americane. Dopotutto, in un paese come quello degli Stati Uniti, che si professa tanto all’avanguardia e liberale, la nostra truppa è costretta a trasferirsi in un altro stato affinché l’unione abbia la sua validità legale. La tv, come sempre, funge da specchio della società, in America specialmente. Son passati dagli anni dallo scalpore del personaggio di Jack di Dawson’s Creek e dallo sdoganamento perfezionato poi dal grande successo Will & Grace, eppure Kurt all’inizio è ancora vittima di bullismo e Mickey Milkovich (in Shameless) ci mette quattro stagioni prima di fare outing. Tanti progressi sono stati fatti, incarnati in Glee, tra l’altro, dallo stesso personaggio di Spencer, ma subito dopo è arrivato l’episodio di Beiste a dimostrare che alcune barriere mentali sono ancora ben lungi dall’essere abbattute. Resta, almeno, lo speranzoso e sorridente affresco offerto da questi due “Wedding” o il toccante e intenso sviluppo raggiunto dal già citato Mickey e il compagno Ian negli episodi più recenti.
Comunque, trattandosi pur sempre di una festa, non mancano momenti piuttosto comici e movimentati. Irresistibili i due “genitori” di Brittany, con un lavoro di casting pressoché perfetta. Dall’assurdo racconto di Jennifer Coolidge (conosciuta ai più come “Mamma di Stifler”, ai meno come la simpatica vicina di casa “Sophie” di 2 Broke Girls), al bizzarro quanto imbarazzante brindisi di Ken Jeong (anche qui, si passa dal “Mister Chao” di Una notte da leoni al “Senor Chang” di Community). Una delle trovate “tirate fuori dal nulla” da parte degli autori più simpatiche e azzeccate degli ultimi anni. Altrettanto simpatico il cameo di Gina Gershon come madre di Blaine (presenza che già poteva far intuire la svolta della puntata). Infine, senza dubbio piacevoli e ben realizzate le varie performance di celebrazione, che scandiscono al meglio l’alto ritmo di questi emozionanti quaranta minuti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Transitioning 6×07 | 1.81 milioni – 0.6 rating |
A Wedding 6×08 | 1.86 milioni – 0.6 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.