“Who the hell is Luke Cage?”
Episodio che ai primi minuti può apparire come autoconclusivo, quasi uno di quei preziosi filler ambientati in una sola notte che servono a traghettare protagonista e personaggi vari da un punto A della narrazione a un punto B. Niente di più sbagliato. “Blowin’ Up The Spot” segna l’effettiva introduzione di Diamondback (il cui attore è una vecchia conoscenza per i fan di Boarwalk Empire), la definitiva salita al potere di Mariah, ma soprattutto una nuova fase nello status dell’eroe: la vulnerabilità.
Se questa serie dalle tante sfumature di giallo finora ha catturato meno l’attenzione delle sue serie sorelle, forse ciò è accaduto anche per uno stato di freddezza tra il protagonista e i suoi nemici. Avvisaglie, dialoghi taglienti, ma poi quando si è trattato di passare all’azione non siamo mai riusciti troppo a farci coinvolgere. Come temere che a Luke possa succedere qualcosa? Le botte e i rapidi scontri si pongono così come momento risolutivo, quasi conclusivo, di un conflitto e non come conflitto vero e proprio. Ciò ha forse reso Marvel’s Luke Cage una serie più introspettiva, ed è lì che potrebbe avere qualcosa in più. L’interpretazione di Mike Colter, ben prima che interpretasse una Luke Cage ferito, accentua in maniera assai positiva la condizione psicologica e sociale di Power Man. Prendiamo Matt Murdock: è circondato da amici, benestante, non vedente ma sappiamo tutti poi come stanno le cose, spesso e volentieri – almeno nella serie – non riusciamo ad empatizzare con lui e con le sue scelte, i suoi momenti di fredda riflessione o cieca (hahaha) rabbia sono fuori sincrono con ciò che noi pensiamo o vediamo. Jessica vive invece in una realtà sicuramente più squallida e solitaria ma ciò che la serie (più che i fumetti) ci ha insegnato è che, grazie anche a Kristen Ritter, un carattere scontroso e acido sanno essere un’ottima autodifesa. In Luke Cage percepiamo invece una diversa bontà e, appunto, vulnerabilità. La perdita dei suoi amici gli pesa dentro più che mai, i suoi poteri sono quasi ingombranti, da cui è più che altro possibile intravedere quelle “grandi responsabilità” di cui si parla spesso. L’agilità e la leggerezza degli altri due eroi sono un lontano ricordo, assolutamente sotto gli occhi di tutti la pesantezza, quasi l’ingombranza della sua enorme figura. Le scene di lotta assumono un voluto (?) carattere anti-estetico, contraltare alla leggerezza della danza di Daredevil.
Ne è una testimonianza una delle sequenze finali di questa 1×08, con l’incontro-scontro nel teatro con Willis. Non assistiamo ad una lotta continua ma a tanti frammenti di azione-reazione, causati anche dallo status non proprio salutare di Luke Cage. Sta di fatto che il tutto assume un’immagine quasi grottesca: Luke con una spallata abbatte una colonna facendo cadere Diamondback dalla balconata. Quasi come due bambini che giocano a braccio di ferro, si fa forza l’uno sull’altro, sferrando ogni tanto qualche colpo più per inerzia che per un effettivo e consapevole piano d’azione.
A dimostrazione che ben funzione l’aspetto umano, più che quello supereroistico, da incorniciare lo scambio di battute tra un’esasperata Misty e Claire nella sala degli interrogatori. Sappiamo di star assistendo ad una serie tratta da fumetti, eppure lo stato d’animo e la diversa predisposizione d’animo delle due donne è più percepibile che mai, dando così valore a tutto il comparto poliziesco della serie.
Tant’è che, almeno fino ad un certo punto, l’episodio è radicalmente diviso in due tronconi: la scorribanda notturna di Luke e Claire e le conseguenze investigative dell’uccisione di Cottomouth. E proprio questo ci aveva erroneamente indotti a credere che l’episodio fosse solo una fase di transizione nel riportare la serie ad una nuova normalità, ciò nella condizione in cui versava prima nella morte di Cornell ma con un ricambio di antagonisti. E questo ci porta direttamente alla sequenza finale, dove una battuta che non può non far pensare ad uno dei colpi di scena più famosi della storia del cinema (notare la coincidenza nel nome Luke) apre al cliffhanger che per la prima volta (forse) dà valore alla dimensione binge di questa serie.
Si potrebbe storcere il naso nella faciloneria dell’apparente colpo di scena in cui si è caduti (in altri lidi è stato fatto notare l’aspetto vagamente dozzinale dei dialoghi), ma la musica che ricorda quella di Morricone nei film di Leone non può non esporre alla luce del sole questa dimensione più naive, quasi western, di questo ulteriore capitolo di quando la Marvel decise di invadere Netflix.
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del primo eroe in vendita Marvel? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., Marvel’s Agent Carter e Marvel’s Daredevil eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.
- Il titolo dell’episodio, come abbiamo capito, è l’ennesimo e immancabile riferimento ai Gang Starr.
- Due citazioni al film The Warriors, in Italia conosciuto come I Guerrieri della Notte. La prima è il “Can you dig it?” di Cirus e la seconda è la celeberrima “Come out to play“.
- Comparso per la prima volta su Luke Cage, Hero for Hire #1 del 1972, Willis Stryker è un amico d’infanzia di Luke Cage, assieme al quale forma una gang: i Rivals. Dopo essersi innamorato di Reva Connors, che lo respinge in favore dell’amico, accecato dalla gelosia Stryker lo incastra per spaccio di eroina facendo si che venisse incarcerato a Seagate. Dopo aver ottenuto i suoi poteri ed essere evaso, Cage rintraccia Stryker, nel frattempo divenuto un narcotrafficante, e lo affronta per costringerlo a costituirsi di modo da dimostrare la propria innocenza, tuttavia nel corso dello scontro il criminale muore precipitando in un lucernario.
- Oltre ad essere il primo personaggio chiamato “Diamondback” è il solo a cui, in Italiano, il nome non sia stato tradotto in “Diamante”. Esiste un altro personaggio che si chiama Diamondback ed è Rachel Leighton, ex-amante di Capitan America e membro della Società dei Serpenti. Anche se nel nome c’è la parola “diamond” (diamante, in Inglese) il nome si riferisce al nome Inglese del Crotalo adamantino occidentale, conosciuto comunemente con il nome di “serpente a sonagli”.
- Quando Black Mariah parla alla stampa dopo che Shades la aiuta ad insabbiare l’omicidio di Cottonmouth, sui microfoni degli intervistatori si può leggere la scritta “WHIH”, altro tg fittizio ed autoctono del Marvel Universe. Ha pure un canale Youtube.
- L’avvocato che difende la segretaria di Cottonmouth è Benjamin Donovan, personaggio già incontrato nella seconda stagione di Marvel’s Daredevil come avvocato di Kingpin. Comparso per la prima volta su Luke Cage, Hero For Hire #14 del 1973, nei fumetti è conosciuto anche come “Big Ben”, soprannome guadagnato grazie alla sua stazza e alla sua enorme forza racimolata grazie a diversi allenamenti. Era un avvocato fino a che non si ubriacò e rimase coinvolto in situazioni che lo fecero radiare dall’albo. Da allora presta i suoi servizi a qualsiasi organizzazione criminale.
- Quando Diamondback tiene in ostaggio Misty, vicino ai cassoni della spazzatura si può vedere l’insegna che dice “Timely Trash”. Timely era il nome con cui la Marvel Comics si faceva chiamare prima degli anni ’60.
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Manifest 1×07 | ND milioni – ND rating |
Blowin’ Up The Spot 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.