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“Nothing is actually impenetrable.
A place like this says it is, and it’s close, but people still built this place.
And if you can hack the right person, all of a sudden, you have a piece of powerful malware.
People always make the best exploits. I’ve never found it hard to hack most people.
If you listen to them, watch them, their vulnerabilities are like a neon sign screwed into their heads.”
L’ultima sequenza della puntata, è anche quella che più ne descrive l’entità: e badate bene, non tematiche o sviluppi, ma l’entità. Arrivato al quinto episodio su un totale di dieci, Mr. Robot interrompe (in senso figurato, tranquilli) temporaneamente la sua corsa, poiché un bivio gli si para davanti. Un bivio che, come succede per Angela, lo mette davanti ad una scelta su quale via imboccare: giro di boa, o salto dello squalo?
Come fatto notare nelle nostre precedenti recensioni, è indubbio che il serial nato dalla mente di Sam Esmail abbia in comune degli elementi che hanno caratterizzato e reso celebri le opere che, senza ombra di dubbio, hanno ispirato maggiormente questo telefilm rivelazione dell’estate 2015: primo fra tutti, il romanzo (poi film) Fight Club, e secondo, la canzone Mr. Roboto degli Styx, dove (oltre al titolo in sé) molte parti del testo ricordano fortemente le tematiche del serial tv, ma anche la Sprawl Trilogy. Il rischio che si avverte all’orizzonte è che questa devozione estremamente reverenziale per le opere d’ispirazione possa prendere il sopravvento e trasformare Mr. Robot in un’aula scolastica dove viene insegnata l’amareggiante arte del “parassitismo citazionistico”: materia che insegna a Esmail e colleghi come creare sviluppi narrativi che ricalchino spudoratamente le opere che hanno fatto scuola. Inutile dire che quando un prodotto viene plasmato come il pongo solo per diventare il clone di uno già esistente (e magari pure molto acclamato), il pubblico non solo si armerà di fischi e pernacchie ma il serial stesso sarà costretto a continui salti dello squalo per cercare miseramente di rimediare al danno e stare a galla in qualche modo. Fortunatamente, “Eps1.4_3xpl0its.wmv” sceglie il giro di boa, evitando abilmente di diventare la coverband di Fight Club e attingendo ad una particolarità del suo essere che (finora) non aveva sfruttato a pieno regime: il genere cyberpunk.
Sia chiaro: le premesse di Mr. Robot non sono propriamente qualcosa di originale e gli obiettivi che si pone di soddisfare non sono nulla che William Gibson non abbia già inventato. Questo però non scoraggia il serial e, anzi, di episodio in episodio Mr. Robot trova sempre il modo di comunicare con lo spettatore, con un linguaggio moderno e una narrazione carismatica e magnetica, ponendo l’attenzione su drammi e problematiche umane non della società del 21° secolo, ma di quella del 2015: società che si descrive e viene descritta come risultato di strascichi, ipocrisie e negligenze delle generazioni passate, oltre che di un incontrollato impoverimento di valori scambiato per un incontrollato arricchimento di tecnologie. Come il fumetto Sex Criminal è riuscito a catturare l’immagine dei rapporti di coppia odierni, smaliziati e privi di tabù, Mr. Robot cattura le ideologie e modi di essere tipici di questa società, facendo della quotidianità e del suo continuo riconfigurarsi ad una sempre più mutevole attualità (unita, ovviamente, anche all’alta qualità della regia) la sua vera carta vincente. Mr. Robot, ad occhio, può essere qualcosa di già visto, ma è nel raccontarsi che riesce ad imporsi come un prodotto di una qualità sopraffina, scegliendo (per questo episodio, ma speriamo anche per i successivi) come metro di comunicazione, di riportare in auge il cyberpunk spostando la lancetta dell’ispirazione più su romanzi come La notte in cui bruciammo Chrome, piuttosto che Fight Club, accentuando quella voglia di ribellione e cambiamento radicale nell’ordine sociale in un mondo decadente e ipertecnologico dominato dalle grandi multinazionali commerciali.
Mentre il discorso di Mobley sulle persone, di Tyrell sul cameriere e quello finale, iniziale e contro Bill di Elliot lasciano il segno come lo farebbe un chiodo conficcato e subito rimosso dal muro, “Eps1.4_3xpl0its.wmv” si prende anche la libertà di caratterizzarsi con l’effetto “sliding doors”, utilizzando un pretesto narrativo per dar vita a due situazioni e analizzarle successivamente di pari passo. Facendo leva sull’irruzione introduzione a Steel Mountain, il nostro protagonista, interpretato da un Rami Malek ormai amalgamato al suo personaggio, incontra Tyrell Wellick, quello che ad una superficiale analisi potrebbe classificarsi come “il villain” del telefilm. Dopo la sequenza dell’incursione informatica a Steel Mountain, le strade si dividono e abbiamo modo di osservare entrambi i character nelle loro successive tasks e notare come i due non stiano venendo caratterizzati né come avversarsi, né come rivali, ma come due facce della stessa moneta continuamente attratte e respinte per le loro diversità e somiglianze, creando quindi una situazione di stallo alla “oggetto inamovibile vs forza inarrestabile” (dove Elliot è il primo e Tyrell il secondo), oltre che una dicotomia davvero intrigante.
Quello che Mr. Robot, purtroppo, non riesce a fare ancora in maniera decente è una delineazione dei comprimari del protagonista/personaggi di supporto/personaggi secondari, i quali fanno fatica a trovare una loro dimensione e dei tratti caratteriali che possano essere approfonditi in seguito: sopratutto quelli della Fsociety sembrano i più blandi, nonché semplici smanettoni da circo, invece di essere i cowboy della tastiera che dovrebbero essere. Dal gruppo di hacker si salva solo il personaggio che da il nome al serial, ma solo perché intorno alla sua figura c’è questa leggenda metropolitana che lo vuole una illusione del protagonista, che nel bene e nel male, mette curiosità allo spettatore e lo spinge alla ricerca della verità. Vedendo come si sono messe le cose nella puntata, sembrerebbe che Mr. Robot sia un bimbo vero, e non un pupazzo di legno una allucinazione di Elliot, o almeno così gli showrunner vorrebbero farci credere: ricordiamo che pure nel celeberrimo Fight Club alcune scene in cui avremmo spergiurato che Tyler Durden fosse una persona reale sono state invece frutto dell’immaginazione del narratore senza nome. Senza contare che proprio nel descrivere le debolezze delle persone ad inizio episodio, Elliot si contraddice ammettendo deliberatamente una sua: abbatte la quarta parete, parla allo spettatore e gli dice che non esiste, trasformando quindi la sua narrazione soggettiva in qualcosa di sicuramente più affascinante, ma anche più inquietante.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Con “Eps1.4_3xpl0its.wmv”, Mr. Robot svolta verso il giro di boa, sancendo così una svolta, anche se piccola e un po’ col freno a mano. Tra resurrezioni del genere cyberpunk, sviluppi di importanti e sempre più attuali tematiche trattate con un cinismo da brividi, la vittoria più importante che il serial tv porta a casa con questo quinto episodio è quello di alzare la testa dal banco e accorgersi di essere nel 2015, catapultandosi senza troppi complimenti.
Eps1.3_da3m0ns.mp4 1×04 | 1.27 milioni – 0.4 rating |
Eps1.4_3xpl0its.wmv 1×05 | 1.38 milioni – 0.5 rating |
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Ecco, ad oggi sono arrivata qui. Ora guardo la 6. Sono d'accordo sull'insufficiente approfondimento dei personaggi secondari. Sembra esserci poco spazio per loro… per ora.
Comunque non so se mi fa più paura Tyrell o la moglie! :-O
La moglie tutta la vita! :-s