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“There are women within range of my voice right now that support McGovern and there are women that support Humphrey and Wallace and this is your right. But if you’re talking about women becoming a political force to be reckoned with, you have to decide whether or not you’re going to go with the candidate who cares about women’s rights and will go with you all the way down the line.
Or whether you’ll support one of the other candidates because it has been the traditional thing to do. In this country everybody is supposed to be able to run for president, but that has never really been true. Somebody had to do it first.
So I did it. I did it because I was the only one who had the audacity to shake this system up. Go with me on the first ballot! Don’t play yourselves cheap. I beg you. You did not come here to be delivered!”
Or whether you’ll support one of the other candidates because it has been the traditional thing to do. In this country everybody is supposed to be able to run for president, but that has never really been true. Somebody had to do it first.
So I did it. I did it because I was the only one who had the audacity to shake this system up. Go with me on the first ballot! Don’t play yourselves cheap. I beg you. You did not come here to be delivered!”
Alla terza puntata Mrs. America sembra procedere con la struttura ben definita fino a questo punto cercando di analizzare i minimi collegamenti tra il personaggio chiamato in causa e la peculiare situazione socio-politica che sta attraversando gli USA. Shirley Chisholm è il personaggio oggetto di focus, così come la sua campagna presidenziale parallela a quella di McGovern (che verrà poi annichilito da Nixon proprio alle elezioni presidenziali del 1972).
Shirley è uno dei personaggi che più finisce in risalto nelle file delle “femministe”: sia per una connotazione di genere, sia per il colore della pelle. Due handicap sociali di grande rilievo all’epoca, soprattutto se racchiusi nella stessa figura che sta cercando, attraverso una campagna politica, di arrivare ad un certo tipo di rilievo mediatico e pubblico. Ma bisogna anche avere la giusta dose di raziocinio per potersi rendere effettivamente conto di quando chiamarsi fuori: Bella (Margo Martindale) sembra essere il famigerato “grillo parlante” della situazione, mentre cerca di riportare tutti con i piedi per terra. Il risultato ottenuto fino a quel momento da Shirley è sicuramente encomiabile, ma arrivati a quel punto (considerato soprattutto il punteggio a lei avverso) sarebbe più giusto chiamarsi fuori, fare un chiaro endorsement a McGovern (che a loro detta, ma anche da un punto di vista statistico, avrebbe tutte le carte in regola per giocarsela con Nixon) ed ottenerne un ritorno di cariche.
Un discorso questo che finisce per mortificare Shirley, ormai personalmente ed emotivamente coinvolta nella campagna, senza ricevere alcun tipo di supporto da Gloria qui presentata come una banderuola al vento, bisogna ammetterlo.
Ecco allora che, in questa intricata matassa di punti di vista, la narrazione svia dal semplice approfondimento di un personaggio cercando di raccontare, piuttosto, le contrapposizioni all’interno di ogni singola fazione.
Anche all’interno del gruppo di Schlafly, infatti, iniziano a sedimentarsi alcuni dubbi sulla leadership autoimposta della cara Phyllis. Un potere che però viene mantenuto saldo e che nel finale di puntata, quando le varie delegazioni statali sembravano sul punto di dividersi, ottiene nuova linfa vitale. Anche nel gruppo delle repubblicane il tema del razzismo e del femminismo vanno a fondersi insieme, creando un mix a tratti esplosivo.
Se Gloria è il simbolo “da copertina” dell’intero movimento e Shirley quello politico, bisogna fin da subito evidenziare il fondamentale ruolo di Bella, vera abile tessitrice di tutta questa preziosa filiera sociale, nonché silenziosa protagonista di questo episodio.
La vera lotta a distanza, infatti, non è quella che vede contrapposta Phyllis a Shirley quanto piuttosto quella tra Phyllis e Bella: entrambe si ritrovano costrette in una posizione di minor controllo e con figure in grado di minare la loro leadership; per entrambe si paventa più volte durante l’episodio l’opzione di una (o più di una) “eliminazione” all’interno della propria fazione. Una lotta di nervi, a distanza, che si ritrova due attrici (Margo Martindale e Cate Blanchett) in grado di riportare in scena la perfetta rappresentazione di un sergente di ferro inamovibile.
Al finale carico di gioia e di clamore successivo al voto democratico (Shirley è riuscita ad entrare nella squadra di McGovern, dando quindi un senso di chiusura a tutta la sua campagna), viene contrapposta una scena forse più criptica, ma altrettanto forte: Phyllis che, in totale silenzio, verifica lo stato del suo rifugio anti-atomico e delle provviste in esso contenute. La dichiarazione è lampante: la signora Schlafly è pronta alla guerra.
Shirley è uno dei personaggi che più finisce in risalto nelle file delle “femministe”: sia per una connotazione di genere, sia per il colore della pelle. Due handicap sociali di grande rilievo all’epoca, soprattutto se racchiusi nella stessa figura che sta cercando, attraverso una campagna politica, di arrivare ad un certo tipo di rilievo mediatico e pubblico. Ma bisogna anche avere la giusta dose di raziocinio per potersi rendere effettivamente conto di quando chiamarsi fuori: Bella (Margo Martindale) sembra essere il famigerato “grillo parlante” della situazione, mentre cerca di riportare tutti con i piedi per terra. Il risultato ottenuto fino a quel momento da Shirley è sicuramente encomiabile, ma arrivati a quel punto (considerato soprattutto il punteggio a lei avverso) sarebbe più giusto chiamarsi fuori, fare un chiaro endorsement a McGovern (che a loro detta, ma anche da un punto di vista statistico, avrebbe tutte le carte in regola per giocarsela con Nixon) ed ottenerne un ritorno di cariche.
Un discorso questo che finisce per mortificare Shirley, ormai personalmente ed emotivamente coinvolta nella campagna, senza ricevere alcun tipo di supporto da Gloria qui presentata come una banderuola al vento, bisogna ammetterlo.
Ecco allora che, in questa intricata matassa di punti di vista, la narrazione svia dal semplice approfondimento di un personaggio cercando di raccontare, piuttosto, le contrapposizioni all’interno di ogni singola fazione.
Anche all’interno del gruppo di Schlafly, infatti, iniziano a sedimentarsi alcuni dubbi sulla leadership autoimposta della cara Phyllis. Un potere che però viene mantenuto saldo e che nel finale di puntata, quando le varie delegazioni statali sembravano sul punto di dividersi, ottiene nuova linfa vitale. Anche nel gruppo delle repubblicane il tema del razzismo e del femminismo vanno a fondersi insieme, creando un mix a tratti esplosivo.
Se Gloria è il simbolo “da copertina” dell’intero movimento e Shirley quello politico, bisogna fin da subito evidenziare il fondamentale ruolo di Bella, vera abile tessitrice di tutta questa preziosa filiera sociale, nonché silenziosa protagonista di questo episodio.
La vera lotta a distanza, infatti, non è quella che vede contrapposta Phyllis a Shirley quanto piuttosto quella tra Phyllis e Bella: entrambe si ritrovano costrette in una posizione di minor controllo e con figure in grado di minare la loro leadership; per entrambe si paventa più volte durante l’episodio l’opzione di una (o più di una) “eliminazione” all’interno della propria fazione. Una lotta di nervi, a distanza, che si ritrova due attrici (Margo Martindale e Cate Blanchett) in grado di riportare in scena la perfetta rappresentazione di un sergente di ferro inamovibile.
Al finale carico di gioia e di clamore successivo al voto democratico (Shirley è riuscita ad entrare nella squadra di McGovern, dando quindi un senso di chiusura a tutta la sua campagna), viene contrapposta una scena forse più criptica, ma altrettanto forte: Phyllis che, in totale silenzio, verifica lo stato del suo rifugio anti-atomico e delle provviste in esso contenute. La dichiarazione è lampante: la signora Schlafly è pronta alla guerra.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Forse alcuni dettagli vengono eccessivamente enfatizzati per rendere la narrazione più coerente e valida sotto entrambi i punti di vista (democratico-repubblicano) che si cerca di narrare, ma Mrs. America resta un grande prodotto di questo 2020 da quarantena.
Gloria 1×02 | ND milioni – ND rating |
Shirley 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.