0
(0)
Dopo la liberazione della Colombia dalla spada di Simon Bolivar, era ancora più evidente quanta disparità ci fosse nella Nazione, quanto contasse nascere ricchi o poveri. Poi c’è lui, il grande Pablo Escobar che è amato dagli ultimi e odiato dai potenti. Lui è Re e Robin Hood, sa essere crudele e malvagio, come dolcissimo (ma anche traditore) con la proprio moglie e quasi un padre per il proprio cugino. È un Giano bifronte talmente tanto affascinante da non lasciare indifferenti, se Narcos ha un pregio è sicuramente questo: saper raccontare le sfaccettature di un uomo che sembrerebbe il classico delinquente, un narcotrafficante senza cuore. Ma in lui c’è qualcosa di più. È colui che ha creato un impero dal nulla ma che ha anche fatto sanguinare la Colombia, è colui che ha tentato di risollevarsi dalla melma in cui sarebbe stato costretto a vivere ed è ancora quello che voleva diventare il Presidente del Paese.
Buoni. Cattivi. Poco importa in Narcos, tutti muoiono, i tossicodipendenti, i narcotrafficanti, i poliziotti; tutte le categorie dell’esistenza vanno in fumo nella terra di Pablo, come il Palazzo della Corte Suprema. Si corrompe, si è corrotti. Si spara senza pietà né compassione perché ci sono cose molto più importanti della vita.
In “The Palace In Flames” ci si immerge ancor di più nell’acqua putrida, dove non ci sono santi, o meglio dove c’è un solo eroe, il nostro Escobar. Nulla si muove senza che Pablo lo voglia, nulla succede senza che Pablo lo desideri. Metafora perfetta è quella degli Aironi dell’Himalaya, come loro stanno addestrati sull’albero di casa Escobar, così in Colombia ci sono una miriade di uomini addestrati dalla mente perversa e sagace del Re di tutti i narcotrafficanti, che è convinto di poter controllare ogni cosa. Tutti sono volatili appesi al ramo di una o dell’altra fazione, Carillo dice di aver catturato un uccellino – che teme visceralmente il suo buon Robin Hood.
“The Palace In Flames” spiega perfettamente l’atmosfera guasta di Narcos, fatto di una legge priva della sua intrinseca forza (il giudice emette la sentenza incappucciato: i buoni devono nascondere la faccia), o meglio di una legge che non ha uomini che la fanno funzionare (pensiamo a tutti i corrotti da Pablo) e, se li ha, questi hanno le mani legate per farla funzionare. La Colombia sembra un coacervo di regole paradossali, un castello dei destini incrociati – in pugno a Pablo Escobar -, si sa chi sia l’assassino di Rodrigo Lara Bonilla, c’è una taglia su di lui, ma sembra impossibile raggiungerlo. La prigione è una pantomima fatta di fratellanza e di amplessi con prostitute portate per il sollazzo dei detenuti; per far scontare una vera pena si è costretti a chiedere aiuto agli Stati Uniti.
I due schieramenti, da una parte Murphy e Peña, dall’altra Pedro, da una parte i disarmati gatti e dall’altro il grande topo, si rincorrono e ad un gesto dell’uno corrisponde quello dell’altro, ancor più cruento e crudele. I colpi di pistola servono a tutto, lavano l’onta, scrivono la parola fine, si vendicano, quando Murphy e Peña credono di essere più vicini al Re dopo la cattura di Barry Seal, o almeno pensano di aver fatto capire al narcotrafficante che non è più al sicuro, Pablo colpisce al cuore, fa capire che sono loro a non essere al sicuro e che lui può veramente tutto.
Colpire il Palazzo della Corte Suprema dimostra la forza del trafficante e la forza di Narcos sta proprio nelle immagini di repertorio in cui vediamo i veri morti, il vero palazzo, le vere fiamme, i guerrieri del vero M-19 in una piccola televisione, in un “piccolo palazzo”. Fuori il dramma, la morte, la forza del Male, dentro, nei palazzi, gli uomini della Legge senza armi sembrano arrivare sempre un attimo dopo e a simbolo di questo il volto spaventato e atterrito di Murphy che dice “Oh, my God“. Un Dio che non tocca nulla e nessuno, che non salvaguarda né i buoni né i cattivi, il male serpeggia indifferenziatamente (Murphy corre dalla sua informatrice per ucciderla, come se questo potesse cambiare le cose) e come abbiamo visto negli episodi precedenti sono comunque gli ultimi a pagare il tributo più alto (le ragazzine che ingurgitano palline di cocaina, i tossicodipendenti che muoiono per strada come topi, gli ultimi nella scala gerarchica immolati perché oramai inutili).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
“The Palace In Flames” è un buonissimo episodio che lavora più o meno sugli stessi temi, caricandoli di sempre maggior enfasi, mostrando quanto Narcos sia una delle sorprese della stagione.
The Men Of Always 1×03 | ND milioni – ND rating |
The Palace In Flames 1×04 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.