Outcast 1×06 – From The Shadows It WatchesTEMPO DI LETTURA 5 min

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Tornano, a grande richiesta, gli Starsky e Hutch della Fede, ovvero Kyle Barnes, detto “il Reietto”, e il reverendo Anderson, protagonisti di questa serie di Robert Kirkman, partita all’inizio in maniera molto lenta e prolissa ma che, dalla scorsa puntata, si sta rivelando sempre più avvincente.
Questo sesto episodio potrebbe, a prima vista, sembrare una semplice puntata di raccordo prima di arrivare al cliffhanger finale che riapre completamente tutta la storia ma non è così. Anzi, rappresenta una svolta di non poco conto per come si era posta finora la serie.
Analizzando l’episodio, infatti, si possono riscontrare tre storyline principali che si avvicendano tra di loro: la lotta di Kyle e il reverendo Anderson contro le forze del Male che ancora imperversano nella cittadina di Rome, Megan e il rapporto ambiguo e contraddittorio che la lega con il suo ex stalker e le indagini del detective Giles sul misterioso incendio alla roulotte avvenuto nel bosco.
Tutte queste storylines hanno come denominatore comune il tema della fede, intesa, in senso laico, come “fiducia”.
Nello scorso episodio, infatti, questa è venuta a mancare dopo la scoperta degli errori commessi dal reverendo Anderson (che si rivela come il personaggio migliore e più interessante di questo episodio proprio per il suo ruolo di “super-eroe imperfetto”) che ha minato i rapporti tra lui e Kyle, il quale preferisce rifarsi una vita normale, lontano da riti esoterici e possessioni demoniache. Ma, complice una Grace Zabriskie in versione stuntman che lo aggredisce (una delle scene migliori di questa puntata) ma anche il richiamo inevitabile e inconscio che lo spinge a voler capire cosa c’è dietro le strane possessioni, il “Boo Radley di Rome”, come ama autodefinirsi, decide di tornare sui suoi passi con una consapevolezza maggiore della sua missione.
Abbiamo, dunque, all’interno di un unico episodio, parecchie svolte e ripensamenti che aumentano il ritmo della trama ed evidenziano il lato più “crime” della serie, un crime in chiave paranormale dove il dubbio vige imperante e niente sembra essere reale (da qui i dubbi del reverendo Anderson sul suo lavoro di esorcista, bene evidenziati fin dalla prima scena).
Per il resto abbiamo la solita ottima costruzione della suspense che fa leva su atmosfere dark, assenza quasi totale della musica di sottofondo e l’uso della luce in maniera simbolica, oltre all’utilizzo di simbolismi che danno una nota aggiuntiva e suggestiva, realizzati, finalmente, in un’ottima computer grafica (vedi il catrame liquido che si trasforma nella nuvola demoniaca).
A questo, va aggiunto il ritorno dei “casi di puntata”, ovvero quella linea verticale della narrazione dove i due “detective” cercando di risolvere i casi del giorno (in questo caso la possessione di Caleb) che era stato tralasciato dal primo episodio per puntare di più sulla trama orizzontale. Anche da questo punto di vista, dunque, c’è un ritorno al lato “crime” della serie che è quello che regala, finalmente il ritmo giusto che finora era mancato.
Inoltre, abbiamo anche il ritorno del personaggio di Sidney, protagonista indiscusso dell’episodio in cui esce maggiormente allo scoperto e mostra tutta la propria malvagità, soprattutto nel cliffhanger finale che colpisce e rimette in discussione la trama lasciando aperte molte porte per i prossimi episodi.
La serie riesce a mantenere gli stilemi dell’horror soprannaturale (i videotape iniziali, il cambio di ritmo frenetico nei momenti topici…) abbinando un punto di vista che è quello dei “sopravvissuti” alle possessioni demoniache che è la vera novità che questa serie inserisce nel genere, facendone uno spunto per riflessioni che non scadono mai nel banale (vedi l’intenso dialogo tra il reverendo Anderson e il “paziente” di questa puntata). Così come The Walking Dead, dunque, questa serie è in realtà un pretesto di Robert Kirkman (che si rivela abile tessitore di trame) per parlare della società contemporanea e dei suoi tic e difetti. Il cast di alto livello (Patrick Fugit, Philip Glenister e la sopracitata Grace Zabriskie su tutti) si presta per questo scopo riuscendo nell’intento di delineare personaggi a tutto tondo che, pur messi in un ambiente irreale e sopra le righe, mantengono tratti di umanità molto reali, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra di loro. I “supereroi imperfetti” di Kirkman sono molto umani e capaci di sbagliare, così come di litigare tra di loro, ma poi di riuscire a riemergere dalle tenebre (più reali che mai) e risollevarsi per portare a termine la loro missione.
Questi elementi, uniti all’abilità degli sceneggiatori e della regista Tricia Brock, di tratteggiare ambienti oscuri e oppressivi secondo i canoni del genere, sono i punti di forza di questa serie che mette in gioco valori che vanno oltre l’horror, riuscendo ad appassionare anche coloro che non sono fan de L’Esorcista.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ritorno al lato più “crime” della serie
  • Performance atletica di Grace Zabriskie
  • Ottima interpretazione di tutto il cast
  • Cliffhanger finale
  • Solita lentezza di alcune scene

 

Puntata ricca di novità in cui tutto viene messo in discussione e i cliffhanger si sprecano. Protagonista assoluto dell’episodio è il reverendo Anderson e, soprattutto, Sidney, personaggio che si rivela sempre pieno di sorprese. Il ritorno alle atmosfere crime del primo episodio e dei casi di puntata con nuove possessioni hanno il merito di dare una sferzata al ritmo troppo lento che stava assumendo la semplice trama orizzontale e di cambiare il punto di vista di tutta la serie, per cui potremmo aspettarci di tutto a partire dalle prossime puntate.

 

The Road Before Us 1×05 0.14 milioni – 0.1 rating
From The Shadows It Watches 1×06 0.2 milioni – 0.1 rating

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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