“We are being watched.”
Perché Person Of Interest è un grandissimo telefilm? Perché trascendendo dai gusti personali, risponde a delle particolari prerogative. Prendiamo “Nautilus”. È l’episodio numero due di questa attesissima stagione, rappresenta un ulteriore assestamento in quello che con molta probabilità sarà lo status quo della stagione, eppure è un episodio che ha tutto.
Cominciamo facendo una considerazione sul genere. Person Of Interest ama essere contemporaneamente raffinato e sofisticato (nelle tematiche, nella realizzazione) e volutamente pulp/thriller/pop (scazzottate, enigmi, nascondigli segreti, super-nemici). Finch ci dice che il mondo rischia di cambiare radicalmente, che occorre avere uno scopo; di contro Reese e Shaw si chiudono nell’ascensore con due energumeni e ne escono senza un graffio, lasciandosi dietro i due malconci. Questa è roba da fumetti. E fumetti fatti bene. La nuova (ed esteticamente validissima) base segreta del team aggiunge la ciliegina sulla torta a questa dimensione “cartacea” della narrazione e ci dice che è ora di iniziare a raccontare ciò che accadrà da adesso. Quindi, ricapitolando, se uno show come The Walking Dead dal fumetto originario assume una connotazione decisamente cinematografica, Person Of Interest cerca di fare l’esatto contrario: la sua natura televisiva gioca con la flessibile schematicità dei comics.
E a questo proposito è ormai palese una condizione in cui Nolan e soci sono costretti a lavorare. Nella stagione 1 si procedeva con molta calma. La fede dello spettatore nel continuare ad assistere a continue trame verticali sarebbe stata ripagata solo verso la fine della stagione. Oramai, invece, è possibile notare come sia presente un'”incontinenza” di fondo. Le idee sgorgano fuori a bizzeffe ed è qui che avviene il capolavoro: con tutta questa quantità di sviluppi di trama, potrebbe essere facile abbandonarsi ad un’unica trama orizzontale che inizialmente potrebbe far sbavare lo spettatore, ma che poi rischierebbe di esaurire, in tempi molto brevi, la vena creativa. Invece no, ci si scervella per non uscire comunque dal seminato. La trama verticale dovrà esserci perché esistono regole premesse. Chiunque si sia imbattuto nell’analisi di una composizione musicale, si sarà accorto che maggiore è la capacità di essere creativi seguendo una stretta disciplina e schemi fissi, maggiore sarà la genialità attribuita. E allora “Nautilus” fa due su due e, dopo “Panopticon“, ecco il secondo “caso del giorno” utile a far avanzare la trama orizzontale. E se nella premiere l’utilità era quella di ottenere una rete protetta (deus ex machina per far avanzare la stagione), qui abbiamo con ogni probabilità l’introduzione di un possibile personaggio ricorrente.
Claire forse ci riporta a figure già incontrate nello show, ma sarà Root stessa a esplicitare la somiglianza con lei stessa. Il personaggio “eccezione” diviene “stereotipo” di un mondo distopico in cui tutto è retto da uno scontro tra due macchine. E a proposito di Root: l’interpretazione sempre eccessiva e quasi macchiettistica di Amy Acker non è gratuita. La natura fumettistica verso cui si punta giustifica appieno simili personaggi sopra le righe.
E però un fumetto è visivo e basta. Person Of Interest ci regala momenti esclusivamente e sfacciatamente televisivi (audio-visivi). Inserire scene colme di pathos, con interventi musicali pop, aggiunge quel pizzico di puro “fomento” che serve esclusivamente a schiarire le idee allo spettatore. Come a dire “o spettatore, ti abbiamo dato rapidamente concetti tosti da digerire, concetti che sembrano fantascienza in un mondo a te familiare, ma non sono così lontani dalla realtà che ti circonda: manda il tutto giù con questa ammiccante ed epica sequenza musicale”. Bé, funziona sempre.
Alla fine della fiera che ci dice questo episodio? Che la battaglia è pronta a scatenarsi più che mai, senza esclusione di colpi (la percentuale di pericolo sembra molto maggiore rispetto a certi picchi toccati lo scorso anno), che la vita dei nostri eroi è diversa, ma i nostri eroi si comporteranno con noi voyeur allo stesso identico modo. Con questa 4×02 ci viene regalata la rassicurazione di essere sempre coccolati da schemi conosciuti e familiari, sentendoci raccontare però storie sempre diverse, impostate in maniere ancora più diverse, proiettate sempre avanti. E il rischio di una eccessiva ripetitività, citato a proposito della scorsa puntata, viene in questo modo – se ce ne fosse mai stato bisogno – scongiurato del tutto.
“Nautilus” chiude probabilmente una doppia introduzione a questo nuovo stato delle cose e lo fa in maniera non ridondante, eppure magistrale. Inseriti nella trama fatti realmente accaduti e adattati per l’occasione, è possibile assistere all’ennesimo episodio che appaga nei suoi 43 minuti impiegati alla visione, creando una lucida panoramica per gli eventi che avverranno poi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Panopticon 4×01 | 10.58 milioni – 1.7 rating |
Nautilus 4×02 | 10.75 milioni – 1.8 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.