Doctor Who – Christmas Special: Joy To The WorldTEMPO DI LETTURA 4 min

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Un po’ strano assistere ad uno speciale natalizio dopo una stagione di soli otto episodi, con una “seconda” stagione in canna (comunque anche questa non lunghissima), ma soprattutto dopo una serie di notizie dei mesi passati che hanno per la prima volta minato la stabilità stessa del lunghissimo show.
Il risultato è un episodio assolutamente godibile, con la scrittura mai banale di Moffat ad impreziosire il tutto, una carrellata di sentimenti intensi, una scrittura ottima dei personaggi che aiutano lo spettatore ad empatizzare con figure dal minutaggio assolutamente limitato.
Il contraltare di tutto questo è la sensazione che Doctor Who ha ancora molto da raccontare ma si sta scegliendo di limitare a livello di quantità. Verrà approfondito più avanti come all’interno di 55 minuti di episodio ci sarebbe stata la possibilità di sviluppare molto di più di quanto è stato mostrato. Alcune storyline sono rimaste in sospeso dalla precedente stagione, ma quello che emerge da questo episodio è l’assenza di un filone che tenga lo spettatore con gli occhi sbarrati in attesa di un piccolo elemento e dato da aggiungere ad una trama orizzontale a lunga gittata. In questo caso, unica connessione è il riferimento e il cameo di Ruby. Personaggio ben scritto e ben realizzato ma comunque con soli 8 episodi di background.

MULTI-COMPANION


Joy, Anita, Trev, il siluriano, persino la tizia in treno. Moffat sfoggia un parco personaggi di tutto rispetto, quasi a voler dimostrare la sua capacità di saper scrivere bene potenziali companion o comunque figure di un certo rilievo. Basterebbe una rapida ricerca nel suo periodo da showrunner per tirare fuori dal cilindro un così alto numero di ritratti vincenti.
La sensazione è che il ruolo meno determinante nella scrittura abbia scatenato nello showrunner scozzese una sorta di sfogo in soli 55 minuti, creando materiale per una potenziale stagione intera.
Anita, per esempio, rappresenta il classico caso, tanto caro a Steve, di figura con cui il Dottore passa più tempo rispetto alla companion “ufficiale” (il minutaggio di Joy se ci si pensa è molto limitato, sia nell’episodio che nel tempo che effettivamente passa con il Dottore). Quella che doveva essere una figura sullo sfondo viene rivoltata nella creazione di una storyline tanto inutile quanto tenera.
Come una sorta di delirio di onnipotenza, Anita diventa più importante di Ruby, ma in una sottotrama secondaria di uno speciale natalizio che non regala granché sul piano della mitologia e della trama orizzontale.
Stesso discorso si potrebbe attuare per Trev e il manager siluriano, ma qui si ha un caso più “comune” per gli standard di Moffat, ovvero personaggi con del potenziale che però muoiono subito, a tradimento.

MULTI-LINEA TEMPORALE


E poi Moffat è il creatore del concetto di Wibbly Wobbly Timey Wimey stuff. Non poteva esimers in questo speciale natalizio. Anche “Joy To The World” vive di linee temporali che si incrociano, stavolta proprio grazie allo stratagemma narrativo dell’hotel del tempo, ambientato in una Londra futuristica.
L’inizio in flashforward serve solo a incasinare le idee, ma dura poco. L’elemento vero di contrasto è quello determinato dal Dottore bloccato da qualche parte e di un paradosso inspiegabile (la rivelazione del codice che in realtà non viene da nessuna parte, anche questa non è una novità per Steven). Ovviamente il tutto si svolge con una notevole rapidità, così come il messaggio finale al Dottore da parte di Joy di non viaggiare da solo. O la rivelazione finale su che tipo di stella diventa Joy. Tutto bello, tante belle idee, tutte rapidissime.

MULTI-MOFFAT


Volendo tirare le somme, come già accennato, molto probabilmente Moffat ha cercato di creare una storia singola ma avendo a sua disposizione una moltitudine di spunti anche per più episodi. Non chissà che sottotrame, ma sicuramente idee che potevano essere sviluppate in diverse direzioni, ognuna espandibile in un singolo episodio.
L’hotel del tempo, che occupa la maggior parte di minutaggio, già può bastare singolarmente. Ma oltre a questo anche il Dottore e Anita, così come la storia di Joy. Trev ha tutto l’aspetto di un personaggio che si sarebbe potuto sviluppare ulteriormente. Per non parlare dell’azienda di armi che torna a fare capolino.
Menzione a parte per la mamma di Joy. Per la prima volta in Doctor Who viene citato in maniera esplicita il Covid, il 2020 e le conseguenti morti. Sicuramente la brevità del riferimento crea un colpo al cuore niente male nello spettatore. Ma rimane la sensazione che anche questa parentesi poteva essere sviluppata ulteriormente.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Hotel del Tempo
  • Anita e il Dottore
  • Il colpo di scena finale sulla natura della stella, a sfondo totalmente natalizio
  • Riferimento al Covid
  • Il Dottore che parla con sé stesso
  • L’ennesimo paradosso
  • Tanti spunti compressi in 55 minuti

 

L’interpretazione di Ncuti Gatwa e la scrittura sempre brillante di Steven Moffat regalano un episodio godibile e senza dubbio emozionante. La sensazione è che Doctor Who abbia ancora tanto da raccontare e poco spazio per farlo.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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