I’m A Virgo 1×01 – You a Big MuthaF*ckaTEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione I'm A Virgo 1x01In un periodo di serie tv sempre più bizzarre, ecco che Amazon Prime Video decide di rilasciare una serie decisamente bizzarra.
I’m A Virgo è uno show figlio del suo tempo in cui il genere supereroistico “realistico” ha preso il sopravvento, creando così una serie di show televisivi accomunati da più o meno le stesse e ripetitive tematiche e stilemi.
Non fa eccezione anche questo prodotto che, pur sforzandosi di essere il più originale possibile (e avendo comunque un’ottima regia), non riesce a colpire l’attenzione come dovrebbe. Il tutto per il fatto che questo episodio pilota, nell’inquadrare il contesto narrativo del protagonista, fa già intuire dove andrà a parare la trama orizzontale con una buona sensazione di “già visto” che non aiuta ad emozionarsi di fronte a tale conflitto narrativo.

COOTIE, IL GRANDE GIGANTE GENTILE


“Heart, head, hands, feet. As long as I push, there’s no defeat. My discipline is the structure which makes me complete. A clear mind shall nourish and truth is never weak. I suffer for the day  when all shall gain. I’ll be ready for the world and ready for the pain.”

Protagonista della storia è Cootie (Jharrel Jerome di When They See Us), un ragazzo nato gigante che fin dall’infanzia è stato “nascosto” dal resto del mondo da parte dei genitori, convinti che la gente l’avrebbe trattato come una minaccia perché ostile verso “mostri” come lui.
E già qui vengono in mente almeno un paio di domande: come ha fatto ad essere partorito un gigante del genere (e soprattutto come ha fatto la madre a sopravvivere)? Nessuno si è mai accorto della sua presenza, neppure i vicini di casa sentendo le vibrazioni quando camminava? Nessuno che abbia mai notato che, di volta in volta, i genitori ingrandivano sempre di più la casa?
Gli autori dello show omettono furbescamente di rispondere a tali domande concentrandosi più sul dramma personale di Cootie, costretto a vivere da recluso mentre è desideroso di vivere una vita “normale” a contatto con i suoi coetanei.
Da questo punto di vista il coming-of age del personaggio in questione funziona alla perfezione, puntando tutto sul plot twist finale in cui finalmente il mondo si accorge della presenza di questo strano “gigante gentile” (tanto per scomodare Roald Dahl). Un cliffhanger finale che, in realtà, appare alquanto prevedibile e che smorza un po’ troppo presto tutta la suspense narrativa costruita fino a quel momento, anche se rimane un po’ di curiosità almeno per arrivare all’episodio successivo.

QUESTA È BENZINA…


Per il resto, il ritmo narrativo è fin troppo velocizzato e i personaggi (a parte ovviamente il protagonista) appaiono abbastanza abbozzati, quasi dei cliché.
L’autore e regista dello show Boots Riley (un musicista che scrive storie supereroistiche, dove si è già sentito?) punta tutto sul dramma “politico” che pesa sulla vicenda del ragazzo gigante. Il fatto che questo sia afro-americano, infatti, spiega anche l’atteggiamento dei genitori nei suoi riguardi, così critico e dubbioso verso la percezione della gente su di lui.
Ne viene fuori un discorso che potrebbe anche starci molto bene con il contesto descritto, soprattutto per via dello stile registico che è molto “sporco” e tendente al realismo visivo. Peccato, però, che tutto questo si scontri con una rapidità di risoluzione narrativa che appare parecchio ingenua e tendente al politically correct. Il fatto che le prime persone che incontrano Cootie abbiano immediatamente un feedback positivo nei suoi confronti non era scontato ma risulta fin troppo facile, così come le comparse che lo trattano quasi come se fosse la norma trovarsi di fronte una persona alta ben 13 piedi (che sarebbero quasi 4 metri).
Al momento l’unico personaggio abbastanza inquietante reale e carismatico appare quello interpretato da Walton Goggins, ossia il supereroe (?) dal nome didascalico The Hero, l’idolo televisivo del protagonista. Questo personaggio fa il verso ai tanti giustizieri mascherati mostrandone la follia psicopatica che si cela dietro di essi. Emblematica la sua prima apparizione televisiva dove sembra minacciare di uccidersi con una pistola (anche se lo spettatore italiano è già abituato a ben altri colpi di scena) che lo pone già come il villain ideale per uno show del genere.

CONCLUSIONI


I’m A Virgo si pone dunque da un lato come rilettura anti-eroica dell’epopea supereroistica e dall’altro come riflessione sui pregiudizi e sul razzismo dal punto di vista di un adolescente “anomalo”.
Purtroppo questi due aspetti non sempre si bilanciano bene in questo episodio pilota, facendolo risultare il tutto un po’ troppo a metà, né carne né pesce per intendersi.
Si tratta comunque di un prodotto ben confezionato che affronta temi attuali e quindi di facile presa per il pubblico. Per questo, nonostante i difetti, può essere una bella serie da vedere in questa stagione estiva, a patto di concentrarsi però sugli aspetti “comedy” dello show più che sul sottotesto che presenta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia “sporca” e politicamente scorretta per uno show del genere
  • Tutto il cast…
  • … in particolare Walton Goggins
  • Trama un po’ banalotta e raffazzonata
  • Ritmo narrativo fin troppo velocizzato

 

I’m A Virgo si presenta come l’ennesima serie coming-of-age supereroistica che nasconde un chiaro sottotesto politico d’attualità. Nonostante la prevedibilità del tutto, però, ci sono alcuni elementi (soprattutto stilistici) per cui può valere la pena passare sopra i difetti e procedere nella visione dei prossimi episodi.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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