Ed ecco arrivata anche l’ottava serie del MCU (settima se si esclude What If…?), la terza con protagonista una supereroina dopo WandaVision e Ms. Marvel ma non l’ultima se si guarda alle prossime Echo, Ironheart e Agatha: Coven of Chaos.
Come da tradizione dei Marvel Studios, anche She-Hulk: Attorney At Law non ripropone qualcosa di già visto e spazia sia nella presentazione dei personaggi che nel modo di gestirli, oltre che ovviamente anche nel mood. E non è un caso se l’immagine scelta per fare da recap di questo episodio è uno dei vari momenti in cui Jennifer Walters rompe la 4° parete per parlare con il pubblico. Ma su questo si ritornerà a parlare più avanti.
Ad una prima occhiata comunque ci si può definire più che soddisfatti da questa series premiere che, pur non rendendo le origini di She-Hulk epiche e seriose come i precedenti film di Hulk, mantiene un tono ed un ritmo talmente piacevoli da lasciare la voglia di vedere subito un’altra puntata. Il tutto fregiandosi di essere ufficialmente la prima comedy del MCU.
Jennifer: “No. No. I don’t want to be a Hulk!”
UN FILM SU BLACK WIDOW CON SHE-HULK
È sempre interessante fare un po’ di ricerche sulla series premiere dopo averla vista perché, a visione postuma, ci si può permettere di utilizzare quell’occhio critico per scrutinare ogni dettaglio e carpirne segreti, errori e forzature. A tal proposito farà piacere sapere che Jessica Gao, creatrice e showrunner dello show, ha rilasciato un’intervista piuttosto estesa al riguardo con alcune informazioni che desteranno un po’ di sorpresa.
Innanzitutto la showrunner, che è una profonda ammiratrice dei fumetti di She-Hulk, ai tempi del pitch ai Marvel Studios non aveva presentato una proposta diretta sulla cugina di Bruce Banner, bensì un film sulla Vedova Nera in cui She-Hulk avrebbe dovuto essere altrettanto importante. Poi, come si sa, le cose sono andate diversamente ma l’idea di una produzione che potesse sfruttare la cugina del gigante di giada è piaciuta talmente tanto a Kevin Feige che si è finiti a fare questa serie comedy da 9 episodi.
Bruce: “This is a multi-year journey you’re about to embark on, on coming to terms with being the Hulk. […] About 15 years, give or take.“
Guardando la series premiere tutto sembra fatto e studiato perfettamente per introdurre il pubblico alla nuova protagonista: c’è una presentazione del momento più importante della vita di Jennifer Walters, la sua relazione con il cugino Bruce “Hulk” Banner ed infine la sua vita da avvocatessa. Si potrebbe pensare che fosse tutto voluto fin dall’inizio ed invece no: Gao ha rivelato che la series premiere è composta principalmente da scene che avrebbero dovuto far parte della 1×08 (cioè il penultimo episodio) e che solo in post produzione è stato deciso di anticipare l’origin story della protagonista nel pilot perché, in fin dei conti, non era questo il tema principale della serie ma bensì la rappresentazione della vita di una donna che ha una carriera, una vita normale e all’improvviso anche (parafrasando Zio Ben) “dei grandi poteri da cui derivano grandi responsabilità“.
UNA STRANA ORIGIN STORY
“A Normal Amount Of Rage” è una puntata molto atipica rispetto alle altre serie Marvel perché introduce un nuovo character e lo fa prepotentemente e tramite un continuo scambio di battute con un altro character ben più noto e amato: l’Hulk di Mark Ruffalo. Jennifer Walters e Bruce Banner sono infatti cugini, il che facilità l’introduzione della protagonista e l’utilizzo dell’amatissimo Smart Hulk, un utilizzo che rappresenta una piacevole sorpresa in quanto in soli 30 minuti si riesce a creare da zero una profonda relazione tra il character interpretato da Tatiana Maslany (Orphan Black) e quello di Mark Ruffalo.
L’interazione tra i due non è stucchevole ma piuttosto frivola, irriverente e mai ammorbante. Pur ricreando quella classica dinamica tra mentore e allieva, non si ha la sensazione di guardare un qualcosa di già visto e, anzi, questa relazione viene sfruttata piuttosto bene facendo leva sia su un background che il pubblico già in parte conosce (come ad esempio la relazione di stima reciproca tra Tony Stark e Bruce Banner) che su un background più “mortale” con domande da riviste scandalistiche (la verginità di Steve Rogers è una perla rara) che alleggeriscono la relazione tra i cugini e donano alla serie quel tono da comedy di cui si vuole fregiare. E funziona.
LA MIRACOLOSA ROTTURA DELLA 4° PARETE
Chi conosce She-Hulk nella sua versione cartacea è già abituato a vedere la protagonista rivolgersi direttamente allo spettatore per esprimere sentimenti, emozioni o anche solo per fare una piccola riflessione su quanto stia accadendo. La rottura della 4° parete però è un tema molto delicato che non funziona per tutti i character (Deadpool infatti è un caso speciale) ma fa anche parte del DNA dei fumetti di She-Hulk e pertanto Jessica Gao ha fortemente lottato per riproporla anche nella serie tv.
Jennifer: “So, now my family knows, and Nikki knows, and you know. Basically, I was right and Bruce was wrong and I never have to be a Hulk.“
Detto ciò, non sapendo questo background, lo spettatore medio potrebbe non apprezzare questa scelta, storcendo il naso in quanto in piena controtendenza con il realismo impostato dal Feige nel MCU. Il tutto va però visto sotto un’altra luce e da due angolature diverse: da un lato si vuole ovviamente omaggiare un modo di scrivere She-Hulk piuttosto unico e che condivide con Deadpool (quindi se vale per il character interpretato da Ryan Reynolds allora vale anche per quello di Tatiana Maslany), dall’altro c’è sempre la voglia e l’intenzione di proporre una serie con caratteristiche diverse dalle precedenti e quindi parlare direttamente allo spettatore rientra in questa strategia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Questa series premiere di She-Hulk: Attorney At Law non è affatto male e la rottura della 4° parete può essere l’inizio di qualcosa di molto più grande. Mancano solo otto episodi per confermare questa tesi…
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.