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Ero una pre adolescente particolarmente “outsider” la prima volta che lessi un’avventura di Sherlock Holmes e del Dr. Watson; mio padre mi regalò uno di quei volumi per ragazzi, un’edizione che ancora conservo e da quel momento mi sono immersa nel mondo descritto da Doyle. Inutile dire che fu amore a prima vista, che dopo quel primo libro, si siano succeduti tutti gli altri, comprese maratone di film di ogni era, sull’investigatore più affascinante del pianeta.
Eppure, ci sono voluti sedici anni prima di trovare qualcuno che potesse incarnare lo spirito del vero Holmes, l’unico abitante che il 221b di Baker Street meriti: quell’uomo è senza dubbio Benedict Cumberbatch e John Watson non può che essere Martin Freeman.
Il secondo episodio di questa stagione, scritto a sei mani da Moffat, Gatiss e Thompson vede Sherlock nei panni inediti di testimone dello sposo e il suo discorso, strampalato ma sincero e appassionato, suggella il rapporto di amicizia, di stima profonda, tra lui e John. “Today you are sitting between the woman you have made your wife and the man you saved. In short, the two people who love you the most in all this world”, è già cult tra i fan di tutto il mondo.
Aleggia qualcosa di malinconico, come una triste profezia che si delinea all’orizzonte: “il matrimonio cambia le persone” dice Mrs. Hudson ma sarà il tre, il numero perfetto, a scandire dinamiche e rapporti in una puntata dai toni comunque leggeri e frizzanti. Scopriamo il modo in cui Watson ha chiesto a Sherlock di fargli da testimone, vediamo gli esiti spassosi dell’addio al celibato alcolico-itinerante e lo sgomento del best-man nello scoprire che il suo John, ha un caro amico dai tempi della guerra, un ex-militare cupo e sfigurato, che vive da eremita per sfuggire alle minacce di morte da parte dei parenti di alcuni suoi sottoposti, accidentalmente deceduti sotto la sua guida.
A chi si era lamentato del caso stringato dello scorso episodio, voglio dire: Sherlock non è un procedurale. Certo, la genialtà investigativa del protagonista è importantissima e deve essere sempre stimolata in tal senso, ma c’è molto di più e la serie non si può risolvere solo a questo. In The Sign Of Three assistiamo ad un impreciso numero di flashback atti a ricordare alcune imprese dei due investigatori, da casi strani ad altri irrisolti, come quello della guardia Bainbridge; alcuni sono tra loro collegati e rischiano di finalizzare una vendetta, proprio durante le nozze.
L’episodio continua nel consacrare i sentimenti tra Sherlock e John e nel far questo ci rendiamo sempre più conto di quanto la loro relazione abbia profondamente smosso qualcosa nel cuore di Holmes, di come Watson abbia fatto emergere la parte più umana, innescando un processo emotivo e sociale molto complesso ma reso magistralmente dalla prova attoriale di Cumberbatch. Non ci si può dimenticare di questo: non esiste John senza Sherlock ma soprattutto, non esiste Sherlock senza John.
Indagando a fondo nelle dinamiche relazionali, non possiamo che lodare Mary, donna acuta e intelligente, che scongiura del tutto la paura che qualcosa possa cambiare tra gli abitanti di Baker Street: comprensiva e tenera nei confronti di Holmes, si inserisce perfettamente nella dinamica a due e se possibile, porta ad un livello ancora più alto il rapporto, ormai nel segno del tre.
Tre appunto, ricorrente durante tutta la visione non solo di questa puntata ma dell’intera serie: tre il numero delle puntate per stagione, tre la dinamica Holmes-Mycroft-Watson: il primo rappresenta la ragione, il secondo l’umanità con cui si confronta il nostro investigatore; tre è il numero affettuoso tra Holmes e i coniugi Watson, in quella scena commovente e bellissima in cui è il violino a parlare mentre i novelli sposi danzano suelle sue note. Ma, come già anticipato, qualcosa di sinistro sta per arrivare, pronto a turbare la promessa, il voto, pronunciato da Sherlock, confermato da un finale amaro, denso di solitudine. Uno scontro annunciato con il ricattatore Charles Magnussen, riporterà la serie su binari decisamente drammatici, per quella che sarà l’ultima puntata della stagione.
PRO
- Un cast dalla recitazione assolutamente perfetta, primi fra tutti Cumberbatch e Freeman, con un’intesa pazzesca
- Attenzione a ogni dettaglio e particolare
- Approfondimento dei personaggi, della loro psicologia, mai banale ma sempre intrigante
- Fotografia e regia raffinate, da prodotto cinematografico di grande qualità
CONTRO:
- La brevità della stagione, anche se è un difetto della stagione e non della puntata in sè
Non si può non rimanere affascinati, emotivamente e razionalmente trasportati allo stesso tempo, da questo show dalle innegabili qualità: vale la pena aspettare anni, se poi il risultato è questo travolgente Sherlock Holmes.
The Empty Hearse 3×01 | 9.2 milioni – 33.8 share |
The Sign Of Three 3×02 | 8.84 milioni – 31.9 share |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.
Recensione attenta e curata; Episodio a mio parere che funziona meglio del primo ed il discorso del testimone è fantastico!