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Resurrection 2×11 – True BelieverTEMPO DI LETTURA 4 min

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Siamo alle battute finali di una stagione (e forse di una serie) che rappresenta al meglio le caratteristiche che il filosofo Parmenide attribuiva all’Essere: senza inizio, immobile, senza fine. Resurrection ha mantenuto lo stesso identico andamento dal suo incipit. La trama ovviamente si è mossa, ma l’impressione è sempre stata quella della calma, della staticità, dell’immobilismo. In una situazione di “emergenza nazionale”, un paese come Arcadia continuava a mantenere le sue usanze, il bar continuava ad essere gremito, la gente continuava a piangere i morti. E pensare che il primo episodio iniziava nelle campagne cinesi. Veramente incredibile. Fatto sta che la percezione della fine è meravigliosamente vicina. Si intravede terra.
Come detto, la gente continua a piangere i morti. E questo è l’aspetto che meno convince. Intanto occorre premettere che il promo presentato nello scorso episodio ha influenzato non poco la visione di “True Believer”, in positivo e in negativo. Sicuramente l’apparizione onirica di Henry, conoscendo il suo triste fato, riesce a muovere gli affetti dello spettatore, donando all’intera sequenza un ché di sinistro e di fantasmagorico. È anche vero che tutto ciò che precede la suddetta sequenza rasenta l’inutilità: la tensione con Lucille e la distensione con Fred mirano a creare un effetto sorpresa totalmente annullato dalla consapevolezza di chi ha avuto modo di visionare il precedente promo.
Eppure, com’era accaduto per il pastore Tom (lasciato perdere del tutto, a quanto pare), la morte di Henry ha il solo effetto di rendere estremamente paradossale qualsiasi tipo di reazione luttuosa venga provocata. Ok, non si ha la certezza matematica del ritorno del trapassato, tuttavia una scrittura più accurata avrebbe reso le reazioni dei familiari meno “normali”. La fase di negazione avrebbe avuto il sopravvento (e infatti Lucille, in questo caso, fa positivamente eccezione), magari un misto di curiosità e stupore, uniti ad impazienza avrebbero giustificato e descritto meglio l’animo di persone che, ormai da qualche tempo, sono costrette ad affrontare vicende al di là di qualsiasi spiegazione. Ed invece gli autori, con i banalissimi rimpianti e i vari “ommioddio gli stavo per rubare il figlio in quel mio periodo di alcolismo”, hanno reso ancora di più lo sceriffo Fred personaggio alla stregua di una macchietta da soap opera.
Ma queste sono cose che sono state dette e ridette. Chi veramente stupisce è l’agente Bellamy, figura sempre posata, riflessiva e aperta a ciò che il fato gli ponesse davanti. Perché improvvisamente diventa un isterico? Per quale remoto motivo non crede ad un tizio che ha fatto tornare un anziano e defunto signore di fronte alla moglie e a decine di testimoni? Perché decide di diventare Mr. Razionalità nel contesto assurdo in cui si trova dai tempi del “Pilot“? Ma soprattutto, perché inizia ad indossare un gilet da pescatore? E a quel punto è un nulla prima di cadere nel banalissimo stereotipo “it happened for a reason“, secondo cui il protagonista ad un certo punto diventa il messia di qualcosa.
L’intera sequenza del ritorno di Henry può essere letta nel seguente modo, non cambiando il poco feeling prodotto: Henry, anziché dal regno dei più, sta arrivando con il regionale Orte-Fiumicino, in ritardo a causa di un guasto, e il pastore che fa i miracoli è andato a prenderlo alla stazione. Da qui l’ansia e l’attesa dei suoi familiari. Il livello di prevedibilità, di tensione e di pathos è esattamente lo stesso. Da lì l’imbarazzato e imbarazzante dialogo tra i due fratelli: “hai fatto buon viaggio? Sei stanco?”, “Mah, ‘nsomma, il solito. So’ morto, ma comunque il treno ad un certo punto si è svuotato e mi sono messo a sedere”.  Alla fine è gente che torna dalla morte, ci si abitua in fretta.
L’intero episodio è ingiustificatamente e maldestramente intervallato da sequenze di uno strano cross-over con Orange Is The New Black, con Margaret Langston protagonista.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Toccante la morte di Henry Langston
  • La trama piano piano accelera e si intravede una direzionalità
  • Manca molto poco al finale
  • Hype alle stelle per sapere se sarà season finale o series finale, ma giusto per quello
  • Caratteri dei personaggi in continuo e sobbalzante mutamento (Bellamy sugli scudi)
  • Se l’andamento dell’episodio per una volta si muove in maniera meno lenta di una tartaruga con gli acciacchi, gli intermezzi carcerari di Margaret e quelli baristici di Rachael rovinano tutto
  • “Non ho mai sparato prima ad un uomo… Vabbè… cappuccino e cornetto?”, più o meno così è andato lo shock da primo omicidio di Fred Langston
  • …e comunque sarà solo una sensazione, ma l’impressione che stiano per buttare tutto in caciara c’è tutta

 

Benché l’episodio sia farcito da una quantità inenarrabile di momenti morti, di sbalzi di umore e di Fred Langston, sicuramente non si respira l’aria di immobilità delle ultime uscite. Noi qui ci divertiamo un po’ a scherzare su quello che è un tipo di narrazione televisiva forse ormai superato, visto l’incedere prepotente di serie tv di ogni tipo, razza e religione. È innegabile però che un briciolo di curiosità (a chi più, a chi meno) sia rimasta, e “True Believer” riesce in un modo tutto suo a mantenere accesa questa flebile fiammella.

 

Prophecy 2×10 4.10 milioni – 1.0 rating
True Believer 2×11 3.07 milioni – 0.8 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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