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Dietro la creazione di Safe c’è Harlan Coben, famoso scrittore americano di thriller e romanzi d’investigazione che sa esattamente come si scrive una storia del genere. Guardando la sua descrizione sulla pagina Wikipedia si può leggere tra le varie cose che “the plots of his novels often involve the resurfacing of unresolved or misinterpreted events in the past, murders, or fatal accidents and have multiple twists” e non si può che ritrovare in questa descrizione un generale ma accurato riepilogo di quanto visto sinora in Safe. E non è un’offesa, giusto per chiarire.
Se “Episode 1” è servito per lanciare la storia e approfondire il character di Michael C. Hall ed il suo piccolo universo, “Episode 2” lo amplia espandendolo su diversi fronti, sia fisici (interni ed esterni ai cancelli della comunità), sia prospettici (Tom Delaney non è più il solo personaggio con cui si segue la narrazione). E questa è una scelta estremamente coraggiosa, non innovativa ma sicuramente diversa rispetto al drama investigativo medio in cui l’occhio dello spettatore vede sempre e solo ciò che il detective riesce a scoprire, e forse qualche altro input sparso qui e li (vedasi per esempio le due scene finali con Pete che passa attraverso un passaggio segreto oppure il proprietario del Heaven che lascia dei fiori sopra la tomba della moglie di Tom). Si decide quindi diabbandonare non adottare un approccio alla storia dettato dallo “shadowing” delle investigazioni, quanto piuttosto di dare spazio ad altri personaggi ed altri punti di vista, un po’ come se ci fossero tante matrioske da aprire e la scomparsa di Jenny Delaney fosse quella che le contiene tutte.
In quest’ottica è apprezzabilissima la scelta di far partire “Episode 2” con un brevissimo ma intenso flashback della famiglia Marshall, divisa tra un anniversario di nozze passato in hotel e la scoperta del cadavere di Chris in piscina. In questo modo i Marshall acquistano spazio e potere nella storia passando da personaggi secondari a schegge impazzite che, di fatto, sono il motore della narrazione in questo momento. Guardandoli agire e riflettere ad alta voce sul da farsi è facile capire che la loro non sarà una storia a lieto fine, anzi andrà costantemente a peggiorare fino ad infrangersi, esattamente come la bottiglia sulla testa dell’amico di Jojo. Non è niente di nuovo ovviamente, ma rappresentano un interessante diversivo tra l’approccio investigativo di Tom e quello ufficiale della sua compagna Sophie, oltre che oggetto dell’interesse di quest’ultima.
Se “Episode 1” è servito per lanciare la storia e approfondire il character di Michael C. Hall ed il suo piccolo universo, “Episode 2” lo amplia espandendolo su diversi fronti, sia fisici (interni ed esterni ai cancelli della comunità), sia prospettici (Tom Delaney non è più il solo personaggio con cui si segue la narrazione). E questa è una scelta estremamente coraggiosa, non innovativa ma sicuramente diversa rispetto al drama investigativo medio in cui l’occhio dello spettatore vede sempre e solo ciò che il detective riesce a scoprire, e forse qualche altro input sparso qui e li (vedasi per esempio le due scene finali con Pete che passa attraverso un passaggio segreto oppure il proprietario del Heaven che lascia dei fiori sopra la tomba della moglie di Tom). Si decide quindi di
In quest’ottica è apprezzabilissima la scelta di far partire “Episode 2” con un brevissimo ma intenso flashback della famiglia Marshall, divisa tra un anniversario di nozze passato in hotel e la scoperta del cadavere di Chris in piscina. In questo modo i Marshall acquistano spazio e potere nella storia passando da personaggi secondari a schegge impazzite che, di fatto, sono il motore della narrazione in questo momento. Guardandoli agire e riflettere ad alta voce sul da farsi è facile capire che la loro non sarà una storia a lieto fine, anzi andrà costantemente a peggiorare fino ad infrangersi, esattamente come la bottiglia sulla testa dell’amico di Jojo. Non è niente di nuovo ovviamente, ma rappresentano un interessante diversivo tra l’approccio investigativo di Tom e quello ufficiale della sua compagna Sophie, oltre che oggetto dell’interesse di quest’ultima.
Pete: “She was drunk. I mean, her friends were drunk. They’re piling into this car, the driver was hammered. So she rang me to come and take her home.”
Detective: “But why you?”
Pete: “Okay, Tom, I wanna take all the implications out of this: I would never hurt her.”
Tom: “We know.”
Detective: “Not hurt her, but is there something more than a friendship between you?”
Pete: “What are you talking about?”
Detective: “Attraction.”
Pete: “I’m gay.“
Detective: “But why you?”
Pete: “Okay, Tom, I wanna take all the implications out of this: I would never hurt her.”
Tom: “We know.”
Detective: “Not hurt her, but is there something more than a friendship between you?”
Pete: “What are you talking about?”
Detective: “Attraction.”
Pete: “I’m gay.“
È però il rapporto tra Tom e Pete ad essere messo sotto la lente d’ingrandimento in questa puntata e non potrebbe essere altrimenti visto il modo in cui terminava “Episode 1“: Pete, il migliore amico di Tom, beccato in flagrante mentre passa a prendere la figlia 16enne ad una festa, il tutto nascondendolo al padre. Suona ovviamente male come cosa e Coben sa benissimo come toccare i punti giusti per far muovere la storia e la fantasia dello spettatore verso probabili punti ciechi, arrivare a “risolvere” il dilemma appena creato salvo poi far dubitare nuovamente il pubblico con un atteggiamento sospetto. Esempio perfetto appena visto nel finale di episodio. Coben, anche se non in veste di sceneggiatore in alcun episodio, ha dettato le linee generali della storia e muove le sue pedine lasciando intendere (come in tutte le migliori storie d’investigazione) che chiunque possa essere il colpevole. Touché.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Episode 2” conferma quanto di buono era già stato mostrato e spinge l’acceleratore allargando la prospettiva della storia. E la scimmia sale.
Episode 1 1×01 | ND milioni – ND rating |
Episode 2 1×02 | ND milioni -ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.
Bravo, viene voglia di guardarla, come vedere il bicchiere quasi pieno in una serie dove il bicchiere è quasi vuoto.
Voler comprimere in 8 episodi quello che normalmente si mette in almeno 2 serie e procedere a colpi di scena continui intrattiene certo ma dopo un po’ ti viene da sorridere e il tutto si trasforma in un calderone di botti continui. Il troppo stroppia . Senza contare che la recitazione dei comprimari lascia molto a desiderare. C’è, e c’è stato, tanto tanto tanto di meglio in giro.