Supernatural 11×23 – Alpha And OmegaTEMPO DI LETTURA 6 min

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Esattamente come il bilanciamento tra Luce e Oscurità, non ci possono essere vie di mezzo tra odio e acclamazione per questo season finale, ed è perfettamente comprensibile.
Usciti con le ossa completamente rotte dal precedente “We Happy Few” con Dio in punto di morte ed Amara uscita vincitrice contro tutto e tutti, Andrew Dabb con il suo “Alpha And Omega” si trovava di fronte ad un bivio narrativo da cui era impossibile uscire vincitori: uccidere Dio e vedere l’apocalisse secondo Amara avrebbe significato la fine della serie, sconfiggere Amara ed in contemporanea assistere alla morte di Dio avrebbe comportato un cataclismatico cambio di status quo dell’intero universo, probabilmente un cambio troppo eccessivo anche per gli standard di Supernatural. E quindi? La soluzione finale poteva essere solo una: risolvere tutto a vino e tarallucci con una pace forzata ma obbligatoria.

Amara: Brother, I… In the beginning… it was just you and me, and we were family. I loved you, and I thought, I knew… that you loved me.
Chuck: I did. I do.
Amara: But then you went and you made all these other things. I hated them. I hated you for needing something else, something that wasn’t me. And then you locked me away, and all I could think about was making you suffer.
Chuck: You had your reasons.
Amara: I did. And I thought revenge would make me happy. But I was wrong. What you’ve made… it’s beautiful. It took me a long time to see that. I know that we can’t go back to the way things were. I don’t want to, but I wish… I wish that we could just be family again.
Chuck: I do too. […] I think we’re just gonna go away for a while and…
Dean: What about us? What about Earth?
Chuck: Earth will be fine. It’s got you… and Sam.
Amara: Dean, you gave me what I needed most. I want to do the same for you.

In realtà, nel corso di “Alpha And Omega”, emerge una situazione più limpida di quanto non fosse già prima: non può esistere la Luce senza l’Oscurità e viceversa, il che vuol dire che se Dio muore allora morirà anche The Darkness. C’è però una (corretta?) supposizione che nasce nel bunker e che viene fatta considerando lo status di Chuck ormai con la morte davanti agli occhi, ovvero se Dio e Amara morissero nello stesso istante non ci sarebbe uno squilibrio dato dall’esistenza solo di uno dei due e questo preserverebbe l’intero universo. È a questo punto che il season finale assume dei contorni più chiari andando a presentare le due opzioni finali: la morte di fratello e sorella o la distruzione di tutto. Come al solito però Carver tra le due opzioni mostrate sceglie la terza, quella non presentata, quella che prevede una pace tra le due divinità e che sancisce la fine di un secondo ciclo di Supernatural, iniziato dopo “Swan Song”.
La pace tra Amara e Chuck è forse troppo veloce, sicuramente frutto di un happy ending da cui non si poteva fuggire, tuttavia è legittimata da un ragionamento che, forse per la prima volta nella storia della serialità, trascende l’essenza del mero villain di stagione. Nelle parole di Dean infatti si nasconde la vera spiegazione razionale che giustifica la scelta di Amara di non distruggere il mondo:

Yeah, that’s revenge. It’ll get you out of bed in the morning, and when you get it, it feels great… for about 5 minutes. I’ve been there. Me and Sam, we have had our fair share of fights, more than our share, but no matter how bad it got, we always made it right because we’re family. I need him. He needs me. And when everything goes to crap, that’s all you’ve got: family. 
Now you might be a an all-powerful being… but I think you’re human where it counts. You simply need your brother. Just stop. You don’t want to be alone. Not really. I mean, hell. Maybe that’s why you wanted me. But deep down, you didn’t really want me… ‘cause I’m not him. 
So maybe I can kill you. Or maybe I can’t. Maybe if I pull this trigger, we all live happily ever after, or maybe we die bloody, or maybe it doesn’t matter, because maybe there’s a different way. So I’m gonna ask you again. Put aside the rage. Put aside the hate. And you tell me… what do you want?

“Alpha And Omega” rappresenta il canto del cigno di Jeremy Carver stesso che abbandona lo show per dedicarsi totalmente alla sua nuova creatura presentata durante gli Upfronts, “Frequency“. Al suo posto succederanno al trono di showrunner due sceneggiatori e produttori esecutivi già molto noti ai fan della serie, tali Robert Singer e Andrew Dabb, non a caso infatti è lo stesso Dabb a firmare la sceneggiatura di questo season finale. Si fa quindi forte la necessità di un passaggio di testimone sia davanti che dietro le quinte, con un 2° (l’era Sera Gamble non è mai esistita) cambio generazionale che coincide anche con la fine di un ciclo narrativo che, una volta toccato le vette massime della celestialità con Dio e sua sorella, non può che ritornare ad affrontare tematiche più terrene e gestibili internamente, tipo i Men Of Letters.

Sam Winchester. Toni Bevell. Men of Letters, London Chapterhouse. 
Oh, you won’t have heard of me… us. We’re very traditional. Keep out of the way, keep to our studies. They sent me to take you in. Assuming the world didn’t end, and… We’ve been watching you, Sam. What you’ve done, the damage you’ve caused: archangels, Leviathans, the Darkness, and now, well, the old men have decided enough’s enough. 
I mean, let’s face it, Sam. You’re just a jumped-up hunter playing with things you don’t understand and doing more harm than good. Now, where’s Dean?

Uno dei pregi di “Alpha And Omega” e di Dabb è quello di trovare pure il tempo per gettare le basi della nuova stagione nel mezzo dell’apocalisse, basi che portano i nomi dei Men Of Letters e di Mary Winchester. Elizabeth Blackmore, l’attrice che interpreta Toni Bevell, è già stata ingaggiata con un ruolo di recurring, indicazione chiara e forte della direzione che si vuole far prendere alla serie durante la prossima stagione, una direzione desiderata e agognata da tutto il pubblico sin dalla prima apparizione dei Man Of Letters.
A margine di ciò c’è l’incontro finale con il quale si conclude la stagione: Mary Winchester e Dean Winchester. L’incontro è attualmente incommentabile, infatti non è chiaro se la madre di Dean e Sam sia un fantasma, sia risorta a tutti gli effetti o se sia stata fatta tornare solo momentaneamente. Rimane un bel twist narrativo, senza alcun dubbio, tuttavia non si può dare alcun giudizio a riguardo visto che non si riesce ancora a capire dove Dabb e Singer vogliano andare a parare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Praticamente tutto
  • Praticamente niente

 

Era il finale più intelligente da realizzare per non distruggere completamente l’ordine naturale delle cose, allo stesso tempo potrebbe sembrare anche il più semplicistico ma in realtà è probabilmente anche l’unico modo per uscire indenni e a testa alta da una trama ormai ingestibile visto le vette raggiunte. Ora si può tornare a parlare di problematiche più terrene. Grazie Jeremy Carver.

 

We Happy Few 11×22 1.59 milioni – 0.6 rating
Alpha And Omega 11×23 1.84 milioni – 0.7 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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