Da grandi aspettative derivano grandi delusioni. È il caso di “Lebanon” o, nello specifico, del famigerato e attesissimo 300° episodio di Supernatural che aveva promesso grandi cose tra cui il ritorno di Jeffrey Dean Morgan dopo ben 12 anni dall’ultima apparizione in cui è ufficialmente morto. Morgan ha dato il suo addio arrivederci alla serie in “All Hell Breaks Loose” e da allora, anche grazie ad una carriera in ascesa sul piccolo e grande schermo, non è più tornato (qualcuno ha detto per caso costo del cachet?) almeno fino ad ora. E sulla carta non ci si può lamentare perchè è un bellissimo 300° regalo. Sulla carta.
Dean: “Dad?”
John: “Dean? Sam? What in the hell? Sammy. Aren’t you supposed to be in Palo Alto?”
Sam: “Palo Alto?”
John: “What happened to you?”
Dean: “What year is it?”
John: “It’s 2003.”
Sam: “It’s 2019.”
“Lebanon” parte in maniera strana e si gioca parte dell’episodio spendendo del buon minutaggio tra ragazzini, clown assassini e banchi dei pegni. Solo intorno al 15° minuto si arriva al fatidico ritorno di John Winchester. Tutto è ovviamente parte integrante della storia e della motivazione dietro il ritorno di John ma si denota un certo attendismo ed un focus su elementi non totalmente necessari/determinanti per lo svolgimento della trama. E questo è uno dei vari problemi di questo 300° episodio.
Ci voleva un escamotage estemporaneo per giustificare il ritorno del papà dei WInchester ed è stato trovato nella perla magica, un ottimo metodo, facile e sempre molto efficiente per Supernatural. Non convince invece moltissimo la scena di apertura con cui Sam e Dean arrivano al banco dei pegni e poi uccidono il proprietario (che li stava minacciando), elemento da non sottovalutare affatto. Infatti, oltre ad essere il secondo essere umano che ammazzano nel giro di due episodi (ricordiamo il possibile nuovo profeta in “Prophet And Loss“), rappresenta quel tipo di omicidio che non è mai stato “legale” per i Winchester in quanto si tratta di un essere umano e non di un vampiro, un angelo o un demone. Una mossa che francamente stupisce più per la reazione totalmente normale di Sam e Dean piuttosto che per la morte in sè e per sè, ed è probabilmente frutto di una grossa superficialità di fondo della scrittura. Il che è reso ancora più grave visto che Andrew Dabb è l’autore dello script.
Tralasciando questo particolare e andando avanti nel commento dell’episodio, risulta ancora più evidente una certa forzatura in generale nella scrittura della sceneggiatura. Perchè diciamo questo? Basta pensare alla fluidità di certe scene rispetto ad altre, oltre che al numero di battute o all’importanza riservata ai vari character. Dalla reunion tra John e figli ci si aspettava più o meno questo ma anche qualcosa in più, dalla reunion con Mary invece ci si può definire completamente delusi visto che Samantha Smith pronuncerà si e no 3 battute per tutto l’episodio ed è semplicemente relegata off-screen a spendere del tempo con il marito. Guardando invece a tutte le scene senza l’ingombrante presenza di Morgan, si percepisce una facilità di scrittura che si traduce in una resa scenica migliore e più funzionale (vedasi l’incontro/scontro con Castiel o anche le scene iniziali). Insomma c’è chiaramente una difficoltà di fondo data dalla paura di sbagliare ma anche dal fatto che Dabb non osa affatto nella scrittura. Grosso, grossissimo errore di cui ci ricorderemo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Prophet And Loss 14×12 | 1.40 milioni – 0.4 rating |
Lebanon 14×13 | 1.64 milioni – 0.5 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.