Supernatural 9×05 – 9×06 – Dog Dean Afternoon – Heaven Can’t WaitTEMPO DI LETTURA 4 min

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Mi piace pensare che l’aumento esponenziale delle morti dei protagonisti di Supernatural sia direttamente legato ad una serie fortuita di circostanze che sono sopravvenute una di seguito all’altra in questi ultimi episodi. Più che mi piace, devo pensare questo perchè fatico davvero a sopportare questo utilizzo sfrenato e senza limiti della “carte Ezekiel” giocata più e più volte come se non ci fosse un domani. Passa la prima volta perchè di mezzo c’è Abaddon, passa anche la seconda volta perchè la vittima è Castiel, ma già dalla scorsa “Slumber Party” la cosa ha cominciato a puzzare perchè, ok che la morte è sempre in agguato quando si ha a che fare con demoni, magia e angeli, però passare da 0 a 4 morti in 4 puntate non è del tutto normale.
Questa moria di personaggi è un fatto sgradevole perché, oltre a risolversi sempre in un nulla di fatto (per fortuna) nel giro di 30 secondi cronometro alla mano, fa passare Sam per un idiota, cosa che almeno fino alla 5° stagione non era. Ora il suo character è privo di qualsivoglia utilità ai fini della trama e più che un personaggio principale ormai lo si può definire come una spalla del fratello maggiore, sempre più centrale e vitale nell’economia della serie. Sam è una vittima degli eventi che, ai nostri occhi, appare come privato del suo carisma, svalutato per le scelte compiute nella prima parte della scorsa stagione (ringraziamo chiunque abbia deciso di eliminare Amelia e la seguente tediosa storyline) visto che non ha mai cercato il fratello disperso in Purgatorio, e privo di qualsiasi utilità in questo inizio stagione se non quella di essere il tramite di un angelo. I continui svenimenti, le miracolose guarigioni e le risposte vaghe ma necessarie del fratello, non mettono il ben che minimo dubbio a Sam che, a quanto pare, per gli sceneggiatori fa comodo che risulti come un idiota. Semplicemente inaccettabile.

Se in “Dog Dean Afternoon” viene salvato in extremis da Zeke e senza sapere nè come nè perchè si ritrova guarito per l’ennesima svolta, in “Heaven Can’t Wait” fa da paggetto alla sublime interpretazione di Mark A. Sheppard che pur essendo incatenato ad una sedia da svariati episodi riesce a fornire un’interpretazione dotata di quell’intensità che ti fa sentire dentro l’episodio, quasi come se Crowley stesse parlando con noi spettatori, cosa che Jared Padalecki purtroppo non fa da tempo. I
l Re dell’Inferno, o forse è meglio dire ex, da quando è stato sequestrato e relegato nel bunker ha perso tutto il potere che aveva guadagnato durante il suo regno del terrore (contrattuale) e trovandosi letteralmente con le mani legate non può far molto mentre Abaddon straccia contratto per contratto. La situazione ed il personaggio, che non si è mai fatto odiare come un vero villain, ci permettono di apprezzare fino in fondo il gesto di un essere demoniaco che cerca di ripristinare quella sensazione di umanità che ha provato durante “Sacrifice“, perchè in cuor suo sà che essere umano è meglio che essere demone. Ad ogni modo è un gesto che ci dà da riflettere.
Sempre parlando di personaggi alla ricerca della propria umanità non possiamo che volgere il nostro sguardo su un Castiel che si trova sempre più a suo agio nel suo corpo mortale, nella routine quotidiana e nel lavoro presso un piccolo market di città. La sua evoluzione ci viene presentata più che bene da parte di un Misha Collins sempre a suo agio nei panni di Castiel, umano o angelico che sia, e da parte degli sceneggiatori che pongono sempre molta attenzione alle scoperte che Castiel fa della nostra quotidianità. “Heaven Can’t Wait” però serve principalmente ad uno scopo: a non dimenticare da dove si proviene. Come dice Ephraim, Castiel ha perso molte più volte di quelle che ha vinto ma è da apprezzare il fatto che non si sia mai arreso almeno fino ad ora, momento in cui i suoi ex fratelli hanno ancora più bisogno di lui, volenti o nolenti che siano. E certe frasi non possono non scaturire delle domande nel suo cuore, domande a cui arriveranno molto presto delle risposte, sempre che quel “irreversible” detto da Crowley non sia la verità.

 

PRO:

  • Crowley è uno spettacolo continuo
  • Dean in “dog mode”
  • Castiel umano è paragonabile ad un cucciolo smarrito bisognoso di coccole. Le ragazze apprezzeranno…
CONTRO:
  • Sam: nel baratro più profondo tra recitazione ed utilità.

 

Ci troviamo davanti a due episodi molto differenti ma che si accomunano per l’inutilità di Sam Winchester e per una qualità buona ma non eccelsa. Come a dire: dobbiamo tirare avanti fino alla pausa natalizia, poi qualcosa cambierà. Si spera…

 

VOTO EMMY

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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