In un’epoca di spin-off, sequel, prequel, reboot e revival, era solo questione di tempo prima che la serie di romanzi per ragazzi famosissima oltreoceano venissa nuovamente presa in considerazione e riadattata per il pubblico televisivo odierno.
Per chi non lo sapesse, l’intera serie di romanzi ruota intorno a Frank e Joe Hardy (gli Hardy Boys, appunto), adolescenti che si comportano da investigatori dilettanti, superando di fatto le capacità da detective delle loro controparti adulte. I personaggi sono stati creati dallo scrittore americano Edward Statemeyer nel 1927 ma, nel corso degli anni, diversi ghostwriters (e non solo) hanno continuato a scrivere, raccontando nuovi misteri da risolvere, adattandoli alle richieste del pubblico man mano che gli anni passavano. Ogni anno vengono tuttora pubblicati nuovi volumi. I libri sono già stati riadattati per la televisione negli anni ’50, ’60 e ’70.
Questa nuova versione 2020 cerca di proporsi come qualcosa di leggermente differente da quanto è già stato visto in passato, rivolgendosi principalmente a un pubblico young adult, ma spingendosi anche verso un target più adulto.
Fin dall’inizio la situazione familiare (e il conseguente dramma) funziona benissimo nel combinare elementi affini a Stranger Things per l’ambientazione e a Riverdale per lo stile visivo.
Si è fin da subito consapevoli che ci sarà un grande mystery case da risolvere nel corso dei 13 episodi (usciti tutti insieme lo stesso giorno sulla piattaforma streaming Hulu) e che, in un modo o nell’altro, in questo mistero ci si ritroveranno coinvolti proprio i fratelli Hardy, nonostante sembri tutto apparentemente scollegato.
Si può affermare che questo pilot sia a tutti gli effetti un episodio introduttivo e che serva da background per l’intera serie: in seguito alla morte prematura della madre, i ragazzi Hardy e il padre detective (interpretato da James Tupper, volto noto nel panorama televisivo attuale, già visto in serie come Big Little Lies e Revenge) si trasferiscono nella cittadina di origine della loro famiglia, Bridgeport.
La cittadina è scrigno di numerosi segreti pronti a venire a galla, a partire dalla misteriosa esplosione di un peschereccio in alto mare, di proprietà (tra l’altro) di nonna Hardy, donna quanto mai enigmatica ed emblematica.
Ci vuole a malapena un episodio per arrivare alla conclusione che Laura, la madre dei ragazzi, non sia morta per puro caso.
Frank Hardy: “It wasn’t an accident. Somebody killed mum.“
Mentre l’intreccio stesso è incentrato sul mistero, ciò che funziona in questo episodio pilota sono i personaggi. C’è la luce di una famiglia unita a illuminare anche la trama più sinistra: scelta sicuramente dettata dagli autori, che hanno preferito mantenere i toni dark, ma fino a un certo punto.
La questione che si apre, a questo punto, riguarda proprio l’effettiva necessità di riportare in vita gli Hardy Boys, in quanto, almeno per ora, non sembra offrire nulla di particolarmente nuovo e originale nel panorama televisivo attuale. E’ possibile che questa sensazione si abbia esclusivamente in quanto l’episodio serve principalmente a introdurre lo spettatore alla mitologia della serie.
Per i prossimi episodi servirà certamente qualche guizzo creativo a scuotere la sensazione di “già visto”.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il pilot di questa nuovissima serie mette quindi molta carne al fuoco, creando aspettative e gettando le basi per ciò che si svilupperà nel corso dell’intera stagione. E’ un episodio accattivante, che allo stesso tempo riesce a prendersi il tempo per analizzare senza fretta le dinamiche familiari che ruotano intorno ai fratelli. Anche per quanto riguarda la parte mystery, viene tutto mostrato e non spiegato, lanciando piccoli sassolini e spunti al pubblico. Pilot approvato, anche se occorre vedere i prossimi episodi per sbilanciarsi sul ben riuscito sviluppo del mistero, con la speranza di intravedere qualcosa di più originale.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.